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Isegoria

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Blog settimanale di approfondimento politico

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  • Di Isegoria (---.---.---.254) 25 marzo 2013 20:04
    Isegoria
    Quello che si richiede (ripeto, non da me o da grillo, ma da una bibliografia sterminata) è questo:

    La democrazia interna al partito serve a far competere democraticamente le posizioni interne al partito. Quella che di volta in volta è la maggioranza sarà la posizione del partito in Parlamento. Il Parlamento, a sua volta, serve a far competere democraticamente tra loro le maggioranze di partiti opposti. Le minoranze all’interno di ogni partito hanno il DOVERE di seguire il volere della loro maggioranza e il DIRITTO di diventare loro stessi maggioranza.

    Paolo, finalmente, si tradisce.
    Il parlamento è decisionale (quindi "libero"), il partito è rappresentativo. Il problema è proprio questo. La rappresentanza libera annulla di fatto la rappresentatività del Parlamento. E’ un dato di fatto. Non dipende da qualche "saggezza" di antichi costituenti ma semplicemente da ragioni storiche nel rapporto tra monarchia e borghesia nascente.

    Poichè mi sono accorto che i miei interlocutori sono persone intelligenti (ho letto nel frattempo altri loro interventi in questo sito) credo che non sia possibile che non capiscano quanto ho ripetuto fino alla nausea. Devo concludere che siano infastiditi dal fatto che Grillo possa aver detto qualcosa di intelligente. Allora facciamo così. Lasciate perdere Grillo. Fate finta che il titolo è questo: Vincolo di mandato. Perchè ha ragione Kelsen (ma metteteci chi volete, Ginzborg, Chomsky...) e poi riflettete la cosa con più attenzione e calma.
  • Di Isegoria (---.---.---.254) 25 marzo 2013 18:58
    Isegoria

    si sta appunto dicendo che i parlamentari devono essere vincolati, perchè devono rappresentare la tua opinione in Parlamento (di te che gli hai votati), non la loro, soprattutto perchè li hai votati in quanto promettevano di avere la tua stessa opinione. se nascono altre questioni, per esempio etiche, il dissidente ha due possibilità: cercare di far cambiare opinione alla maggioranza nel suo partito (e nel frattempo appoggiare la decisione della maggioranza che lui non condivide: si chiama democrazia) oppure uscire dal partito uscendo anche dal parlamento, cioè dal luogo dove è arrivato grazie al partito, così può fondarne liberamente un altro con l’appoggio degli elettori che la pensano come lui. è molto semplice.

  • Di Isegoria (---.---.---.254) 25 marzo 2013 18:03
    Isegoria

    Allora. Cerco di essere ancora più didascalico.

