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Jivis Tegno e "Musulmani d’Italia" ignorato dall’informazione italiana

Jivis Tegno è uno scrittore, editore, regista e documentarista di origine camerunense ma da diciotto anni in Italia, due lauree conseguite all’Università di Perugia, diplomato come regista cinematografico alla Scuola Internazionale di Cinema a Roma. Una carriera lunga e complessa, la sua, che inizia nel lontano 2001 quando, con il cortometraggio “Società d’oggi”, vince il IV Festival del Corto in Sabina "Nanny Loy" e crea la Casa Editrice “Jivis Editore Multimediale”. Da quel momento non si ferma più, Jivis, che pubblica il suo libro "Ma come sono gli italiani" (frutto di 10 anni d’indagini) e lo presenta al Maurizio Costanzo Show; stampa contemporaneamente due romanzi: “Paura d’Amare”, racconto di una travolgente storia d’amore tra un arabo musulmano ed un’americana cristiana, e “Comme ci Comme ça”; produce il documentario “L’ultimo saluto a Papa Giovanni Paolo II”, i cui diritti sono stati venduti all’emittente televisiva “RAI International”, che ha trasmesso poi il prodotto in tutto il mondo. Partecipa a diversi programmi televisivi e radio, è protagonista di interviste e recensioni che riguardano i suoi lavori, collabora con una rubrica per il gruppo “Informare per Resistere” su Facebook.
 
Nel maggio del 2003 inizia inoltre la realizzazione e la produzione indipendente di un documentario sull’Islam italiano, “Musulmani d’Italia – L’Islam nel cuore della cristianità”, del quale comincerà il montaggio solo dopo 5 anni di riprese (di cui una parte girate in Vaticano, in Siria, in Irak), 80 ore d’immagini inedite, 132 imam incontrati, 127 moschee visitate e numerosi personaggi di primo piano intervistati, ma che vedrà la luce solo entro il mese di giugno 2009. Il prodotto, considerato dallo stesso Jivis Tegno come “un documentario socio-demografico e politico religioso”, ha purtroppo incontrato qualche resistenza e qualche “discriminazione”, così come la definisce lui su un video-denuncia fatto girare su YouTube, poiché «nessun giornalista, dico bene nessun giornalista, si è presentato malgrado mi avessero confermato la loro presenza» ad una conferenza stampa organizzata a Roma, per far conoscere il lavoro ai media italiani.
 
In un momento in cui gli editori, i giornalisti e le varie associazioni della categoria sono seriamente preoccupati per il ddl sulle intercettazioni che limita drasticamente la libertà dei giornalisti e il diritto dei cittadini ad essere informati come sancito l’articolo 21 della Costituzione italiana, sostenuti peraltro dall’intera società civile e da movimenti come il “Popolo Viola”, «nessun giornale, televisione, giornalista mi ha nemmeno richiesto una copia del dvd per visionarlo. Nessuna intervista, nessuna recensione. È davvero incredibile. Perché il mio lavoro viene ignorato proprio da chi ora sta chiedendo aiuto al mondo intero per la liberta di informazione e per la difesa del diritto dei cittadini di essere informati? Perché noi immigrati abbiamo l’attenzione dei media in Italia solo quando ci sono casi di droga, stupri o simili fatti di cronaca? I cittadini non hanno forse il diritto di essere informati pure su un documentario impegnativo e fatto in 6 anni da un immigrato? Finché vivrò in Italia, - scrive Jivis in una lettera aperta, inviata alle più importanti associazioni giornalistiche italiane - non smetterò mai di “lottare” per far conoscere quel documentario molto sofferto ai mass media. Nonostante io sia discriminato nel mio lavoro, sostengo incondizionatamente i giornalisti italiani contro ogni forma di limitazione dei loro diritti. Sarò presente il 1 luglio in Piazza Navona a Roma per la manifestazione contro questa legge-bavaglio».

 

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