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Italici neoplasmi. La politica del contro

In queste ore si discute spesso di crisi di governo; chi la vede, chi sostiene che è già in atto, chi giura fedeltà eterna e proficua collaborazione. Una cosa è sicura, il fenomeno Berlusconi ormai ha le ore (si fa per dire) contate, quanto lo seguirà, quantomeno nell’area del rinascente centro (tendente a destra), è ormai delineato, la “3M spa” si va ormai sempre più concretizzando e, per assurdo, sarà anche in grado di farci rimpiangere colui che ospitava a corte nani e ballerine.

Si chiedevano su “Il Fatto Quotidiano”, giorni orsono, Andrea Bertaglio e Maurizio Pallante: “Che cosa ci aspetta dopo la fine, si spera, del regime mediatico in cui stiamo vivendo? Che cosa comporterà il tramonto dell’attuale classe politica, il crollo su se stesso del sistema Pdl-Pd che, senza troppe remore, ha partorito e promosso, in modo rigorosamente bipartisan, le peggiori nefandezze che un sistema democratico sia disposto ad accettare?

Dico io, invece, che l’Italia si è basata, nel dopoguerra, sulla politica del contro… prima contro il fascismo, poi contro comunismo, poi contro il sud (da cui in questo periodo sta nascendo una controffensiva, ne scriveremo), alla fine contro Berlusconi, per meglio dire contro il berlusconismo.

Questa politica del contro ha finito per demolire la capacità di proporre, di pensare al bene comune (se mai vi sia un politico italico a cui ciò interessi) a favore della rissa e del caos, a favore della ricerca del gossip e dello scheletro nell’armadio in genere.

Il modo di fare politica però, in genere, rispecchia la mentalità di un popolo e la mentalità di un popolo non può cambiare dall’oggi al domani, purtroppo.

Io, come decine di altri utopisti democratici, scriviamo sul Web di una democrazia che deve rifondarsi dal basso, di partecipazione popolare alla vita politica, di utilizzo di liste civiche atte a far partire, dalle nostre comunità locali, la nostra politica del costruire, che abbatta quella del distruggere e del possedere. Con loro propongo una società ed una politica più consapevolmente responsabili ed indirizzate verso il senso civico, proponiamo uno sviluppo dell’istruzione, della ricerca, della sostenibilità e del bene comune… ma tutto questo piacerà?

Piacerà alla maggioranza degli italiani che si sono da sempre rispecchiati nella politica del contro o nei nani e le ballerine?

Piacerà a coloro che amano sedersi davanti la TV, passare il week end nei centri commerciali e son convinti che, sempre e comunque, qualcun altro si debba occupare degli affari pubblici?

Non lo so… certo è che, se vogliamo sperare in un cambiamento, va tracciata una nuova (neppur poi così tanto) rotta, dovremo sforzarci di tornar ad essere “noi” e liberarci di quei falsi modelli, che da una quarantina d’anni ci assediano, per tornare a valori ormai dimenticati nei sottoscala.

In nome del progresso e del consumismo, votati all’individualismo ed all’arrivismo, abbiamo buttato alle ortiche la sostenibilità ed il bene comune… è ora di liberarci di questo neoplasma e rigenerare le nostre cellule.

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