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L’Italia post Lodo

Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. Così recita l’art. 2 della Costituzione: cioè nessun uomo di nazionalità italiana può anteporre la sua persona alla legge.

Nel 2003, l’allora Senatore margheritino Antonio Maccanico, propose una legge che prevedeva la non perseguibilità penale e la sospensione dei processi in corso per le cinque massime cariche dello Stato. L’art. 1 prevedeva infatti che "Non possono essere sottoposti a processi penali, per qualsiasi reato anche riguardante fatti antecedenti l’assunzione della carica o della funzione fino alla cessazione delle medesime, il Presidente della Repubblica, il Presidente del Senato, il Presidente della Camera dei Deputati, il Presidente del Consiglio dei Ministri, il Presidente della Corte Costituzionale".

Poco prima dell’estate di quell’anno, il Senatore Schifani di Forza Italia lo modificò ratificandolo in un maxi-emendamento e da allora, il 20 giugno 2003 data di approvazione, venne chiamato "Lodo Schifani" e successivamente anche "Lodo Berlusconi". Perché Lodo Berlusconi? Praticamente perché l’allora Presidente del Consiglio era imputato nel Processo SME (storia di tangenti date da Fininvest al capo del Gip e al Presidente del Tribunale di Roma per l’acquisizione della SME, azienda alimentare del gruppo IRI) e, pur di non farlo condannare - viste le prove a carico da parte della Procura di MIlano - fece approvare questa legge che modificava, di fatto, l’art. 2 della Costituzione. Agli inizi del 2004 però, la Corte Costituzionale chiamata a giudicare la costituzionalità del Lodo Schifani, si pronunciò contro, in quanto in contrasto con gli articoli 3 e 24 della Costituzione. In particolare i giudici misero in evidenza che la legge è in contrasto con il principio di uguaglianza e viola l’obbligatorietà dell’azione penale. Il processo SME andò avanti per anni, fino all’ultima sentenza del gennaio scorso dove si assolveva definitivamente Berlusconi da "Falso in bilancio" grazie al Decreto Legge approvato dallo stesso governo Berlusconi sulla Depenalizzazione del falso in bilancio.

Tra il 2004 e il 2008 si sono succeduti un altro governo Berlusconi - a seguito di un rimpasto nel secondo governo Berlusconi - e l’ultimo governo Prodi finito malamente quest anno.

Nel giugno del 2008, a distanza di cinque anni dal "primo Lodo", il quarto governo Berlusconi decide di rifare l’errore proponendo il "Lodo Alfano": le differenze tra il vecchio Lodo e questo, sono l’esclusione del Presidente della Corte Costituzionale, la sospensione dei processi in corso e la non perseguibilità per la quattro maggiori cariche dello Stato (Presidente della Repubblica, Presidente del Senato, Presidente della Camera dei Deputati, Presidente del Consiglio dei Ministri) fino a fine legislatura ma con possibilità di azioni civili dopo la fine del mandato per chiedere eventuali risarcimenti.

Subito l’opposizione si è detta contraria proprio per la seconda differenza, ovvero la sospensione e la non perseguibilità per qualsiasi reato in corso durante il mandato: negli stessi giorni, infatti, andava a conclusione il "Processo Mills" dove il maggiore imputato, oltre chiaramente all’avvocato inglese David Mills, era proprio il Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, e l’urgenza dell’approvazione del lodo chiudeva definitivamente le porte alla processabilità del premier.



Le parole più dure sono state pronunciate dal leader dell’Italia dei Valori Antonio Di Pietro: "ad un ipotetico arresto in flagranza di un premier colto sul fatto in crimini - fossero anche di sangue - non potrebbe, mercè il lodo, fare seguito alcun procedimento penale per cinque anni". Chiaramente la maggioranza la vede diversamente, e il premier Berlusconi ha definito "il lodo di cui si parla ... il minimo che una democrazia possa fare a difesa della propria libertà". A luglio le Camere approvano il lodo e il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ne firma l’emendamento scrivendo però una nota per spiegarne le motivazioni.

Qualche settimana fa il Pubblico Ministero Fabio Di Pasquale ha sollevato dubbi sulla costituzionalità del logo, il Tribunale di Milano, accogliendo la richiesta del PM, ha presentato la richiesta di pronunciamento alla Corte Costituzionale reputandolo incostituzionale con gli articoli 3, 68, 96, 112 e 138 della Costituzione. La risposta si attende a giorni.

Il Governo, onde evitare l’ennesima battuta d’arresto ad un suo provvedimento, avvia un nuovo decreto d’urgenza (tenuto fermo per mesi, ma messo in agenda della Commissione Giustizia in questi giorni) definito "Lodo Consolo". Praticamente lo stesso "lodo" dei due predecessori, ma con l’allargamento dell’impunità anche ai Ministri della Repubblica. Il lodo Consolo, così definito grazie al Senatore che lo ha presentato, di fatto riavvia l’immunità parlamentare decaduta anni fa in seguito ad un referendum popolare. Il lodo, che come tutti i lodi proposti "si applica anche ai procedimenti in corso alla data di entrata in vigore della presente legge", propone che i tribunali debbano chiedere l’autorizzazione a procedere nei confronti di un Ministro in carica, ossia quando si hanno prove che un ministro abbia commesso atti illeciti, il tribunale deve richiederne l’autorizzazione al Parlamento per poter andare avanti col processo. Chiaramente il Parlamento rifiuterà.

Questa è la triste storia della politica italiota, il brutto è sapere che appena passa questo lodo aspetteremo con ansia il successivo specifico anche per i parlamentari comuni, poi per i Governatori delle Regioni, per i Presidenti delle Province, per i Sidaci, per i messi del Parlamento, per i messi comunali etc etc.

Saremo l’unico paese al mondo ad avere gli impiegati statali immuni a tutti i reati: vai Italia, il futuro è nelle tue mani!

Commenti all'articolo

  • Di Kayser Sose (---.---.---.148) 6 ottobre 2008 15:03

    Nella fattoria degli animali di Orwell si narra la storia degli animali di una fattoria che fanno la rivoluzione e scrivono sul muro la loro legge fondamentale "Tutti gli animali sono uguali". Ma alla rivoluzione hanno partecipato anche i maiali, i quali poco alla volta prendono il sopravvento su tutti gli altri animali e si insediano in tutti i posti di potere.
    Quando ormai è chiaro chi comanda i maiali decidono di emendare la legge fondamentale, aggiungendo sul muro "ma alcuni animali sono più uguali degli altri".
    I maiali di Orwell sapevano bene che una legge fondamentale può essere emendata solo da una legge dello stesso livello.
    Oggi qualcuno pensa che si possa emendare una costituzione con una legge ordinaria, dimostrando così di capire di diritto meno dei maiali di Orwell.

  • Di MediaMan (---.---.---.247) 9 ottobre 2008 17:04

    Vorrei fare una precisazione: non si tratta dell’articolo 2 della Costituzione, ma dell’articolo n. 3. E poi per i funzionari statali esiste anche l’articolo 28 che li ritieni tutti direttamente responsabili legalmente e penalmente di tutto quello che fanno...

  • Di (---.---.---.31) 23 novembre 2011 19:10

    Call me wind beacsue I am absolutely blown away.

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