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Vincolo di mandato. Perché ha ragione Grillo

Cos'è il vincolo di mandato? Perché è ragionevole? Perché ne parla solo Grillo?

Beppe Grillo ha ultimamente attaccato l’art.67 della Costituzione, reo di consentire il fenomeno dei parlamentari “traditori”. Essi, dice Grillo, dovrebbero essere per legge vincolati al mandato elettorale. Logico, dirà qualcuno. In realtà le cose sono un po’ più complesse, ma in ogni caso si tratta di una proposta ragionevole, che una volta precisata meglio diventa addirittura fondamentale per la democrazia nel nostro paese.

Invece abbiamo assistito subito ad una grande levata di scudi mediatica. Da osservatore esterno delle imbarazzanti beghe tra “grillini” e “antigrillini”, devo dire che se i primi mi sembrano ingenui, i secondi mi danno prova delle incredibili capacità persuasive dei media. Si assiste infatti ad un accanimento mediatico contro Grillo e il M5S, con fenomeni di disinformazione talmente palesi e goffi che un giornale come Repubblica sembra aver raggiunto la stessa serietà giornalistica del Tg4 di Emilio Fede.

Così nel caso del vincolo di mandato la versione dei media è stata questa: Grillo, nel suo dispotismo e nel suo disprezzo per le regole democratiche, attacca la Costituzione e fomenta il popolino in direzione di soluzioni “facili” quanto sbagliate. Peccato che contestare un articolo della Costituzione non voglia dire affatto attaccarla, ma rispettarne lo spirito, in quanto essa prevede di essere cambiata.

Ma tv e giornali per qualche giorno sono stati invasi da pazienti costituzionalisti intenti a “far ragionare” il popolo incolto. Il problema è che sono stati chiamati solo alcuni costituzionalisti (poco aggiornati). Sì perché la questione sollevata da Grillo è stata appunto sollevata da Grillo, non inventata da Grillo, e gode del supporto di fior fior di filosofi e politologi (l’assenza di vincolo era considerata da Kelsen una “farsa” e da Marx un “sofisma”, per citare soltanto i classici).

Aggiungici il fatto che il lessico usato da Grillo conteneva necessariamente le seguenti parole terribili: vincoloimperativorevocaobbedienza…; mentre quello usato dai suoi critici le seguenti meravigliose paroline: libertàcoscienzaresponsabilitàcritica… Con queste premesse è stato facile convincere l’uditore/lettore più sprovveduto.

Quindi, vediamo di chiarire il problema.

L’articolo incriminato è questo: “Ogni membro del Parlamento rappresenta la Nazione ed esercita le sue funzioni senza vincolo di mandato”.

Un bell’articolo. Cosa c’è che non va?

E ve lo chiedete?

Abbiamo imparato che la democrazia è questo: quel sistema in cui tutti possono partecipare alla formazione delle leggi che tutti devono rispettare. A causa della dimensione e della complessità della società attuale, è impossibile che tutti partecipino. Quindi ognuno elegge il proprio rappresentante, di solito appartenente ad un partito o associazione o movimento in cui l’elettore si riconosce e di cui vota soprattutto il programma.

Adesso invece veniamo a sapere che “il membro del Parlamento” da noi votato (mettiamo da parte le porcellate dell’attuale legge elettorale) non rappresenta affatto noi che l’abbiamo votato ma “la Nazione”, non è tenuto affatto a rispettare il programma scelto dall’elettore e il motivo della sua elezione, le sue decisioni sono assolutamente libere e non possono essere in alcun modo vincolate alle sue promesse elettorali, al suo partito o ad un patto sottoscritto con gli elettori.

La motivazione tradizionale dell’articolo è questa: il parlamentare non deve rappresentare gli interessi di alcuni ma gli interessi di tutti.

L’obbrobrio giuridico è evidente: il parlamentare (si dice) non deve rappresentare il suo elettore, cioè esattamente colui che (si dice) deve rappresentare.

Come è possibile tale contraddizione? I nostri Padri Costituenti erano stupidi?

Per capire meglio, usiamo una distinzione di Max Weber.

La rappresentanza può essere di tre tipi: appropriataliberavincolata.

La rappresentanza appropriata è tipica del Medioevo: il rappresentante è un semplice “funzionario” inviato dall’alto a riferire le posizioni del suo padrone.

