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Pirateria israeliana

Pirateria israeliana

 
Diciannove morti e decine di feriti è un bilancio drammatico per un blitz. Lo è ancora di più se l’obiettivo dell’operazione è un’organizzazione internazionale con scopi umanitari.
 
Nella notte di domenica, verso le quattro del mattino, un commando delle esercito di Tel Aviv ha assaltato, in un vero e proprio atto di pirateria marina condotto in acque internazionali (75 miglia marine dalla costa israeliana), il convoglio della Freedom Flotilla. La flotta di sei imbarcazioni, era partita il giorno prima da Cipro. A capeggiare l’iniziativa quest’anno è stata la Turchia e, come ogni anno, questa flotta si è schierata per portare viveri e aiuti umanitari ai civili di Gaza.
 
L’azione era prevista ed era stata annunciata da tempo, come del resto era stato reso noto l’impegno degli organizzatori del convoglio di forzare il blocco navale imposto dalla marina israeliana.
 
La Striscia di Gaza è una lingua di terra che vive da oltre tre anni in uno stato di isolamento forzato, imposto dal cordone di sicurezza che l’esercito di Israele le ha costruito tutto intorno. L’isolamento di Gaza fu creato subito dopo lo smantellamento delle ultime colonie nella striscia e poco prima della vittoria elettorale di Hamas, nel 2006. L’isolamento di Gaza e dei suoi abitanti si è aggravato con il tempo ed è giunto al suo apice con la tragica l’operazione militare Piombo fuso, di fine 2008.
 
Da allora l’isolamento si è fatto completo. Il milione e mezzo di abitanti, che vive in una delle regioni più densamente abitate del mondo, si trova imprigionato in un lembo di terra lungo appena 40 km e largo 10. 
 
L’embargo che subisce la popolazione della Striscia impedisce l’accesso quotidiano dei generi di prima necessità, come medicinali e carburanti, dagli unici due valichi stradali che la collegano con l’Egitto da una parte, e Israele dall’altra. Rimangono fuori da Gaza anche i materiali indispensabili alla ricostruzione delle abitazioni martoriate dalle azioni militari israeliana. Non possono entrare né il cemento, né le attrezzature edili necessarie. Tutte queste severissime misure, che sanno di embargo punitivo, hanno di fatto strangolato l’economia di Gaza, negandole ogni nessuna possibilità di sviluppo economico.
 
Con l’irruzione piratesca e i diciannove morti che ne sono derivati, Israele ha superato ogni limite. L’azione della notte scorsa è stato un affronto a chi, come ONG internazionali e paesi mussulmani, con la Turchia in prima fila, ha provato a forzare un blocco che offende la dignità delle persone che vivono nella Striscia di Gaza. L’alone di impunità che aleggia sopra l’esercito di Tel Aviv dovrà sparire. Non dovranno essere risparmiate le critiche più dure al governo di Netanyahu, che ha permesso questo. Non dovranno più essere garantite coperture internazionali nei confronti di chi compie azioni così violente contro inermi operatori umanitari. 

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