• AgoraVox su Twitter
  • RSS
  • Agoravox Mobile

 Home page > Tribuna Libera > L’amore oltre l’orrore

L’amore oltre l’orrore

Sebbene la giornata ufficiale dedicata alla memoria delle vittime della follia nazista sia una sola noto con piacere, anno dopo anno, come giornali, televisione, cinema e teatro abbiano intensificato le celebrazioni. I media infatti, già nei giorni precedenti e in alcuni casi anche nei giorni successivi la ricorrenza, propongono in maniera massiccia una serie di eventi affinché quell'orrore non cada nell'oblio. Il 27 gennaio dunque non è solo più il culmine dei ricordi ma un simbolo che permette alla memoria di espandersi e gridare forte, attraverso le immagini dei lager e le testimonianze dei sopravvissuti, l'orrore di quel delirio.

Tra tante immagini shock, dai loculi nei quali erano costretti a vivere i deportati nei campi di concentramento di Auschwitz e Birkenau ai corpi ridotti a scheletri condotti verso le camere a gas ritenute un metodo più sbrigativo e meno traumatico (per i carnefici, non certo per le vittime) per eliminare il proprio prossimo rispetto alla fucilazione, è venuta alla luce una vicenda che riporta un barlume di umanità in quel luogo crudele.

È la storia di Helèna e Franz. Helèna è una donna ebrea, rinchiusa nel lager di Auschwitz e incaricata di lavorare nel "Canada". Il "Canada" era il luogo dove venivano riposti tutti gli indumenti dei prigionieri e che le donne addette dovevano esaminare per bene alla ricerca di monete, gioielli e quant'altro fosse di valore. Gli oggetti trovati dovevano essere messi all'interno di una cassa di legno che si trovava al centro dello stanzone e che sarebbe poi stato aperto dai Capi delle SS, ma qualche soldato trovava il modo di sottrarre denaro e beni lì contenuti per arricchirsi. Uno dei soldati addetti al controllo del "Canada" era Franz. Un giorno Franz lascia nelle mani di Helèna un bigliettino. Lei non vuole avere nulla a che fare con quell'uomo e straccia quel foglio ma non prima di aver letto il suo contenuto: "Amore, mi sono innamorato di te". Una donna ebrea e un soldato delle SS. Una storia impossibile. Lei è stizzita, inorridita. Non riesce a pensare nemmeno lontanamente ad una storia con quell'uomo. Ma tutto cambia quando al campo arriva un treno sul quale erano stati deportati la sorella di Helèna e i suoi due bambini. Helèna, che nel frattempo aveva cominciato a provare dei sentimenti verso quell'uomo, implora Franz di intervenire ed egli fa di tutto per strappare quelle creature dalla terribile sorte che li attende. Riesce però solo a salvare la sorella di Helèna dicendo che il suo lavoro sarebbe stato utile al "Canada", ma i due bimbi sono destinati alla camera a gas. Nessun bambino infatti poteva salvarsi, e quelli che non venivano uccisi subito finivano per fare da cavie umane per gli esperimenti del dottor Josef Mengele, meglio noto come l'angelo della morte.

Nonostante questa storia abbia un lieto fine a metà mi è sembrato bello portarla alla vostra attenzione in questa occasione. È un grande insegnamento, è l'amore che vince su tutto: sulle differenze razziali, sul dolore, sul male. È un segno di speranza in mezzo a quei "camini che fumano di carne umana", parafrasando una definizione del cardinal Tonini. Non dobbiamo mai smettere di sperare e per questo non dobbiamo mai smettere di ricordare. È il segno che anche in fondo al cuore dell'uomo più malvagio si può nascondere un briciolo di umanità.

Questo articolo è stato pubblicato qui

Lasciare un commento

Per commentare registrati al sito in alto a destra di questa pagina

Se non sei registrato puoi farlo qui


Sostieni la Fondazione AgoraVox







Palmares