La rappresentanza libera è tipica del parlamentarismo borghese, ancora attuale: il rappresentante è libero di scegliere e di votare qualsiasi cosa (come ci fa notare in un ottimo studio Salvatore Curreri, tale forma ha poco a che fare con la “libera coscienza”, ma ha origine allorquando il Re volle manovrare il Parlamento impedendo che i deputati liberali fossero vincolati al loro elettorato anti-monarchico).

La rappresentanza vincolata è tipica, ci auguriamo, della democrazia a venire: il rappresentante è tenuto a prendere decisioni in linea con l’elettorato che lo ha votato, pena la perdita del seggio (e l’immediata sostituzione con il primo dei non eletti).

È naturale che questa misura aumenterebbe la partecipazione del cittadino, che non dovrà più solo limitarsi a non rivotare 5 anni dopo il parlamentare che ha tradito la sua fiducia, ma potrà controllarlo e revocarlo durante i 5 anni. È questa una forma di democrazia diretta che si affianca alla democrazia rappresentativa senza sostituirla, così come auspicato da Bobbio in Il futuro della democrazia, e recentemente in Moltitudine di Hardt/Negri e in un preziosissimo pamphlet di Ginzborg intitolato La democrazia che non c’è. Come vedete, non si tratta di una follia sparata da Grillo.

Aggiungo che la rappresentanza libera poteva andare bene nei parlamenti ottocenteschi, quando votava il 2% della popolazione: il Parlamento era espressione di quel 2% e non presentava fazioni interne; di conseguenza il parlamentare poteva rappresentare “tutti”. Ma con il suffragio universale vi è stata l’irruzione in Parlamento della classe operaia, contadina e piccolo-borghese. Quindi il Parlamento novecentesco si è configurato come mediatore pacifico dei conflitti sociali, in cui ogni fazione rappresenta la sua parte (non “tutti”) combattendo politicamente con la parte opposta. La rappresentanza libera è quindi un retaggio ottocentesco.

Perché allora i Costituenti non hanno adottato la rappresentanza vincolata?

Semplice. Perché quando hanno scritto la Costituzione “l’elettorato” che avrebbe dovuto vincolare il parlamentare era espresso unicamente dalle volontà del partito, e le decisioni di tale partito non erano espressione di una democrazia dal basso, ma di una segreteria chiusa. In pratica si sarebbe tornati alla rappresentanza appropriata medievale. Quindi i Costituenti hanno preso la decisione giusta. Ma la decisione giusta nel 1946, non per le esigenze di oggi.

Infatti la differenza è molto sottile.

Poniamo la seguente situazione:

  • il partito decide X nel suo consiglio interno
  • il deputato vota Y in Parlamento
  • se il partito ha deciso di votare X dall’alto, mediante una dirigenza statica in cui il deputato non è stato coinvolto, la decisione del deputato di votare Y è un’espressione di democrazia (giusto che non sia vincolato al partito – legge attuale)
  • se il partito ha deciso di votare X dal basso, mediante democrazia interna in cui il deputato è stato coinvolto, la decisione del deputato di votare Y è un’espressione di antidemocrazia (giusto che sia vincolato al partito – legge che si richiede)

Se non è d’accordo, che faccia valere le sue opinioni e la sua libertà di coscienza all’interno del partito, che si batta nel partito perché le sue idee conquistino la maggioranza, ma se messo in minoranza che rispetti la decisione democratica del partito, al limite che si astenga, ma è inammissibile che possa votare contro. Se il dissidio riguarda questioni etiche irrinunciabili, il deputato voti contro il suo partito e perda il seggio, così che la carica etica del gesto sarà ancora più importante. È il semplice e geniale centralismo democratico, elaborato da Lenin per il Partito Comunista: divisione all’interno-unione all’esterno. Purtroppo Lenin lo pensò in modo troppo verticistico, come centralismo appunto. Ma se del centralismo democratico va abbandonato il sostantivo, va certamente recuperato l’aggettivo.

Ne consegue che:

  • se si modifica l’art.67 (introducendo il vincolo di mandato) senza modificare l’art.49 (consentendo quindi la presenza di partiti senza sufficiente democrazia interna) si tornerebbe alla rappresentanza appropriata
  • se si modifica l’art.67 modificando l’art.49 (obbligando i partiti a dotarsi di meccanismi di forte democrazia diretta) si giungerebbe finalmente alla rappresentanza vincolata

Adesso il lettore si chiederà: ma il M5S a quale categoria appartiene?

