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Intervista a Travaglio: "Santoro lascia la Rai dopo quattro anni di mobbing"

Marco Travaglio presenta il suo ultimo libro, Ad personam (ed. Chiare Lettere) e risponde alle domande del pubblico sul il futuro dell’informazione libera e indipendente dopo la decisione di Santoro di concludere la sua esperienza con Annozero.

Intervista a Travaglio: "Santoro lascia la Rai dopo quattro anni di mobbing"

 Cosa credi che stia succedendo in Italia?
«Penso di poter dire che sta cadendo anche la Seconda Repubblica, come era già successo per la Prima Repubblica nel ‘94. Se vogliamo evitare che il vuoto creato da questa crisi di sistema lo riempia qualcosa di peggio, sappiamo cosa dobbiamo fare: occhi aperti per evitare di farsi fregare dalla propaganda ed evitare di prendere per nuovi prodotti a scatola chiusa. Se riusciremo a evitarlo sarà merito nostra, se non ci riusciremo sarà colpa nostra.»
 
Come possiamo evitare questo?
«Instillare il seme del dubbio, senza fare discorsi ideologici. Approfittare di questo momento, per il fatto che ora esiste un leader all’interno della destra che potrebbe occuparsi di politica senza dover occuparsi dei fatti suoi».
 
Cosa ne pensi della decisione di Santoro?
«Quello che è successo è molto semplice. Santoro va in onda non perché la Rai lo vuole mandare in onda, ma perché un giudice ha imposto di mandarlo in onda. Questo succede da quattro anni. La Rai ha fatto ricorso in appello di fronte a questa sentenza. La Corte d’Appello ha stabilito che era giusta la sentenza: Santoro deva andare in onda. Ad aprile la Rai a fatto ricorso in Cassazione: la posizione della Rai è che Santoro non deve andare in onda e che la Cassazione deve annullare la sentenza che ordina alla Rai di mandarlo in onda».
 
Ma chi ha portato avanti queste scelte all’interno del vertice dell’azienda Rai?
«La posizione è condivisa da tutto il Cda, di centrodestra e di centrosinistra, compreso il presidente, che è messo lì dal Pd e che si chiama Paolo Garimberti. E quando Santoro gli ha detto “Ma non vi vergognate? Fare ricorso contro un sentenza che dice solamente che il mio contratto, che voi, Rai, avete stipulato con me, dev’essere rispettato!” Garimberti ha risposto: “Non sapevo che avessimo ricorso in Cassazione”: è il Presidente dell’azienda che ha fatto il ricorso in Cassazione».
 
…e Annozero?
«Dopo quattro anni che Annozero fa ascolti quanti non ne fa nessuna trasmissione di informazione e approfondimento in tutta la televisione italiana, pubblica e privata. Porta molti più soldi in pubblicità di quelli che costa la trasmissione. Fa guadagnare all’azienda per i soldi e per il prestigio. Ha cinque milioni di spettatori in media.
Su quei cinque milioni di spettatori la Rai sputa con un ricorso in Cassazione, che costringerebbe Santoro a pagarsi gli avvocati per altri tre anni, per combattere contro l’azienda con la quale lavora e alla quale garantisce il massimo del rendimento».
 
Quali credi che saranno le conseguenze di questa operazione di mobbing ai danni di Santoro?
«Io non conosco nessuno che lavorerebbe quattro anni per un’azienda che non lo vuole. E che gli fa la guerra quotidianamente. A settembre avrebbero ricominciato a fare le manovre per non far partire la trasmissione. È chiaro che per spirito di resistenza si accetta pure di stare lì, ma dopo quello che è successo con Rai per una notte al PalaDozza, si è visto che se si mette insieme un po’ di televisioni locali in digitale e sul satellite, come Current, un po’ di tv su internet in streaming, un po’ di gente nelle piazze con i maxischermi e un po’ di radio collegate può fare anche sei o sette milioni persone, più di quelli che si sintonizzano su Raidue. Allora scopri che quando c’è qualcuno che vuol tenerti fuori dalla porta, puoi aprire una finestra e non subire più ogni giorno il mobbing, i ricatti, i condizionamenti, i limiti, le denuncie, le diffide, le multe, il rodimento di fegato che ti impone il fatto di stare in una casa che non è la tua, che non ti vuole, che è guidata e comandata dai partiti. Trovo assolutamente naturale che tu voglia tentare di fare qualcosa fuori».
 
…e per quanto riguarda tutta la polemica che è nata dalla presunta maxi buonuscita per Santoro?
«La Rai è in un periodo di tagli. Garantisce ai dipendenti che escono uno scivolo di tre annualità e quindi Santoro si è infilato in quello scivolo. Santoro è stato trattato con le stesse condizioni che sono state date all’ultimo dipendente che se ne va. Ovviamente lui guadagna di più, perché è un direttore. Ha un contratto da direttore e guadagna 700 mila euro lordi all’anno, su tre annualità sono circa due milioni, punto, fine.
La Rai ha detto a Santoro “vuoi fare le docu-fiction e delle prime serate?”, che non gli hanno mai fatto fare da interno. Te le paghiamo meno di quanto ci costa una prima serata su Raidue. Ne fai quattordici, che saranno pagate un milione di euro ciascuna. Ogni prima serata della Rai costa più di un milione di euro. L’unica obiezione è: ma è possibile che paghiamo uno per fare fuori una roba che potremmo fare noi all’interno? Perfetto, e allora perché nessuno gli offre di fare queste cose da dentro e fanno di tutto per spingerlo fuori? Santoro le avrebbe fatte da dentro, ma l’unica proposta è stata: ti liquidiamo e tu te ne vai. Lui cosa può fare?
 
Cosa ti auguri per il futuro di Santoro, ma anche dell’informazione libera?
Speriamo che Santoro riesca a fare quello che faceva con Annozero da dentro, fuori, con il sistema di Rai per una notte e che abbia un seguito. Se ci riuscirà avrà ottenuto lo stesso risultato che noi sulla carta stampata abbiamo ottenuto l’anno scorso quando ci siamo liberati dei grandi gruppi editoriali, ci siamo messi in proprio e abbiamo fatto Il Fatto Quotidiano. In piedi grazie alle sue 110 mila copie reali, vendute e in abbonamento, ogni giorno. Speriamo che Santoro riesca a fare la stessa cosa, fuori dal sistema bipolare dei grandi sistemi televisivi, Rai e Mediaset.
 
Quali pensi che saranno le conseguenze nell’immediato se il ddl sulle intercettazioni dovesse diventare legge?
«Nei prossimi mesi ci saranno manifestazioni di ogni genere. Ci saranno giornali che rischieranno la pelle. Io parlo del nostro, che è l’unico che ha annunciato che farà disobbedienza civile».
 
Cosa farete voi, i giornalisti de Il Fatto Quotidiano?
«Il Fatto Quotidiano continuerà a raccontare le notizie anche quando sarà reato raccontare notizie. Io spero che almeno avremo la solidarietà di chi verrà a leggerle, queste notizie, e se faremo delle manifestazioni pubbliche per raccontare queste notizie, questi atti di indagine non più pubblicabili, queste intercettazioni, spero che venga ancora molta più gente a sentirci. Forse faremo un altro PalaDozza, chi lo sa? Di occasioni per partecipare, anche attivamente ce ne saranno tantissime». 

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