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L’incanto dell’adolescenza

Quando, nel 1862, fu pubblicato il famoso romanzo di Turgenev Padri e figli, molti pensarono indebitamente che fosse una caricatura o una ironizzazione della mentalità caratteristica delle nuove generazioni.

Si tratta invece di un’opera umanissima, che mira a lumeggiare poeticamente il dramma della giovinezza nella sua fase formativa, in quella anomalia di forze e di impulsi che in molti casi assume un’intensità quasi patologica.

E’ l’epoca in cui l’uomo primamente prende posizione di fronte alla vita: una posizione spesso inconsulta e paradossale. Si è così smaniosi di vivere, così fiduciosi nell’avvenire, così inesperti del mondo. Nessun dubbio incrina la fantasia, e le mire più assurde s’infliggono con tanta forza nell’animo, da sembrare qualcosa di effettuabile.

Accade a volte che il desiderio o l’illusione ci appaghino più di ogni realtà concreta, e che uno si avvezzi tanto all’inganno, da indursi a mentire a se stesso anche per lungo tempo.

Fortunati coloro che riescono subito a presagire, pur nella loro anomalia giovanile, la via giusta, e a imbroccare la chiave adatta ad aprire le porte dell’avvenire, senza dover perdere del tempo.

Quest’età di fragilità e contraddizioni è materia dei grandi poeti di ogni tempo. Dalla Giulietta di Shakespeare, alla Silvia di Leopardi, alla Gertrude manzoniana, creature destinate a veder svanire i sogni e le illusioni dopo aver assaporato l’incanto di quella breve stagione della vita.

“Silvia, rimembri ancora

Quel tempo della tua vita mortale,

quando beltà splendea

negli occhi tuoi ridenti e fuggitivi….”

“Era il maggio odoroso….”

“Mirava il ciel sereno,

le vie dorate e gli orti……

lingua mortal non dice

quel ch’io sentiva in seno”.

In pochi versi immortali è espresso l’incanto irripetibile e sfuggente dell’adolescenza.

E Gertrude – dice il Manzoni nel IX capitolo dei “Promessi Sposi”- "….aveva varcata la puerizia, e s’inoltrava in quell’età così critica, nella quale par che entri nell’animo quasi una potenza misteriosa, che solleva, adorna, rinvigorisce tutte l’inclinazioni, tutte l’idee, e qualche volta le trasforma, o le rivolge a un corso impreveduto".

E Giulietta: “….Eppure non desidero che ciò che ho. La mia generosità è sconfinata come il mare, il mio amore altrettanto profondo: più ti dono, più ho, perché le due cose sono infinite…”

E’ difficile persuadersi, quando si è adolescenti, che tutto quel che proviamo sia un tessuto di vanità e di illusioni; pare anzi legittima e naturale la nostra relazione con la poesia, tanto nei pensieri e nelle parole che negli atti della vita.

Così è accaduto da sempre, e così continuerà ad accadere. I giovani torneranno sempre a vagheggiare un mondo di esaltante idealità, desiderosi come sono di partecipare al caldo moto di vita.

Di qui un atteggiamento particolare nell’amicizia, nata da un sentimento vivo, disinteressato dei vincoli umani, e insieme da un bisogno di espansione, dall’ansia di comunicare con un’anima affine la propria vitalità interiore.

Qualche volta, quando cediamo alle suggestioni del nostro ricordare, ci viene il dubbio di essere stati vittime di occasioni perdute, del capriccio del caso.

Sono ritorni di illusione, pause di un quasi incredulo piacere che tuttavia diffondono un fuggitivo senso di freschezza e di giovinezza nella nostra monotonia di uomini legati ai seri impegni della vita.

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