Se Grillo si scaglia contro la rappresentanza libera, siamo sicuri che lo faccia per quella vincolata e non per quella appropriata?

Sono consapevole che, da quanto vediamo ogni giorno, il M5S è il partito meno democratico. Ma se spegniamo la televisione, cioè il mezzo attraverso cui “vediamo ogni giorno”, scopriremo che il M5S è il partito attualmente meno antidemocratico (democratico non possiamo certo definirlo). Quindi è giusto che tale questione sia stata sollevata da Grillo, in quanto i deputati del M5S non hanno tradito una sua personale direttiva, ma uno statuto che gode di legittimità referendaria tra gli iscritti. Grillo ha quindi chiaramente attaccato la rappresentanza libera non in nome di quella appropriata (“decido io e voi mi avete tradito”), ma in nome di quella vincolata (“ha deciso la base e voi l’avete tradita”). In ogni caso è un bene che qualcuno abbia parlato di questo problema (purtroppo tocca ad un comico).

Giornalisti strapagati di illustri testate giornalistiche, in questi giorni di impegnata disinformazione, hanno concluso i loro non-articoli sul vincolo di mandato scrivendo: “Attenzione! Il vincolo di mandato c’era in URSS e attualmente in Portogallo, India, Panama!”… roba da terzo mondo, insomma.

Hanno dimenticato di dire che la costituzione portoghese è universalmente riconosciuta come una delle più avanzate del mondo (ad esempio lì hanno anche l’elezione diretta del Presidente della Repubblica), che Sartori in Ingegneria costituzionale comparata definisce quello dell’India un “esempio istruttivo”, che l’URSS aveva solo una cosa democratica: la revocabilità delle cariche, appunto, lascito dell’esperienza di democrazia diretta dei soviet. E hanno anche dimenticato di aggiungere che recentemente alcuni stati degli Stati Uniti hanno copiato il sistema in uso in URSS (loro lo chiamano recall).

Questo articolo è stato pubblicato qui

Commenti all'articolo

  • Di paolo (---.---.---.121) 25 marzo 2013 12:13

    Benissimo,supponiamo di riformare la Costituzione ed introdurre la "rappresentanza vincolata " .Ciò inibisce la libertà di coscienza e ,secondo le argomentazioni addotte ,elimina il problema dei salti della quaglia e dei franchi tiratori .In sostanza il parlamentare risponde soltanto al partito che lo ha eletto ,pena il recesso .

    Adesso supponiamo che io voto il partito X che in campagna elettorale mi garantisce che non inciucerà mai con il partitio Y( lo voto solo per quello ) .Votando il partito voto i parlamentari che esso esprime ,oggi scelti dalle segreterie ,forse domani per elezione diretta . Supponiamo che la maggioranza del partito X , nel corso della legislatura ,decida invece di inciuciare con il partito Y . Alcuni parlamentari sono d’accordo ,mettiamo la maggioranza ,altri (minoranza che però rappresentano anche la mia volontà di elettore ) no ,tuttavia la loro scelta non conta perché sono vincolati al partito e quindi anche il mio voto è stato violato .

    Come la mettiamo ?

    Non siamo nel campo delle ipotesi ,sono fatti realmente accaduti .( Vedi D’Alema + Berlusconi ,tanto per non andare alle "convergenze parallelle " di qualche decennio fa ). Chi è che garantisce la mia rappresentanza ?

    Alternativa opposta : Estremizziamo il concetto di rappresentanza libera ,il massimo dell’assenza di vincolo è quello per cui ciascun cittadino è rappresentante solo di se stesso e non delega nessuno (democrazia referendaria) a rappresentarlo .E’ alla base del concetto di "democrazia liquida " di Beppe Grillo che prevede la cancellazione dei partiti e di tutte le rappresentanze collegiali .Ovvero un Governo ,formato non si sa bene come ,che decide su base referendaria "online " .Tenere prego in conto che la manipolazione online è decisamente molto più facile che non quella del seggio elettorale , a parte il fatto che per molti il web è come la foresta amazzonica .

    Come vogliamo definirla ? Utopia ,follia ,sfascismo . ........

