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 Home page > Tribuna Libera > Italiani, dove siete?

Italiani, dove siete?

Per la vicenda “bunga bunga" ci si domanda dove sia la protesta degli italiani, verosimilmente perché non si avverte quell’indignazione di massa che la vicenda stessa meriterebbe.

Mi è capitato di leggere di recente una lettera, inviata alla rubrica Italians di Beppe Severgnini, di un garbato signore inglese il quale vive da molti anni in Italia.

Questo signore, dopo avere espresso il suo disgusto per la vicenda “bunga bunga" che coinvolge il presidente del consiglio, si domanda dove sia la protesta degli italiani (“Italiani, dove siete?"), verosimilmente perché non si avverte quell’indignazione di massa che la vicenda stessa meriterebbe. Da italiano e da persona ormai non più in verde età, mi permetto di tentare di rispondere a questo quesito che forse attanaglia anche altri, magari lettori di AgoraVox.

Ebbene, diversi italiani, non tutti ma sicuramente una considerevole parte di essi, hanno fatto proprio il motto napoletano “tengo famiglia", motto con il quale si vuole stare ad indicare che bisogna soprattutto "farsi i fatti propri" e arrangiarsi a difesa del proprio ristretto ambito familiare il quale, poi, concerne tutti i particolari e personalissimi interessi oltre il cui recinto, secondo un’opinione corrente, ahinoi non minoritaria, non c’è il bene comune ma una sorta di terra di nessuno.

Credo di non essere lontano dal vero se dico che questa attitudine, ancorché caratterizzata da varianti quali/quantitative regionali, che contraddistingue tutta la popolazione italiana, affondi le proprie radici in quella che è stata la storia patria, unitaria come noto da appena 150 anni. Prima di allora, l’Italia era un variegato puzzle di stati e staterelli, per lo più dominato o da aristocratiche famiglie imparentate con re ed imperatori d’oltralpe o dal potere temporale della Chiesa. In questo contesto, che si è protratto nel corso di secoli, l’italiano ha acquisito una spiccata abitudine se non vocazione ad atteggiarsi più a suddito che non a cittadino nei confronti dell’autorità costituita, concependo il potere come soggetto, secondo le circostanze e le utilità contingenti, ora da blandire, per guadagnarne i favori, ora da fregare per aggirarne le rudezze o le vessazioni.

Tutto ciò ha comportato che all’italiano facesse e faccia tuttora difetto il senso civico ed un approccio verso lo Stato non come soggetto estraneo e diverso da sé bensì come summa del bene comune Ne consegue che quello che è fuori dal mio ambito personale, non mi appartiene e non mi interessa.

In base a questa distorta e, ovviamente, sbagliatissima filosofia di vita, molti italiani ritengono che la politica gli appartiene solo per la parte che fa saltuariamente comodo al proprio personale tornaconto. Così, se Berlusconi elabora leggi a suo uso e consumo, fa i festini con donnine allegre, bestemmia, racconta storielle anti-semite, si circonda di collaboratori ed amici la cui reputazione è quanto meno discutibile, a quegli italiani non importa granché. A loro basta che Berlusconi, nel tentare di garantirsi la propria personale impunità, garantisca la stessa cosa a quegli italiani, e non sono pochi, che come lui vivono ai margini della legalità, non pagando le tasse, non rispettando leggi e regole ma tentando costantemente di aggirarle, chiedendo e concedendo favori per risolvere i propri problemi personali e di famiglia. Insomma, per farla breve, quel tipo d’italiano non concepisce un interesse superiore comune a beneficio del quale rinunciare a qualcosa di suo proprio.
E’ anche su questo stereotipo italico che Berlusconi ha fondato e fonda le proprie personali fortune, economiche e politiche.

Cambierà mai questa situazione? Volesse il cielo ma lo scetticismo è un’altra nostra caratteristica nazionale.

Commenti all'articolo

  • Di fernanda cataldo (---.---.---.162) 9 febbraio 2011 13:02
    fernanda cataldo

    " l’italiano ha acquisito una spiccata abitudine se non vocazione ad atteggiarsi più a suddito che non a cittadino nei confronti dell’autorità costituita" in questa frase c’è una buona sintesi. bell’articolo.

    ferni

  • Di Cuor di leone (---.---.---.3) 9 febbraio 2011 15:23
    Leonardo Micheli

    mazzini credeva nella coscienza delle persone semplici...da fervente patriota che pensava e ragionava da straniero in un paese pieno zeppo di retorica e ciarlataneria furbesca...mise in moto quel processo di unficazione nazionale che sarebbe sfociato nel risorgimento. 

    Il fatto che a 150 anni di distanza ci si continui a porre domande di simile fattura è un chiaro indicatore che i sentimenti romantici dell’ 800 erano più motivati da pie illusioni che da un senso pratico e realistico della fattezze culturali e sociali di noi italiani (presunti tali).
    Il berlusconismo potrebbe rappresentare un potente vaccino, paradossalmente fondamentale, per dare il via a quel processo di coscienza civile e unificatrice che potrebbe, un domani, renderci orgogliosi della nostra italianità.
    L’ opportunità di una svolta storica e rivoluzionaria è alle porte, dobbiamo tutti noi carpirne il seme e piantarlo nel cuore di questo giovane paese.
  • Di Aldo Visibelli (---.---.---.108) 9 febbraio 2011 23:19
    Aldo Visibelli

    bell’articolo concordo pienamente. E’ proprio vero noi italiani e troppi di noi giovani viviamo la politica,le questioni sociali, come qualcosa troppo lontano da noi o semplicemente qualcosa non degno di attenzione e accettiamo di avere come presidente del consiglio un pluri indagato per crimini gravissimi se questo fa i nostri interessi. L’Italia è un paese veramente eterogeneo, le differenze sociali saranno destinate ad accentuarsi sempre di più dal momento che la maggior parte del paese ne fa un proprio interesse. Troppi italiani invece dalle mani pulite non hanno capito che avere le mani pulite non serve a niente se le si tiene in tasca.svegliamoci

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