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Kusama: l’arte contemporanea giapponese sbarca a New York

Il Whitney Museum di New York City presenta una retrospettiva dell'artista giapponese Yayoi Kusama. 150 opere realizzate tra il 1949 e il 2011. Una leggenda narra che i suoi lavori sono frutto di allucinazioni e ricordi di episodi avvenuti in famiglia. Anima senza corpo, rappresentata egregiamente in Self-Obliteration, Kusama riveste i corpi con procedure formali, sempre reinventate.

La mostra propone di scoprire questa artista favolosa, la quale ha esercitato una influenza notevole sull'arte contemporanea, Andy Warhol compreso. Quadri e sculture, installazioni e fotografie, psichedelia e arte corporea, ecco il mondo multiforme di Yayoi. L'esperienza newyorchese negli anni 60 sarà fondamentale nella sua vita da “nomade”. E li che comincia le sue opere seriali, le quali proseguiranno al suo ritorno in Giappone nel 1973.

Diventate qualcuno con personalità. Parte dell'ambiente. Dimenticatevi. L'unico punto di forza è l'autodistruzione” cosi recitava il testo d'apertura della performance Self-Obliteration (auto-cancellazione) del 1968, riportate fedelmente nel magnifico centro parigino.

Per capire Yayoi Kusama basta questa sua affermazione: “Le immagini su cui lavoro sono riferite alla morte.. la nostra società d'informazione è diventata una società di violenza”.

Ben sapendo di non avere alcun avvenire nel Giappone post-bomba nucleare, Kusama lascia il Paese per recarsi negli States. Il primo impatto con il nuovo mondo partorisce Infinity Nets (reti di infinito): una esperienza monocromatica con un formato smisurato.

Un'opera che colpisce il visitatore immediatamente è One Thousand Boats Show (lo spettacolo delle mille barche), prima vera installazione; una modesta barca la quale ne contiene altre piccolissime, su sfondo bianco.

Un altro aspetto interessante dell'artista giapponese è la sua partecipazione attiva in manifestazioni contro la guerra, durante gli anni del “Peace&Love”. Da queste esperienze nascono Body Festival e Anatomic Explosion, in cui il body painting diviene il vettore di una liberazione sessuale. La nudità esibita in pubblico diventa uno degli strumenti più utilizzati, rendendola un'artista singolare.

Dal 1993, anno in cui rappresenta il Giappone alla biennale di Venezia, Kusama declina i suoi principi dedicandosi per lo più ai giochi di luce e, quindi, di riflessione con ambientazioni notturne e ludiche. Dal 2005 intraprende una nuova serie di quadri. Su formati quadrati e orizzontali, inserisce ideogrammi e segni ripetitivi. Movimenti di immagine, immagini in movimento.

 

Yayoi Kusama: Whitney Museum, New York City, fino al 30 settembre 2012.

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