    Cosa c’è quindi di più equilibrato dell’art.67 che in pratica associa ai partiti il ruolo di selezionatori di una classe dirigente rappresentiva di tutte le istanze e di tutte le variabili sociali ma che , nel momento in cui questa classe dirigente entra in Parlamento ,non è più al servizio del partito ma al servizio della nazione ,lasciando a ciascuno la potestà di decidere secondo coscienza .

    Se poi qualcuno invece di rispondere alle indicazioni del partito ,peraltro mutuate dalla propria libera coscienza ,decidesse di accettare lo "scouting" in euro ,starà al partito e quindi agli elettori non ricandidarlo più.

    Per la serie la democrazia non è un esercizio facile e non esiste quella perfetta.

  • Di (---.---.---.109) 25 marzo 2013 13:00

    Art.67 obbrobbrio giuridico ?

    Certo, per i fascisti sicuramente.

    Democrazia a venire ? Mi basta vedere come funziona il blog di Grillo, con i fakes di supporto montati ad arte da Casaleggio e la censura / cancellazione dei commenti scomodi.

    Tra la vostra "democrazia a venire" e questa qua, guadagnata col sangue dei partigiani antifascisti, preferisco tenermi questa, grazie. 

    Per mandare via i parlamentari trasformisti, oltre alle elezioni, c’è anche lo strumento della sfiducia costruttiva, adottato in Germania. Parliamo di questo allora, non di sabotare la Costituzione nata dall’antifascismo.

    • Di Isegoria (---.---.---.254) 25 marzo 2013 13:21
      Isegoria

      la costituzione nata dalla resistenza è stata fatta apposta perchè io e te potessimo discutere per cambiarla. se non la potessimo cambiare sarebbe un editto, non una costituzione. in particolare l’art.67 non è "nato dalla resistenza", ma è un retaggio sette-ottocentesco del parlamentarismo borghese inglese e francese, ormai desueto per le ragioni spiegate nell’articolo (ragioni non inventate da me, io faccio solo divulgazione, cerco di evitare a voi di studiare tutta la bibliografia che studio io..)

    • Di (---.---.---.218) 10 febbraio 2016 15:52

      scusa, ma non è proprio il PD che sta cambiando alcuni articoli della costituzione, tanto decantata dall’appartenenente al gruppo toscano, tale Benigni? Anch’io penso che sia ancora valida la ns costituzione, ma non la incenso per poi cambiarla, diciamo che non c’è molta coerenza. Bisogna comunque togliere subito la possibilità, di cambio schieramento, a chicchessia, in quanto rappresentante di un popolo che lo aveva votato perché vestito di una determinata idea politica.

    • Di Pinux (---.---.---.101) 4 settembre 2017 09:21

      @Isegoria

      È talmente desueto che vige in tutti i paesi europei, con l’eccezione PARZIALE del Portogallo. In Portogallo infatti il parlamentare che "cambia casacca" decade, cosa che però NON avviene se si limita a votare in modo difforme a quello del proprio gruppo o esce dal proprio gruppo ma non aderisce a nessuno altro partito rimanendo in parlamento come indipendente. Quindi Grillo propone una regolamentazione ancora più "rigida" di quella portoghese...

  • Di (---.---.---.109) 25 marzo 2013 13:09

    Il trasformismo dei parlamentari, oltre a poter essere un problema per i partiti "del Duce", alla Grillo, è anche una garanzia di libertà e di democrazia dei rappresentanti eletti.

  • Di Isegoria (---.---.---.254) 25 marzo 2013 13:15
    Isegoria

    Forse non hai letto attentamente. Consideri la modifica del 67 senza considerare la modifica del 49. Ho già specificato che modificare il primo senza modificare il secondo sarebbe un "tornare indietro". Nel caso che tu hai detto (voti il partito X e non vuoi che si allei con Y, ma la maggioranza lo vuole), i casi sono due: IN CHE MODO ha deciso la maggioranza? La minoranza ha modo di diventare maggioranza all’interno del partito? Tu stesso, elettore, hai modo di partecipare? Gli iscritti possono indire un referendum interno? eccetera eccerera 

