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L’Italia può morire di egoismo

È triste un paese che sperava di essersi rinnovato nel voto, compreso quello cosiddetto “di protesta”. Un paese che pensava di aver lanciato un messaggio chiaro a tutte le forze politiche, decidendo alle urne di non volere un solo vincitore, ma di desiderare fortemente che ci si unisse per lavorare e cambiare questa nazione, invitando non solo i partiti o i movimenti, ma ogni singolo parlamentare con la sua coscienza, a fare una sola cosa giusta: agire sui contenuti, sulla sostanza dei problemi, e non di certo sulle solite, inutili recriminazioni o ideologie di parte che troppo spesso servono ad affermare improvvide brame personali, celate dietro i racconti e le tesi dell'interesse generale.

È un'Italia triste, molto triste quella che negli ultimi 50 giorni si è manifestata impietosamente agli occhi del mondo. Tanto più se gli occhi appartengono ai tanti cittadini, centinaia di migliaia, che ormai da troppo tempo vivono una terribile condizione di disagio economico e sociale.

La verità, terribile e sconvolgente, è che anche stavolta nulla è cambiato. Nulla. Si chiedono, come sempre, a noi cittadini sacrifici, responsabilità, coraggio, ma di contro i nostri rappresentanti alle Camere non dimostrano di perseguire questi valori. Anzi, preferiscono incolpare noi dello stallo, delle scelte sbagliate.


Siamo noi gli ignoranti, gli stupidi italiani di sempre, incapaci di scegliere e capaci di credere alle barzellette e alle bugie. Siamo sempre noi, cittadini-elettori, a volere un paese diviso, velenoso, incompiuto. Poi, però, nessuno su quegli scranni si ricorda che siamo proprio noi a chiedere le riforme, il taglio dei parlamentari, delle Province, dei finanziamenti pubblici, dei tempi della burocrazia.

E siamo noi ad attendere da anni, non da 50 giorni, un Governo fondato su persone serie, affidabilità, magari figlio di una legge elettorale degna di questo nome. E infine, siamo ancora noi, lavoratori, imprenditori, disoccupati, quelli che stanno morendo strangolati dall'egoismo delle diverse parti politiche, perse a loro modo tra salvacondotti, poltrone da premier e astensione a prescindere.

Sì, siamo noi quei sessanta milioni di italiani altruisti, forse ingenui, che ogni giorno guardano con coraggio, speranza ed aspettative questo splendido, maledetto, paese, sperando che quel migliaio di egoisti che abbiamo eletto riescano a guardarci negli occhi e facciano una volta per tutte la scelta giusta. Una scelta di governo del presente, che ci spinga a mettere da parte la nostalgia del domani, premiando il coraggio di chi, nonostante tutto, trova ancora la forza di difendere questa terra con la propria volontà di fare.

 

Questo articolo è stato pubblicato qui

Commenti all'articolo

  • Di (---.---.---.81) 17 aprile 2013 20:03

    Distinguo >

    Dal paese sale pressante la richiesta di “fare presto” un governo. Visti i drammatici effetti della recessione non serve un governo qualsiasi.
    Due gli aspetti dirimenti.

    Berlusconi ripete di essere disponibile, nell’interesse del paese, a far parte di un governo “paritetico” con il PD, anche con Bersani premier. Sa bene che da una alleanza tra PD e M5S verrebbe estromesso dalla ribalta politica e relegato in un angolo.
    Bersani si mostra restio. Dovrebbe convincere milioni di elettori che, pur con la maggioranza degli eletti, è giocoforza trovare l’intesa con il più antico e “inviso” antagonista del PD.

    Ancora.
    Per superare le criticità e le sofferenze del paese occorrono ingenti risorse.
    Compito primario e ineludibile è perciò “cercare le risorse dove ci sono”.
    E’ fatto assodato che corruzione, sprechi di denaro pubblico, evasione fiscale e “grandi rendite” patrimoniali e finanziare costituiscono un reale serbatoio di circa 250 miliardi da cui poter attingere. Risorse da impiegare in modo efficace nell’economia come nella ricerca, nei servizi sociali come nel sostegno delle famiglie.
    Basta allora confrontare gli 8 punti proposti sia da Berlusconi che da Bersani per cogliere le evidenti differenze in tema di priorità.

    Coscienza e coerenza sono la garanzia di chi è chiamato a tracciare la via del Ritorno alla Meta

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