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L’Italia ha bisogno di liberalizzazioni

 


Se il parametro di riferimento è 100, per stabilire se un mercato è del tutto libero, l'Italia raggiunge quota 49, meno della metà.

E' quanto emerso dalla pubblicazione annuale dell'Istituto Bruno Leoni, pensatoio della destra realmente liberista, che analizza l'andamento dell'economia italiana soprattutto confrontando i livelli di concorrenza. 
La ricerca ha prodotto un volume di quasi 400 pagine che promuove alcuni settori e ne boccia categoricamente altri, come afferma il presidente dell'Istituto Alberto Mingardi: "Esistono due Italie, una poco liberalizzata e un'altra che non lo è per nulla", e questo spiega "la scarsa crescita economica del paese"

L'energia elettrica, per esempio, è il mercato più aperto, essendo il processo di liberalizzazione avviato da quasi un decennio. 

Nel 2004 l'Enel copriva il 43,5% della produzione nazionale, nel 2009 la sua quota è scesa al 30,4%. 
 
Nel settore operano in tutto 15 produttori, tra cui Sorgenia (2,3%) e A2A (3,9%) mentre la voce "Altri produttori" è salita dal 12,5 al 18,5%. 
 
Ciò ha consentito centrali nuove per oltre 35 mila megawatt (per un totale di 110 mila megawatt, il 50% in più di potenza installata rispetto al 2000). Le bollette inoltre sono rimaste stabili nonostante i prezzi degli altri settori poco aperti siano schizzati alle stelle. 
 
Progressi si sono registrati anche sul segmento del metano, che pure ha avuto una liberalizzazione modesta. Una spinta alla concorrenza è arrivata dalla realizzazione del nuovo terminale di rigassificazione al largo del delta del Po
 
Oltre a gas ed elettricità, sono migliorati i servizi finanziari e postali (un esempio fra tutti, il costo sempre più ridotto dei conti corrente rispetto al passato), mentre è sceso il livello di liberalizzazione del settore televisivo. In calo anche il settore aereo, autostradale e ferroviario. Fanalino di coda il servizio idrico. 
 
Su questo punto è intervenuta Linda Lanzillotta (ex ministro degli Affari regionali nel governo Prodi), a margine del convegno per la presentazione dello studio, che ha ricordato come, per un grave malinteso, gli italiani al referendum di aprile abbiano votato contro la liberalizzazione dell'acqua:"Per i prossimi dieci anni gli investimenti per migliorare la qualità del servizio idrico saranno bloccati, perchè il sistema pubblico non ha i soldi e i capitali privati ne sono stati espulsi"
 
Hanno paura del mercato i cittadini ed i politici (per i quali circola una battuta: l'acquedotto comunale è la loro piscina preferita) che hanno bisogno dei voti, eppure si sa, non esistono liberalizzazioni buone o cattive, ma liberalizzazioni fatte bene e fatte male
 
Però lasciare incancrenire il sistema senza intervenire con le dovute riforme per migliorarlo, è ancora una volta il paradosso di un paese in difficoltà che si getta la zappa sui piedi. 

Commenti all'articolo

  • Di (---.---.---.186) 22 settembre 2011 11:16


    Grazie all’analisi di seguito proposta, l’idea per cui le liberalizzazioni e le privatizzazioni portino benefici
    all’economia, viene totalmente confutata.E’ assolutamente falsa l’idea che le liberalizzazioni portino ad un abbassamento dei prezzi; è assolutamente falsa l’idea che le liberalizzazioni creino posti di lavoro;è assolutamente falsa l’idea che aumenti la produzione industraiale; ma sopratutto è assolutamente falsa l’idea che abbassi il debito pubblico




    http://miccolismauro.wordpress.com/2011/08/18/la-distruzione-dello-stato-sociale-attraverso-la-catastrofe-delle-liberalizzazioni-privatizzazioni-in-italia/ 
  • Di Libero Mercato (---.---.---.235) 22 settembre 2011 11:59
    Libero Mercato

    Quindi vuole affermare che avere il monopolio Enel migliora le bollette e la qualità del servizio elettrico??? Abbiamo visto che le tariffe energetiche sono " in proporzione" aumentate molto di meno rispetto ad altri servizi (per esempio l’acqua, che in Italia non gode di un mercato aperto, ma in gran parte pubblico ed a gestione mista). Adesso con l’offerta integrata luce-gas (es. Edison) si può risparmiare qualcosa sulle tariffe rispetto al passato. Vogliamo confrontare le bollette Sip e Telecom degli anni 90 con le tariffe di oggi??? Io mi ricordo che appena 7-8 anni fa avevo un conto Telecom di circa 200 euro e che adesso, cambiando gestore, ne pago circa 120 in meno.... Un conto corrente negli anni 90 primi del 2000 costava circa 100-200 euro, adesso con l’home banking si trovano anche a 12 euro.... 

    Potrei citare centinaia di piccoli esempi "concreti". Ha presente quanto lavoro nelle grandi città offrono i centri commerciali rispetto alle piccole botteghe od ai piccoli negozi? Vogliamo confrontare i prezzi di un grosso supermercato di una grande città con un piccolo alimentare di provincia e vedere anche quanti lavoratori assume uno o l’altro???
    Mi sembra che immersi nelle vostre teorie economiche vi siete dimenticati la realtà oppure siete talmente abituati al sistema attuale che non vi rendete conto di com’era prima. 
    Se poi vogliamo imputare alle liberalizzazioni la mancata crescita industriale dell’Italia negli ultimi anni, allora siamo proprio fuori strada e non teniamo conto del contesto politico ed internazionale, senza considerare che sono proprio le liberalizzazioni fatte male o che sfociano in oligopoli il problema in sè, come avete sottolineato nell’articolo proposto. Per cui c’è un paradosso: lamentate il fallimento delle liberalizzazioni perchè sfociano in oligopoli e ve la prendete con le liberalizzazioni in sè, quando il problema è come vengono fatte. Se in Italia vengono fatte male (ma non sempre come i casi sopra citati) la colpa è del sistema italiano non del modello liberale in sè... E comunque vorrei sapere qual’è la vostra alternativa: un modello sociale dove lo Stato controlla l’economia, la cancellazione del privato ed il monopolio del pubblico??? Come pensate di ridurre il debito e contemporaneamente aumentare crescita, occupazione e mantenere bassa l’inflazione??? Si accettano proposte concrete. 

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