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Islamia: accoliti con benefit

Il fanatismo è uscito dall’ombra per diventare una scelta di vita come si evince nella conversione della famiglia di origine campana, stando alle intercettazioni telefoniche tra madre e figlia, basata sulla ricerca di stabilità "sociale".

Necessità di anelare ad una casa, un lavoro, anche se con i suoi rischi, ma soprattutto avere delle regole da seguire e che possano scandire le ore della giornata.

Non avere alcun pensiero individualista e obbedire a chi impone una sua personale visione della vita: a cosa mai può servire un cervello se sono molte le persone in cerca di chi pensa a loro che gli assicura un lavoro stabile?

Qualche gola sacrificata per una lavatrice e per poter coltivare un orto nel Califfato: è tutto ciò che cercava la madre di Fatima, ma come ogni persona anziana ha timore dei cambiamenti: non vuol lasciare i suoi mobili.

Fatima che promette bubbole, un’italiana che tra minacce e moine convince l’intera famiglia a convertirsi all’Islam dell’Isis, e freme al solo pensiero di immolarsi per distruggere l’Occidente e tutti i miscredenti.

Ora la madre è in carcere, con il resto della famiglia, e probabilmente non comprende il perché: lei era solo in cerca di un angolino dove esprimere tutta la sua casalinghitudine.

Anche il padre di Fatima cerca delle sicurezze nel quotidiano di buon pensionato. Vuole poter avere un auto e guidare e la figlia lo circuisce con la patente da mujahid e l’optional di un kalashnikov tutto per lui.

Una famiglia tipo della fascia qualunquista che si disinteressa di ciò che li circonda, perché non c’è nulla d’interessante degno da seguire se non offre una lavatrice e un’automobile.

Persone anziane che non cercano di dare uno scopo alla loro vita. Anche l’idea di curare un orto è una scelta isolazionista e non certo ecologista. Persone che stanno dove vengono messe se gli vengono dati i loro rassicuranti giocattolini.

Ogni fanatismo può essere contrastato non solo con l’idea di una società differente, ma soprattutto con le cose concrete della vita di ogni giorno, come viene specificato nel rapporto redatto dal deputato socialista francese di origine algerina Malek Boutih «Generazione radicale», per il ministro francese Valls, in cui si determina che solo la cooperazione e la lotta alla disoccupazione può essere un efficace viatico contro il terrorismo.

Offrire un futuro è ciò che separa l’umanità da qualunque risvolto drammatico, anche se infiocchettato come un videoclip dell’ultima pretendente a qualsiasi nomination.

Bandiere che garriscono al vento, colori saturi, individui dal piglio minaccioso irrompono con passo militaresco in uno scenario marziano. Questa è la strategia mediatica che gli esperti di marketing, dello “Stato” promosso dallo scuro Abu Bakr al-Baghdadi, hanno scelto per invadere la Rete per fare proseliti.

Una strategia che viene analizzata da Monica Maggioni, responsabile di Rai News 24, nel libro Terrore mediatico (Laterza) e come evitare di subire le lucciole e le paillettes di un pensiero unico nel di concepire il mondo: non si fanno prigionieri se non per imbastire spettacoli di uccisioni di lama o di pallottola, ma non si disdegna il rogo e l’affogamento.

Non tanto gladiatori nella arena, ma più cristiani in pasto ai leoni, per ricalcare il Panem et circenses della Roma degli imperatori che distraevano il popolo con il pane e con i giochi.

Quella della famiglia che si converte per avere una casa e un orto è la situazione limite, si spera, ma sicuramente è una delle motivazioni, oltre a quella di dare sfogo a tanta violenza, per la quale l’Is ha fatto proseliti in ogni nazione e stato sociale.

Sono i manga, popolari in molte nazione e ceti sociali, ad aver iniziato a contrare il califfato e le sue visioni con l’interminabile elenco di atrocità, proponendo un’eroina impegnata a combatte l’ISIS su Google.

Giapponese, con occhi e capelli verdi, dal look nero, simile a quello dai ribelli, è armata di un coltello, altra similitudine, che usa per tagliare meloni. Isis-Chan, questo è il nome della dolce ragazzina amante della frutta, cercando di precedere sempre le imprese degli intolleranti jihadisti con nuove immagini, in stile manga, della sua vita su Google.

Non sembra facile contrastare le violenti imprese con una sbucciata di melone, ma è un inizio per combattere una propaganda mediatica con l’ironia mediata da uno sguardo ammiccante rivolto alla vita e poi in Egitto c’è Qahera, l'eroina con il velo che combatte le discriminazioni.

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Qualcosa di più:

Medio Oriente: Un Buco Nero dell’islamismo

L’Islamia: preda e predatrice

Oltre l'Occidente

 

 

 

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