    Se il partito garantisce alla minoranza le procedure interne per diventare maggioranza, è giusto che quella minoranza voti in parlamento IN LINEA con la maggioranza, nell’attesa di diventare essa stessa maggioranza per cambiare la linea. Altrimenti, se questa possibilità è preclusa, è giusto che voti come gli pare. La "libertà di coscienza" non viene eliminata, ma spostata all’interno del partito (dove invece oggi solitamente è esclusa). Si tratta semplicemente di RICONOSCERE e REGOLAMENTARE la presenza del partito come mediazione tra cittadino e istituzione.
    Riguardo a Grillo, non mi sembra sia contro i partiti, piuttosto contro le partitocrazie. del resto il m5s è un partito. nè attacca la rappresentanza (la democrazia liquida che tu citi, ammette appunto la rappresentanza)...il m5s è fatto con i piedi, ma è buona l’idea, esprime una necessità urgente di maggiore democrazia diretta, peccato che grillo abbia organizzato le cose in malo modo...
    • Di paolo (---.---.---.121) 25 marzo 2013 16:38

      Invece ti sbagli ,ho letto attentamente .

      Quello che ci distingue è il concetto di ruolo del Parlamento ,tu lo consideri come un insieme di corporazioni ,io come luogo democratico in cui le decisioni maturano dal confronto .Un Parlamento regolato dalle decisioni dei partiti è proprio quello che si chiama " Partitocrazia " .

      Se il M5S è un "partito " io sono mago Zurli’ . L’entrata nel Parlamento lo ha , "obtorto collo " , configurato come un partito ma l’Atto Costitutivo del M5S è meno plausibile ,come partito , di quello di una bocciofila . Partito ! , ma per favore .. se è tutto suo !

  • Di (---.---.---.109) 25 marzo 2013 13:25

    Grande articolo, un sacco di parole per dire che 5S è il partito meno antidemocratico.
    Almeno lo ha definito Partino e non movimento, consolante ma non sufficiente.
    Questa è roba da disinformazione pura, CIA+ KGB assieme,
    Altro che foglia di fico!!!!!
    Enzo

  • Di (---.---.---.115) 25 marzo 2013 16:16

    Non ho capito una cosa. Il mandato a cui il parlamentare sarebbe vincolato quale sarebbe? Il programma elettorale? La volontà del partito stesso?

    Faccio un esempio:
    poniamo che un partito promuova in campagna elettorale delle misure di trasparenza e democraticità come giustamente fa il M5S. Cosa succede se una volta in parlamento lo stesso partito (o movimento) decidesse di votare a favore di leggi contrarie ai propri principi. Il parlamentare non potrebbe opporsi e difendere le idee del movimento stesso.

    Intendiamoci, l’idea non è malvagia, ci sono pro e contro. 
    • Di paolo (---.---.---.121) 25 marzo 2013 16:52

      E’ esattamente quello che sto cercando di far capire a Isegoria .

      Seguendo il suo ragionamento nel Parlamento basterebbero quattro o cinque pulsanti o quanto basta corrispondenti ai vari partiti , poi basta premere per dire si’ o no ,secondo l’indicazione che proviene dal partito di appartenza .

      E me lo chiami Parlamento ( che deriva il nome da luogo dove si parla e quindi si decide) ?

    • Di Isegoria (---.---.---.254) 25 marzo 2013 18:03
      Isegoria

      Allora. Cerco di essere ancora più didascalico.

