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L’illusione della felicità a rate, la disperazione in un colpo solo

 

Il castello di sabbia dei consumi, artificiosamente spinti grazie al credito al consumo, si sgretola ogni giorno di più ed è destinato a crollare. Le banche commerciali pagano per le proprie colpe, ovvero per aver dato a prestito, in maniera sconsiderata, somme almeno cento volte superiori alla moneta effettivamente depositata presso gli  istituti di credito stessi.  L’ingranaggio si è inceppato i debitori sono divenuti insolventi e le banche sono diventate a loro volta insolventi nei confronti dei titolari di conti in attivo per mancanza di liquidità. Le banche d’affari, che in passato hanno visto profitti enormi da attività altamente speculative, sprofondano con la crisi dei mutui e il relativo tracollo del mercato immobiliare.  Il fallimento è conseguenza diretta di un eccesso d’ingordigia, ma è cosa troppo facile trovare il capro espiatorio nelle banche d’affari, esse sono parte e concausa della crisi e non la crisi:  la crisi è la bramosia, sapientemente indotta da pubblicità continue e constanti, degli individui Americani ed in minor misura Europei, di possedere più di quanto sia possibile permettersi e  senza alcuna esigenza reale.

La crisi Americana è causata da un eccesso di consumi futili, il rapporto reddito consumo è stato talmente drogato dall’essere per molte famiglie giunto a livelli impressionati, ovvero milioni di famiglie hanno speso per anni fino al quintuplo del proprio reddito sostenendo questo spaventoso disavanzo indebitandosi, o meglio sommergendosi di dediti.

Ora le colpe di tutto ciò possono essere equamente divise tra Istituzioni, Multinazionali, Banche e Stupidità degli individui, esattamente stupidità, e le soluzioni debbono essere trovate in maniera condivisa e con prospettive a lungo termine. Non si tratta di ridurre i consumi all’era preistorica ma di consumare in modo razionale e di ritornare ad indebitarsi  solo ed esclusivamente per l’acquisto di immobili (chiaramente a livello familiare e non d’impresa).  Inoltre alle Banche deve essere vietato partorire miriadi di società finanziarie, dove prestiti e mutui vengono accordati molto più disinvoltamente che nelle banche vere e proprie ma ad un tasso d’interesse effettivo da usura.

Ciò che sta accadendo  non deve spaventarci ma solo portarci a vivere in maniera responsabile e immunizzarci dalle spinte pubblicitarie allo spreco ed alla tentazione del “prenderete ora ed iniziate a pagare tra sei mesi in piccole comode rate T.A.N 0% T.A.E.G 18,50 % ”. 

Commenti all'articolo

  • Di Amian Azzott (---.---.---.166) 16 settembre 2008 14:16

    Sono le banche che stanno invogliando e in molti casi obbligando al credito al consumo per guadagnare sugli interessi. La stessa cosa la fanno le catene si supermercati: moltissimi prodotti tecnologici e "offerte speciali" possono essere acquistate solo col credito al cunsumo. Spesso il consumatore è costretto ad accettare questa nuova forma di schiavismo finanziario: il debitalismo. Ormai il capitalismo è svanito da un pezzo sostituito da una sua forma degenerata, il debitalismo che a lungo andare affosserà anche il sistema bancario e salteranno fuori gli scheletri dell’armadio, tra cui la funzione parassitaria e arbitraria delle banche che creano un finto valore dal nulla, il credito, mentre il vero valore è dato dal lavoro della gente e dagli investimenti in ricerca e sviluppo, e cioè dal progresso tecnologico.
    Carissimi banchieri sotto i vostri elegantissimi vestiti non c’è un bel niente.

  • Di verygod (---.---.---.91) 16 settembre 2008 18:16
    Glaros - scrittura creat(t)iva

     Il 22 aprile 1988, in una lettera indirizzata ad Augusto Del Noce, Claudio Napoleoni pose la questione del rapporto fra politica e religione. Se ne trova il testo in "Dalla scienza all’utopia", Torino, 1992.
    In senso generale possiamo definire la questione del nesso fra una fede più o meno esplicita (e dunque il suo ’verbo’), e la prassi socio-economica (la sua ’carne’), questione ontologica. Dare a Cesare ciò che è di Cesare e a Dio il ... resto, significa assumere una ben determinata posizione rispetto al senso dell’essere, intendendo quest’ultimo sia come verbo che come sostantivo. In questa prospettiva, in un sondaggio realizzato di recente sul forum del UAAR www.uaar.it/forum/viewtopic.php , verygod ha lanciato la provocazione che cortocircuita dio, demonio e denaro. Finché non si svelano gli arcani che legano gli aspetti più forti dell’idea del potere, non è possibile assumerne la giusta terapeutica dose. 

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