Israele, un altro mondo
È vero che noi italiani siamo spesso in controtendenza: mentre il parlamento islandese si appresta a varare una legge sulla libertà di informazione all’altezza di questo millennio, il nostro parlamento discute con gran fretta e animazione della cosiddetta "legge bavaglio"; non meno controtendenza siamo del resto sulla notizia della settimana, il massacro recentemente perpetrato da Israele ai danni di un gruppo di navi, "Freedom Flotilla", che ha provocato la morte di almeno 19 giovani attivisti diretti pacificamente a Gaza con scopi umanitari: solo l’Italia (insieme a USA e Olanda) non ha richiesto una indagine internazionale.
Quella di Israele è infatti la notizia della settimana. Ne parlano tutti i giornali, Giuliano Ferrara dedica all’argomento il suo editoriale "l’arcitaliano", su «Panorama» di sabato scorso. Continuando a sfogliare lo stesso settimanale, mi sono imbattuto più avanti nella pubblicità del turismo in Israele qui riportata.
Lo slogan è: "Israele. Un Paese, un altro mondo".
Mentre ancora si parla dei morti della nave turca "Marmara"; ancora si parla del rifiuto da parte di Israele del visto di ingresso a Noam Chomsky, il 16 maggio scorso (Amira Hass ha riportato un gustoso aneddoto sull’«Internazionale» del 21 maggio 2010, n° 847, p. 25: di fronte all’imbarazzo dell’ispettore di confine costretto a eseguire l’ordine di sbarrare la strada all’eminente intellettuale americano, cui la guardia ha chiesto timidamente se fosse mai stato fermato in passato, Chomsky ha risposto "Sì, sono già stato bloccato a una frontiera, nel 1968, quando volevo andare a trovare Alexander Dubcek agli arresti domiciliari dopo la primavera di Praga"); ancora si parla del tentativo di linciaggio di Ury Avnery, 87enne pacifista israeliano, il 6 giugno.
Senza nessuna considerazione di buon gusto, di decenza, di opportunità, «Panorama» asseconda la moda italiana dell’andare controtendenza. È proprio vero: questa è roba dell’altro mondo.
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