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 Home page > Attualità > Cronaca > L’Italia è una Repubblica sismica fondata sull’incuria

L’Italia è una Repubblica sismica fondata sull’incuria

L’Italia è una Repubblica sismica fondata sull’incuria. La sovranità appartiene al Governo, alla Protezione Civile e alle Regioni che la esercitano allo scopo di non evitare disastri.

E’ ciò che andrebbe scritto come articolo primo della nostra Costituzione e su manifesti da affiggere ad ogni valico, aeroporto o porto di mare d’Italia. Sarebbe una straordinaria opera di informazione ed un eccellente lavoro di pubblico servizio. I cittadini saprebbero ciò che meritano e ciò a cui vanno incontro.

Abbiamo visto quali sono le responsabilità indirette della Regione Abruzzo di Giovanni Pace (PDL) e di Ottaviano Del Turco (PD) per quanto concerne la mole di danni ed il terrificante elenco di vittime, conseguenze non inevitabili del terremoto.

Abbiamo saputo con molta difficoltà del sopralluogo effettuato dalla Collabora Engineering SPA per conto della regione Abruzzo, sopralluogo finalizzato alla valutazione del rischio sismico per gli edifici strategici della regione e ai necessari lavori da effettuare per la messa in sicurezza (lavori accuratamente evitati).

Era il novembre del 2002 quando il terremoto in Molise andò a colpire San Giuliano di Puglia, causando il crollo della scuola in cui persero la vita 62 persone, tra cui 57 bambini.

Il dolore e l’indignazione pubblica furono fortissimi, tanto da mobilitare a dovere l’allora Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, che appena 4 mesi dopo, il 23 marzo 2003, scrisse l’ordinanza numero 3274, che obbligava le regioni a catalogare i propri comuni all’interno della nuova classificazione sismica e ad avviare entro 6 mesi i sopracitati lavori di sopralluogo.

I criteri per la classificazione sismica erano chiari: i comuni con un rischio sisma superiore a 0.25 (valutato tecnicamente come accelerazione orizzontale con probabilità di superamento pari al 10% in 50 anni) rientravano automaticamente in zona 1. Scendendo via via con il livello di rischio, si passava progressivamente alle zone 2, 3 e 4.

La mappa del rischio era la seguente:

Mappa del rischio sismico in Italia
La zona in viola indica il tasso di rischio cui far corrispondere la zona 1. L’Aquila vi è immersa dentro.

Ciò nonostante L’Aquila ed i comuni circostanti vennero classificati da Regione Abruzzo e Protezione Civile come zona 2 (a rischio medio di terremoto), cui corrisponde una minore priorità in termini di procedure di prevenzione del rischio sismico.


Lo dimostra la seguente mappa della classificazione dei comuni abruzzesi:

Classificazione sismica dei comuni abruzzesi
In rosso vengono mostrati i comuni in zona 1. Notiamo con una certa curiosità non solo la presenza del capoluogo abruzzese e di una vastissima area circostante in zona 2, ma anche la presenza di comuni collocati in zone con rischio minimo inseriti invece nella zona 1.

Una migliore indicazione è fornita dalla seguente mappa, ottenuta dalla sovrapposizione delle precedenti due.

Mappa di paragone tra rischio sismico e classificazione in zone
L’area viola compresa tra le due linee verdi indica la zona a rischio massimo. Le zone contraddistinte dal viola più chiaro sono le zone a massimo rischio ma inserite nella zona 2 (quella per cui è richiesta minore attenzione). Rappresentano oltre il 50% dell’area viola totale.

Procedendo verso est notiamo invece la presenza di moltissimi comuni catalogati come zona 1 (colore rosso/arancione) disposti all’interno di zone a rischio sismico reale molto minore (colore giallo e verde); alcune zone "rosse" sono praticamente a ridosso della costa, dove il rischio tende a zero.

Perché queste scelte? Perché catalogare in zona 2 uno tra i comuni più a rischio di tutta la nazione e in zona 1 comuni pressoché a rischio zero?

Una mente cattiva sarebbe legittimata a pensare a scelte di comodo, a volontà politiche di parte, a interessi di bottega e a favori da fare ad amministrazioni comunali politicamente vicine. Lo potrebbe pensare facendo riferimento mentalmente ai fondi destinati dal governo centrale tramite ordinanza 3362 del luglio 2004 per i lavori di messa in sicurezza degli edifici strategici (ripartiti secondo quote proporzionali al rischio sismico).

Ex Presidente Pace, siamo legittimati a pensarlo o no? Siamo legittimati a credere che la sua Regione, coadiuvata dalla Protezione Civile locale (o forse anche nazionale), abbia effettuato scelte intenzionalmente pericolose per i suoi cittadini?

Abbiamo il diritto di pensare che la sua amministrazione, come probabilmente tante altre in questo paese, abbia giocato con la normativa antisismica ed abbia volutamente ignorato le perizie della Collabora Engineering sui rischi strutturali oppure in quel caso staremmo prendendo un grosso abbaglio?

Si è trattato di un errore volontario o di semplice incompetenza? O forse abbiamo semplicemente trattato l’intera questione del pericolo sismico con una inopportuna mentalità "ottimistica" che tanto va di moda ultimamente in questo strampalato paese?

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