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L’agricoltura italiana, un pizzo artistico nel paesaggio, da salvaguardare: l’appello del Presidente Onorario del FAI

Intervista a Giulia Maria Mozzoni Crespi, Presidente Onorario Fondo per l'Ambiente Italiano. Salvaguardia agricoltura italiana, pizzo artistico nel paesaggio.

Un amore per la Terra e per il Paesaggio che è quasi palpabile, che evoca ai ritmi della Natura e risveglia sensazioni bucoliche che lasciano sospesi tra la semplicità della vita rustica e il contatto con l’ambiente. Giulia Maria Mozzoni Crespi, fondatrice nel 1975 del FAI, il Fondo per l’Ambiente Italiano di cui oggi è Presidente Onorario, ci racconta che cos’è per Lei il Paesaggio. Ci parla anche di agricoltura e di alimentazione e dell’importanza di generare un’energia sostenibile per non distruggere il Pianeta che abitiamo. Giulia Maria Mozzoni Crespi, Presidente Onorario FAI alla Kolymbetra C (Archivio FAI)

 

Con la Convenzione Europea del Paesaggio il Paesaggio non è più esclusivamente inteso come l’insieme delle bellezze naturali di un territorio, bensì si guarda ad esso come ipostasi di un ecosistema, di un habitat e di una comunità, la cui interpretazione è frutto della percezione dell’osservatore.

Ci parli del “Suo Paesaggio”.

Il paesaggio è tutto ciò che l’occhio può scorgere sia dall’altezza di una torre sia immergendosi in esso e nelle sue dimensioni. Prima fra tutte quella naturale, che si compone dalla moltitudine delle specie viventi, possibilmente nella biodiversità.

Ma il paesaggio è fatto anche di manufatti architettonici, case, cascine, torri dalle quali è possibile ammirare la natura che li circonda che può essere intercalata da fiumi, laghi, paludi, dal mare, dalle colline o dai ghiacciai, abbracciati in un tutt’uno dal grande cielo.

E l’uomo?

L’uomo è il responsabile di ciò che ha attorno e dell’armonia che c’è in un paesaggio. E’ il responsabile del connubio favorevole tra le bellezze della natura e i manufatti.

Quanto è preziosa l’agricoltura locale per la tutela del Paesaggio e della Terra, e per la salvaguardia del territorio inteso come incubatore del nostro patrimonio turistico, culturale e sociale?

La difesa della vocazione agricola del territorio è fondamentale per l’economia italiana, per la salute degli uomini e della Terra.

L’agricoltura di oggi dovrebbe usare meno veleni possibili e lottare contro le grandi multinazionali chimiche che cercano in tutte le maniere di fare disinformazione facendo credere che additivi chimici e pesticidi non siano distruttivi per il terreno e la biodiversità e alla lunga anche per la salute dell’uomo.

L’agricoltura italiana, un pizzo artistico nel paesaggio
da salvaguardare 

L’agricoltura italiana è un fatto quasi artistico fin dai tempi antichi; si pensi ad esempio agli affreschi del Palazzo Comunale di Siena dove il paesaggio italiano è raffigurato in tanti piccoli appezzamenti con diverse qualità di piante e coltivi: ulivi, viti,orti, un rivolo d’acqua, un torrente…

Ambrogio Lorenzetti, Effetti del Buon Governo in campagna, 1338-1339, Sala della Pace, Palazzo Pubblico, Siena

Questa era la magnificenza dell’agricoltura in Italia, decantata anche da Goethe durante il suo viaggio in Italia.

Al giorno d’oggi si assiste ad un tendenza del tutto opposta, ovvero si cercano di accorpare tutti i preselli, di fare delle grandi campagne dove spostarsi col trattore, perché naturalmente costa meno ed è più comodo. Per non parlare del grande abbandono al quale l’agricoltura ha assistito, forse perché al giorno d’oggi uno si sente più importante ed illustre se usa il computer invece che la zappa. Fortunatamente vi sono però dei segnali di ripresa ed oggi nuovamente l’università di agraria ha di nuovo molti iscritti. Certo si tratta di ragazzi che poi faticheranno a trovare lavoro…

Quindi ritiene che l’agricoltura in Italia non venga valorizzata?

E’ così, l’agricoltura in Italia andrebbe incentivata, ai politici non interessa per niente l’agricoltura, tanto meno ai media che ne parlano pochissimo. Nessuno denuncia che chi ha della terra deve anche pagare l’Imu, nessuno denuncia che negli ultimi anni una stalla su 5 è stata chiusa per il prezzo irrisorio del latte, che ad un agricoltore viene pagato 0,32 cent per essere poi rivenduto sugli scaffali dei supermercati ad un prezzo quintuplicato.

Questo lede enormemente l’agricoltore oltre a tutto oberato di tasse per cui molti non riescono neppure a far quadrare i conti.

Giulia Maria Mozzoni Crespi, Presidente Onorario FAIIo ho una azienda biodinamica, la Zelata di Bereguardo dove si coltivano cereali (riso, mais, farro, etc) che rispondono ai più elevati standard europei di naturalità (marchio Demeter), mentre il foraggio che viene impiegato nutre bovini che danno latte e formaggi di alta qualità. 300 ettari di terre che danno lavoro a 22 persone. Ovviamente se si fosse trattato di un’azienda convenzionale ne sarebbero bastate 3 o 4.

