• AgoraVox su Twitter
  • RSS
  • Agoravox Mobile

 Home page > Attualità > Politica > L’Acqua ritorni un bene pubblico. Campagna referendaria nazionale

L’Acqua ritorni un bene pubblico. Campagna referendaria nazionale

L’acqua non può essere merce di scambio: nessuno può chiudere i rubinetti!

Il bene acqua è troppo prezioso per poter essere gestito come merce di scambio ed essere soggetto di leggi di mercato e di multinazionali dell’acqua. L’idea che qualcuno possa "controllare" i rubinetti dell’acqua è impensabile.

In seguito alla leggi approvate dall’ultimo governo e alle pressioni da parte della comunità europea e da una volontà mondiale di molti governi l’acqua deve passare sotto gestione privata.

Il Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua è nato dalla costituzione di centinaia di comitati territoriali che si oppongono alla privatizzazione, insieme a numerose realtà sociali, politiche e culturali ha deciso di promuovere 3 quesiti referendari, depositati presso la Corte di Cassazione di Roma mercoledì 31 marzo 2010.

Il 24 Aprile è partita ufficialmente la campagna raccolta firme in tutto il territorio per ottenere il referendum che si terrà la prossima primavera. Le firme raccolte sino ad oggi, in soli tre settimane, sono oltre 516 mila, un valore molto elevato non solito in altri referendum abrogativi.

La costituzione di numerosissimi forum territoriali sta ricoprendo le necessità del territorio e il servizio informativo sulla questione acqua pubblica, ottenendo il consenso di cittadini e di numerose amministrazioni, con risultati nazionali soddisfacenti.

Questa è solo una parte iniziale del progetto di avvio campagna referendaria nazionale. Tale parte si fermerà il 4 Luglio corrente anno, dove la raccolta firme si interromperà, per lasciare ampio spazio alla sensibilizzazione e a piani di studio su come tutelare un così fondamentale bene.

Nel territorio Ionico-etneo della provincia di Catania si è costituito il Forum Ionico Etneo dei Movimenti per l’Acqua abbracciando diverse forze politiche e associazioni del territorio (già impegnate in altri importanti questioni sul territorio). Le numerose iniziative pubbliche e la presenza di banchetti firma nei vari comuni del comprensorio stanno riscuotendo un ottimo risultato e una ricezione della questione da tutti gli strati sociali.

Il progetto privatizzazione fa parte di un disegno europeo (se non mondiale) di privatizzare le risorse idriche. Nel 2002 in seguito ad un’annata definita di "secca" priva di piogge, si è lanciato ogni accusa sul sistema idrico spesso inefficiente, perché in mano al servizio pubblico. Da qui, insieme alla "presenza" di multinazionale europee dell’acqua (La francesce Veolia in primis) hanno favorito la volontà a livello europeo (oltre a quello mondiale) di privatizzare il servizio idrico, e da qui si è sfruttato un po’ di legislatura italiana già esistente (legge Galli) sino alle ultime leggi varate da PDL e affini. In definitiva si scopre che Veolia in Italia controlla quasi tutte le aziende italiane di privatizzazione. La gestione affidata a delle ATO, che negli anni dovrebbero assumere il controllo dei privati, lasciandosi una piccola parte al settore pubblico, è quello che si vuole scongiurare che accada.

Attualmente l’ARS, con il suo emendamento di una "legge", che legge non è, chiamato emendamento 50, vuole definire lo scioglimento delle ATO e la ripubblicazione del servizio. Ciò non di certo di fronte ad una presa di coscienza, ma di fronte al fatto che hanno ritrovato un forte fronte oppositivo elettorale in Sicilia. Le azioni informative, le pressioni politiche, i vari forum a livello nazionale, la voglia di farsi "eroi" da parte di alcune parti politiche, ha favorito questo emendamento.

Emendamento che a detta del pres. Lombardo dovrebbe diventare legge, dopo il voto in consiglio regionale. In attesa di quanto, qualcuno dubita, qualcuno minaccia di impugnare, essendo un atto che va attualmente contro la legislazione nazionale ed europea (urge leggiferare quindi).

I tre quesiti referendari propongono la modifica e l’abrogazione di due commi del decreto legislativo 152 del 3 aprile 2006 “Norme in materia ambientale”, e di un articolo del decreto legge 25 giugno 2008 n. 112 “Disposizioni urgenti per lo sviluppo economico, la semplificazione, la competitività, la stabilizzazione della finanza pubblica e la perequazione tributaria.

Tali modifiche serviranno a riportare il servizio idrico a gestione pubblica. La speranza è che vi sia la giusta informazione e la giusta sensibilizzazione e i vari movimenti sono certi di portare a casa il raggiungimento del quorum, nonostante si temano molti sabotaggi alla campagna referendaria, secondo alcuni già in corso in alcune realtà territoriali e nella politica nazionale.

Lasciare un commento

Per commentare registrati al sito in alto a destra di questa pagina

Se non sei registrato puoi farlo qui


Sostieni la Fondazione AgoraVox







Palmares