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L’Egitto sull’orlo della guerra civile

Dopo settimane di "tregua armata", i militari hanno dato il via libera alla repressione della piazza. Imbarazzo in Occidente per i metodi del regime militare

Quando, il 3 luglio scorso, Mohamed Morsi fu messo agli arresti domiciliari e deposto dalla presidenza dell'Egitto, molti in Occidente non fecero nulla per trattenere una certa soddisfazione.

Incuranti della pericolosità di un colpo di stato militare, molti commentatori occidentali hanno salutato con ottimismo la transizione guidata dai generali, ed in particolare dal carismatico general Al-Sisi. E' molto difficile che ora gli Stati Uniti e l'Europa possano mantenere questa posizione senza qualche riluttanza.

In questo mese intercorso dalla caduta di Morsi, non solo non vi è stata alcuna pacificazione nazionale, ma la situazione è peggiorata, fino ad incancrenirsi in una guerra civile a bassa intensità. Ovviamente, bisogna annotare che le colpe non sono solo dei militari: la Fratellanza musulmana ha effettivamente avuto una gestione del potere autoritaria (seppur "legittimata" dall'investitura popolare), e, dopo l'imprigionamento del suo Oresidente, ha cercato in tutti i modi di far alzare la tensione, occupando piazze nevralgiche della capitale, nella speranza di rendere impossibile la fase di transizione imposta dai militari.

Ma tutto ciò era prevedibile: non si poteva certo pensare che un'organizzazione estesa come la Fratellanza, con diramazioni e associazioni sparse in tutto l'Egitto che negli anni di Mubarak hanno fornito una specie di "welfare" alla parte più arretrata del Paese, lasciasse docilmente il potere.

Per questo, chi aveva importanti rapporti con l'esercito egiziano - e mi riferisco in primis agli Stati Uniti di Obama - avrebbe dovuto consigliare bene i generali: il golpe era l'opzione più risolutiva sul breve periodo, ma anche la più rischiosa sul medio-lungo, considerato che la Fratellanza non ha solo un bacino "interno" di sostenitori agguerriti, ma anche un appoggio internazionale che comprende Gaza e la Turchia di Erdogan (anche se i rapporti con quest'ultimo sono controversi).

Ma i militari hanno scelto la strada più breve: il 14 agosto, all'alba, sono scattate le rimozioni forzate dei bivacchi dei militanti pro-Morsi. Preceduta dal lancio di lacrimogeni, la polizia ha fatto irruzione nelle tendopoli di Piazza el Nahda e di Piazza Rabaa-Al-Adawiyah, le due piazze situate nei quartieri in cui la Fratellanza è più forte. I morti sarebbero decine, ed il regime accusa che i Fratelli Musulmani avrebbero usato donne e bambini come scudi umani.

Sul terreno insanguinato del Cairo, tramonta l'idea - a dir la verità assurda - che da un colpo di stato possa nascere una pacificazione duratura. La gravità della situazione è tale che, forse, solo una mediazione internazionale condotta ai massimi livelli può ingenerare degli sviluppi positivi. 

 

Foto: Ian Murphy/Flickr

 

 

 

Commenti all'articolo

  • Di (---.---.---.234) 14 agosto 2013 16:16

    giorni fa su Agoravox era presente un interessante articolo di provenienza UAAR che poneva problemi sui regimi turco, tunisino, egiziano che hanno usato forme democratiche per insediarsi al potere e imporre delle teocrazie antidemocratiche.

    Ricordiamoci che anche Mussolini e Hitler hanno utilizzato la democrazia per eliminarla, quindi da certi punti di vista i loro regimi potevano essere considerati "legittimi" e la lotta contro di loro "illegale".

    Personalmente io non ho dubbi sul fatto che personaggi come Mussolini, Hitler, Erdogan, Jebali e Morsi vadano combattuti con la violenza. Il problema però esiste ed è complesso: come stabilire quando un governo legittimamente (o quasi legittimamente) costituito ha oltrepassato il limite di abuso di potere e va combattuto con ogni mezzo?

    Vogliamo fare un esempio? Consideriamo un certo paese chiamato Italia.

    In Italia c’è un parlamento legalmente costituito, ma fortemente squalificato e delegittimato. Il parlamento italiano è inquinato da molti delinquenti, indiziati, inquisiti, prescritti e condannati. Inoltre i parlamentari italiani non sono stati scelti dai cittadini italiani ma nominati dalle segreterie dei loro partiti, secondo quella PORCATA della ns legge elettorale. Come se non bastasse, quei partiti che li hanno nominati hanno talmente schifato gli italiani che circa la metà dei cittadini italiani non li ha votati afffatto e oltre un terzo di chi li ha votati ha scelto il M5S, cioè un partito antisistema.