Ed è proprio la perdita dei posti di lavoro in agricoltura, una delle ragioni che occorre evidenziare e spiegare alle persone affinché spendano un po’ di più per il cibo di qualità, rinunciando magari ad acquistare telefoni e i-pod di ultima generazione.

Parlando infine di tecnologie energetiche quali sono i criteri che dovrebbero sottendere alla scelta di installare o meno un impianto energetico in uno specifico contesto paesaggistico?

Mi batto per questo da moltissimi anni. La maniera smodata di fare energia è una delle principali cause dei disastri che hanno portato l’uomo a distruggere i territori e anche l’atmosfera, mettendo a repentaglio il futuro del mondo, il futuro della Terra.

Una delle cause di questa distruzione è lo smodato uso di cemento per la realizzazione di strade e centrali. Certo al giorno d’oggi ci sono tante maniere di creare energia. C’è l’energia del petrolio e l’energia del gas, fonti che per via delle perforazioni nei mari, nei terreni e nei continenti rappresentano una delle principali cause di impatto sull’ambiente.

Nel Sud Italia ad esempio, nell’Irpinia, stanno avvenendo fatti molto gravi: in quei territori sono state scavate delle enormi voragini dove viene stoccato il gas che poi è rivenduto nei momenti di carenza a un prezzo più alto. Una speculazione economica alla quale si associa anche l’enorme impatto idrogeologico e ambientale. Ci troviamo infatti in zone molto delicate dal punto di vista sismico ed eventuali smottamenti potrebbero addirittura compromettere le riserve d’acqua che in certe aree vanno a servire addirittura l’8-10% del fabbisogno.

Pensiamo anche allo shale gas, che negli Stati Uniti sta subendo una battuta d’arresto a fronte degli effetti disastrosi che può avere sul terreno derivanti dalle sostanze che vengono immesse, veleni che vanno poi a finire nelle acque, negli acquedotti e nelle case dell’uomo.

Ora, se mi domandassero che cosa si può fare per avere energia senza dover sopportare questi drammi, direi che prima di tutto occorre impegnarsi a consumare meno energia. Si pensi alle reti di illuminazione notturna, di tutto questo si può fare a meno, o anche allo spreco che avviene nelle nostre case. Spegnere le luci al di fuori di quello che sono le esigenze effettive, oppure limitare l’eccessivo riscaldamento durante l’inverno e raffreddamento d’estate.

E sull’uso delle biomasse? Agricoltura per l’energia o agricoltura per l’alimentazione?

Personalmente sto portando avanti una grande lotta contro il biogas, perché ritengo che l’uso del letame per produrre biogas sia un grave peccato verso la Natura. Il letame e le deiezioni degli animali sono la pappa della Terra, e se parte di questi viene estratta per fare il biogas quello che ne rimane non ha tutte le qualità nutrizionali originali.

Tanti dicono “ne abbiamo così tanto nei nostri allevamenti intensivi che non sappiamo cosa farne” e io replico “è infame avere allevamenti intensivi” perché la quantità di cibo che consuma un capo da allevamento intensivo è estremamente spropositata, magari derivante anche da agricoltura OGM, ed oltretutto beve litri e litri di acqua ogni giorno.

La coltura di biomasse per la generazione elettrica sono un’altra cosa contro cui in parte bisogna lottare. Non credo sia giusto coltivare ettari e ettari di terreni, utilizzando, per aumentare la produzione, disinfestanti che oltre a nuocere agli insetti cattivi nuociono anche a quelli buoni impoverendo la fertilità della terra, tutto al fine di creare energia in terre dove si potrebbero invece coltivare dei cereali destinati all’alimentazione umana, dato che gran parte di questi vengono importati dall’estero, consumando quindi ulteriore energia per il trasposto e la conservazione.

Sono invece favorevole all’utilizzo di rami tagliati e tralci di potature, bisogna infatti ricordare che molti dei rifiuti che oggi utilizziamo per produrre energia se venissero compostati bene nell’arco di un anno, un anno e mezzo potrebbero trasformarsi ed essere usati per dar da mangiare alla terra.

Bisogna quindi valutare l’intero ciclo di vita.

Assolutamente sì. Tutto va fatto con senno. L’uomo pensa soltanto al suo tornaconto e non si preoccupa di distruggere il paesaggio e l’ambiente, dopodiché però ne subisce le conseguenze.

Pensando ad esempio alle energie rinnovabili, l’energia eolica è ottima se usata in una certa maniera. Ovverosia, se non si abusa di contributi ed incentivi, per tappezzare alture meravigliose con parchi eolici che magari nemmeno funzionano per scarsità di vento e che tra l’altro fanno rumore e richiedono la costruzione di strade e l’uso di cemento per impiantarne le fondamenta.

Così come, l’energia fotovoltaica. Mettere pannelli solari a chilometri sul terreno rovina il paesaggio e porta via la fertilità della terra e riduce la possibilità di produrre cibo per gli uomini.

C’è da dire però che l’uomo si sta ingegnando per creare mezzi più nuovi e sofisticati al fine di ridurre l’impatto della produzione dell’energia, forse forte della nuova consapevolezza che la responsabilità del Pianeta sta tutta nelle sue mani.

 

Intervista a cura di Jennifer Gorla
Orizzontenergia.it

Questo articolo è stato pubblicato qui

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