    Innanzitutto chiariamo che qui non si sta discutendo di una proposta di Grillo, da trattare quindi con sufficienza, si sta discutendo di una soluzione proposta da filosofi (Kelsen, Marx, Bobbio e tanti tanti altri) e costituzionalisti (Curreri, Esposito, Ferrara e tanti tanti altri).
    Detto questo, Paolo continua a considerare la cosa come se io non avessi parlato di modifica dell’art.49. Il partito dovrebbe mediare tra il cittadino Paolo e il Parlamento, non nel senso che Paolo va a votare e poi chisèvistosèvisto per i prossimi 5 anni, ma nel senso che Paolo va a votare e durante i 5 anni ha la concreta possibilità di partecipare alla formazione della maggioranza nel suo partito mediante forme di democrazia diretta.
    Nel primo caso (Paolo va a votare e poi ci pensa il partito, cioè una dirigenza) il vincolo di mandato sarebbe un’assurdità, come dice giustamente Paolo, perchè un parlamentare sarebbe vincolato ad una dirigenza chiusa. 
    Nel secondo caso invece, in cui si propone il vincolo, stiamo parlando di un partito diverso da quello che conosciamo, che non ha nulla a che fare con la corporazione. Ad esempio pensiamo alla proposta del "parlamento rosso" di Ferrando (pcl), un parlamento parallelo composto dai parlamentari appartenenti alla sinistra (cioè quelli eletti nel parlamento vero), più gli iscritti che vi entrano a rotazione (compreso Paolo, qualora fosse di sinistra). Mettiamo che in questa sinistra sorga il problema dei matrimoni gay. Ci sarebbe quindi una spaccatura. Poniamo ci sia il vincolo di mandato. Cosa si fa? Se ne discute nel parlamento rosso, gli iscritti e la base dicono la loro opinione, possono anche raccogliere firme per indire un referendum interno, Paolo quindi avrebbe molti modi per partecipare, potrebbe persino esser stato sorteggiato nel parlamento rosso. A questo punto i parlamentari eletti nel parlamento vero, dicono la loro e partecipano nel parlamento rosso (che potrebbe persino essere un luogo soltanto virtuale), cercando di far valere la loro posizione. Arriva il grande giorno delle votazioni nel parlamento rosso (o, se richiesto, del referendum interno). Vince la fazione del SI ai matrimoni gay. Quindi la proposta viene presentata al parlamento vero. Quando si dovrà votare nel parlamento vero, la fazione del NO dovrà votare SI o astenersi (non c’entra il discutere, attualmente mica si discute in parlamento!!, si discute nelle commissioni, in parlamento si fanno discorsi, non discussioni, ma comunque ognuno è libero di discutere quando e dove vuole, il vincolo riguarda i VOTI). Perchè? semplicemente perchè i fautori del NO potranno di nuovo presentare il problema all’interno del partito, ridiscuterne e indire nuovi referendum per vincerli, altrimenti se proprio la considerano una frattura incomponibile (più importante dell’anticapitalismo che li unisce) hanno tutta la libertà di staccarsi e fare un’altro partito. Ovviamente questo è solo un esempio che mi è venuto sul momento, si potrebbero trovare mille soluzioni, se si vuole. Questa terribile cappa autoritaria che vincola il povero deputato ha un nome: si chiama democrazia. Democrazia non vuol dire che si ha la libertà di fare che si vuole, ma vuol dire che invece di essere obbligati a fare qualcosa da una minoranza (partito dirigenziale attuale) siamo obbligati a fare qualcosa da una maggioranza (partito che si vorrebbe), con la differenza che ci deve venir data la possibilità concreta di diventare maggioranza all’interno del partito nei momenti in cui siamo in minoranza (il leader dell’opinione dominante non deve avere più visibilità di me ecc...). E’ chiaro che col sistema del vincolo di mandato si possono trovare cose che non vanno, ma i difetti sono minori dell’assenza di vincolo, e i pregi sono maggiori.
    Inoltre la "libertà di coscienza" di cui parla Paolo è un po’ una parola vuota. Anche perchè, DE FACTO (e qui tutta la letteratura in merito è concorde), essa non esiste in parlamento, dove il deputato è sempre influenzato dalla grande industria, dalla lobby, dal partito (inteso come lo intende Paolo), per cui la questione non è di scegliere tra deputati liberi e burattinati, ma tra deputati burattinati dall’alto e burattinati dal basso, cioè burattinati da Berlusconi, D’Alema o Grillo o burattinati dall’elettore Paolo (nei limiti degli statuti democratici interni che si auspicano).
    Del M5S non me ne frega niente, non sono un sostenitore. E’ chiaro che non hanno la democrazia interna che dicono di avere, ma sono sicuramente meno antidemocratici degli altri partiti (la piattaforma online per gli iscritti è quasi pronta, anche se sarà pilotata da Casaleggio, che detiene i codici). Chiedetevi perchè la proposta di un Bobbio deve arrivare in tv (dove viene vergognosamente falsificata) grazie dal blog di un comico. Forse è questo il problema.
  • Di Isegoria (---.---.---.254) 25 marzo 2013 13:21
    Isegoria

    la costituzione nata dalla resistenza è stata fatta apposta perchè io e te potessimo discutere per cambiarla. se non la potessimo cambiare sarebbe un editto, non una costituzione. in particolare l’art.67 non è "nato dalla resistenza", ma è un retaggio sette-ottocentesco del parlamentarismo borghese inglese e francese, ormai desueto per le ragioni spiegate nell’articolo (ragioni non inventate da me, io faccio solo divulgazione, cerco di evitare a voi di studiare tutta la bibliografia che studio io..)

  • Di Isegoria (---.---.---.254) 25 marzo 2013 13:15
    Isegoria

    Forse non hai letto attentamente. Consideri la modifica del 67 senza considerare la modifica del 49. Ho già specificato che modificare il primo senza modificare il secondo sarebbe un "tornare indietro". Nel caso che tu hai detto (voti il partito X e non vuoi che si allei con Y, ma la maggioranza lo vuole), i casi sono due: IN CHE MODO ha deciso la maggioranza? La minoranza ha modo di diventare maggioranza all’interno del partito? Tu stesso, elettore, hai modo di partecipare? Gli iscritti possono indire un referendum interno? eccetera eccerera 

    Se il partito garantisce alla minoranza le procedure interne per diventare maggioranza, è giusto che quella minoranza voti in parlamento IN LINEA con la maggioranza, nell’attesa di diventare essa stessa maggioranza per cambiare la linea. Altrimenti, se questa possibilità è preclusa, è giusto che voti come gli pare. La "libertà di coscienza" non viene eliminata, ma spostata all’interno del partito (dove invece oggi solitamente è esclusa). Si tratta semplicemente di RICONOSCERE e REGOLAMENTARE la presenza del partito come mediazione tra cittadino e istituzione.
    Riguardo a Grillo, non mi sembra sia contro i partiti, piuttosto contro le partitocrazie. del resto il m5s è un partito. nè attacca la rappresentanza (la democrazia liquida che tu citi, ammette appunto la rappresentanza)...il m5s è fatto con i piedi, ma è buona l’idea, esprime una necessità urgente di maggiore democrazia diretta, peccato che grillo abbia organizzato le cose in malo modo...

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