    Adesso quei parlamentari così delegittimati vogliono cambiare la costituzione, forse seguendo le indicazioni di Gelli. Se ci riuscissero, io ritengo che quel limite di abuso di potere sarebbe decisamente superato, e che quindi si dovrebbe combatterlo con ogni mezzo. Al momento quel cambiamento della costituzione è soltanto un tentativo, quindi val la pena di contrastarlo in forma nonviolenta, firmando qui:

    http://www.ilfattoquotidiano.it/201...

    Io lo ho fatto, e voi? vi interessate soltanto alle crisi "oltremare"?

    GeriSteve

  • Di GeriSteve (---.---.---.234) 14 agosto 2013 16:28

    combattere un governo legittimo?

    giorni fa su Agoravox era presente un interessante articolo di provenienza UAAR che poneva problemi sui regimi turco, tunisino, egiziano che hanno usato forme democratiche per insediarsi al potere e imporre delle teocrazie antidemocratiche.

    Ricordiamoci che anche Mussolini e Hitler hanno utilizzato la democrazia per eliminarla, quindi da certi punti di vista i loro regimi potevano essere considerati "legittimi" e la lotta contro di loro "illegale".

    Personalmente io non ho dubbi sul fatto che personaggi come Mussolini, Hitler, Erdogan, Jebali e Morsi vadano combattuti con la violenza. Il problema però esiste ed è complesso: come stabilire quando un governo legittimamente (o quasi legittimamente) costituito ha oltrepassato il limite di abuso di potere e va combattuto con ogni mezzo?

    Vogliamo fare un esempio? Consideriamo un certo paese chiamato Italia.

    In Italia c’è un parlamento legalmente costituito, ma fortemente squalificato e delegittimato. Il parlamento italiano è inquinato da molti delinquenti, indiziati, inquisiti, prescritti e condannati. Inoltre i parlamentari italiani non sono stati scelti dai cittadini italiani ma nominati dalle segreterie dei loro partiti, secondo quella PORCATA della ns legge elettorale. Come se non bastasse, quei partiti che li hanno nominati hanno talmente schifato gli italiani che circa la metà dei cittadini italiani non li ha votati afffatto e oltre un terzo di chi li ha votati ha scelto il M5S, cioè un partito antisistema.

    Adesso quei parlamentari così delegittimati vogliono cambiare la costituzione, forse seguendo le indicazioni di Gelli. Se ci riuscissero, io ritengo che quel limite di abuso di potere sarebbe decisamente superato, e che quindi si dovrebbe combatterlo con ogni mezzo. Al momento quel cambiamento della costituzione è soltanto un tentativo, quindi val la pena di contrastarlo in forma nonviolenta, firmando qui:

    http://www.ilfattoquotidiano.it/201...

    Io lo ho fatto, e voi? vi interessate soltanto alle crisi "oltremare"?

    GeriSteve

  • Di Giacomo Giglio (---.---.---.146) 14 agosto 2013 20:04
    Giacomo Giglio

    Penso sia molto interessante la raccolta firme da te segnalata.

    Tuttavia, dovrai concordare con me circa il fatto che la situazione in Egitto e quella in Italia siano molto diverse e non comparabili, se non a livello puramente teorico.

    • Di GeriSteve (---.---.---.234) 14 agosto 2013 22:47

      Caro Giacomo, nessuna situazione è mai uguale ad una altra. Egitto e Italia hanno due storie diversissime, quindi le due situazioni sono inevitabilmente molto diverse.

      Se un domani avvenisse quella modifica della costituzione io direi che le due situazioni, pur diverse, sarebbero ben comparabili: anche Morsi ha tentato una modifica della costituzione e questa è stata annullata con la sua deposizione con "mano militare".

      Se in Italia la costituzione venisse modificata da questo parlamento di squallidi nominati e non ci fosse una reazione violenta contro Letta e contro Napolitano io penso che la situazione egiziana diventerebbe non soltanto comparabile a quella italiana, ma anche preferibile.

      Stiamo disquisendo ad un livello puramente teorico, speriamo che resti tale.

      GeriSteve

    • Di GeriSteve (---.---.---.234) 15 agosto 2013 10:24

      teoria e pratica:
      quella risposta la ho scritta prima di apprendere dell’ultimo massacro in Egitto.
      Non so cosa sia davvero successo, sospetto che sia gli islamici che i militari dicano falsità, facile prevedere che l’Egitto avrà lunghi tempi duri e oscuri e che se vera primaverà ci sarà, certo non è vicina.
      Tutte teorie? E come altro argomentare se non con teorie il più razionali possibile?
      A meno che non si abbia fede in qualcuno che ci dice la verità assoluta e incontestabile.
      GeriSteve

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