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L’OPA di Vendola sul PD

Non mi ha mai troppo convinto Vendola. Sarà che alla sua 'narrazione' poetica della politica preferirei un linguaggio più concreto e tradizionale, più sobrio e diretto. Sarà che dal momento della scissione da Rifondazione Comunista ho sempre sospettato che, in cambio del ritorno in Parlamento, si sarebbe adattato a fare la foglia di fico in grado di coprire il PD a sinistra, di togliere spazio alla sinistra incompatibile con la governabilità, quella di Ferrero e Diliberto, e alle scorribande del 'pericoloso' Di Pietro nelle ampie praterie del radicalismo post marxista lasciate incustodite dalla vocazione maggioritaria di Veltroni e dall'esclusione dei comunisti dal Parlamento. Non sono in grado di giudicare come governi e come abbia governato la Puglia, se fosse riuscito a vincere le ultime regionali anche se UDC e la Poli Bortone, magari grazie proprio agli uffici del 'nemico' D'Alema, non avessero spaccato il fronte della destra. Certo pesano le accuse di Vulpio e di Lannes, lo scandalo della sanità pugliese, le ombre sul boom dell'eolico, gli inceneritori della Marcegaglia, la mancata risoluzione dei tragici problemi ambientali di Taranto, l'opaca partnership con Don Verzè, l'amico di Berlusconi, per il nuovo policlinico nella città dei due mari. E pesa la disponibilità ad allearsi anche con l'UDC di Casini, il partito cioè, vera propaggine politica del Vaticano, che non accetterà mai vere concessioni in tema di diritti civili e laicità dello Stato e di riforma sociale dell'economia.

Tutte cose, a onor del vero, a cui Nichi ha dato le sue risposte e la sua versione dei fatti. E poi il nostro autolesionismo di sinistra può ancora condurci ad essere così severi verso i 'nostri' quando gli altri, i berluscones, fanno eleggere nani, ruffiani e ballerine e soprattutto personaggi collusi con la criminalità organizzata, quando si accreditano, anche tra i democratici, Fini e Casini, gli alleati di Berlusconi della prima ora, del ruolo di salvatori della patria?

Sta di fatto che Vendola corre nei sondaggi, fino ad un ragguardevole sei per cento, viene acclamato alla manifestazione della Fiom, incarna, lui 'impresentabile' perché ad un tempo comunista (anche se non so se si definisca ancora tale…) omosessuale e cattolico, l'icona possibile della sinistra moderna, di chi non si rassegna ad uno sbiadito riformismo. Dimostra ancora quanto sia forte nel nostro Paese il bisogno e la domanda di sinistra.

E alla fine in politica contano i fatti politici concreti più che le parole e ancor di più dei sospetti e delle impressioni.

E la vittoria di Giuliano Pisapia, il candidato della SEL alle primarie del centrosinistra per la candidatura alle prossime elezioni comunali di Milano, è un fatto concreto. Dimostra che la proposta di Vendola è capace di cogliere l'anima di sinistra che ancora alberga in larga parte degli elettori del PD e dunque sarebbe in grado, se davvero gli sarà consentito di concorrere alle primarie per la leadership del centrosinistra, di sbaragliare la deriva moderata e confindustriale della dirigenza del maggior partito di opposizione, di lanciare un'OPA per conquistare l'intero PD.

Punto e a capo dunque. E aspettiamo per il domani e il dopo domani altri fatti concreti, sperabilmente atti di governo e decisioni politiche, per giudicare senza pregiudizi.

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