      Innanzitutto chiariamo che qui non si sta discutendo di una proposta di Grillo, da trattare quindi con sufficienza, si sta discutendo di una soluzione proposta da filosofi (Kelsen, Marx, Bobbio e tanti tanti altri) e costituzionalisti (Curreri, Esposito, Ferrara e tanti tanti altri).
      Detto questo, Paolo continua a considerare la cosa come se io non avessi parlato di modifica dell’art.49. Il partito dovrebbe mediare tra il cittadino Paolo e il Parlamento, non nel senso che Paolo va a votare e poi chisèvistosèvisto per i prossimi 5 anni, ma nel senso che Paolo va a votare e durante i 5 anni ha la concreta possibilità di partecipare alla formazione della maggioranza nel suo partito mediante forme di democrazia diretta.
      Nel primo caso (Paolo va a votare e poi ci pensa il partito, cioè una dirigenza) il vincolo di mandato sarebbe un’assurdità, come dice giustamente Paolo, perchè un parlamentare sarebbe vincolato ad una dirigenza chiusa. 
      Nel secondo caso invece, in cui si propone il vincolo, stiamo parlando di un partito diverso da quello che conosciamo, che non ha nulla a che fare con la corporazione. Ad esempio pensiamo alla proposta del "parlamento rosso" di Ferrando (pcl), un parlamento parallelo composto dai parlamentari appartenenti alla sinistra (cioè quelli eletti nel parlamento vero), più gli iscritti che vi entrano a rotazione (compreso Paolo, qualora fosse di sinistra). Mettiamo che in questa sinistra sorga il problema dei matrimoni gay. Ci sarebbe quindi una spaccatura. Poniamo ci sia il vincolo di mandato. Cosa si fa? Se ne discute nel parlamento rosso, gli iscritti e la base dicono la loro opinione, possono anche raccogliere firme per indire un referendum interno, Paolo quindi avrebbe molti modi per partecipare, potrebbe persino esser stato sorteggiato nel parlamento rosso. A questo punto i parlamentari eletti nel parlamento vero, dicono la loro e partecipano nel parlamento rosso (che potrebbe persino essere un luogo soltanto virtuale), cercando di far valere la loro posizione. Arriva il grande giorno delle votazioni nel parlamento rosso (o, se richiesto, del referendum interno). Vince la fazione del SI ai matrimoni gay. Quindi la proposta viene presentata al parlamento vero. Quando si dovrà votare nel parlamento vero, la fazione del NO dovrà votare SI o astenersi (non c’entra il discutere, attualmente mica si discute in parlamento!!, si discute nelle commissioni, in parlamento si fanno discorsi, non discussioni, ma comunque ognuno è libero di discutere quando e dove vuole, il vincolo riguarda i VOTI). Perchè? semplicemente perchè i fautori del NO potranno di nuovo presentare il problema all’interno del partito, ridiscuterne e indire nuovi referendum per vincerli, altrimenti se proprio la considerano una frattura incomponibile (più importante dell’anticapitalismo che li unisce) hanno tutta la libertà di staccarsi e fare un’altro partito. Ovviamente questo è solo un esempio che mi è venuto sul momento, si potrebbero trovare mille soluzioni, se si vuole. Questa terribile cappa autoritaria che vincola il povero deputato ha un nome: si chiama democrazia. Democrazia non vuol dire che si ha la libertà di fare che si vuole, ma vuol dire che invece di essere obbligati a fare qualcosa da una minoranza (partito dirigenziale attuale) siamo obbligati a fare qualcosa da una maggioranza (partito che si vorrebbe), con la differenza che ci deve venir data la possibilità concreta di diventare maggioranza all’interno del partito nei momenti in cui siamo in minoranza (il leader dell’opinione dominante non deve avere più visibilità di me ecc...). E’ chiaro che col sistema del vincolo di mandato si possono trovare cose che non vanno, ma i difetti sono minori dell’assenza di vincolo, e i pregi sono maggiori.
      Inoltre la "libertà di coscienza" di cui parla Paolo è un po’ una parola vuota. Anche perchè, DE FACTO (e qui tutta la letteratura in merito è concorde), essa non esiste in parlamento, dove il deputato è sempre influenzato dalla grande industria, dalla lobby, dal partito (inteso come lo intende Paolo), per cui la questione non è di scegliere tra deputati liberi e burattinati, ma tra deputati burattinati dall’alto e burattinati dal basso, cioè burattinati da Berlusconi, D’Alema o Grillo o burattinati dall’elettore Paolo (nei limiti degli statuti democratici interni che si auspicano).
      Del M5S non me ne frega niente, non sono un sostenitore. E’ chiaro che non hanno la democrazia interna che dicono di avere, ma sono sicuramente meno antidemocratici degli altri partiti (la piattaforma online per gli iscritti è quasi pronta, anche se sarà pilotata da Casaleggio, che detiene i codici). Chiedetevi perchè la proposta di un Bobbio deve arrivare in tv (dove viene vergognosamente falsificata) grazie dal blog di un comico. Forse è questo il problema.
    • Di GeriSteve (---.---.---.74) 25 marzo 2013 18:42

      Scusa, ma mi sembra una pippa lunghissima che non porta a niente.

       

      Il problema di una democrazia rappresentativa è complesso, molto dibattuto e non riducibile ad un commento, cmqe in Italia (come praticamente dappertutto) la democrazia parlamentare è mediata dai partiti.

      Il problema della democrazia interna ai partiti è stato meno dibattuto, eppure è di fatto il punto debole del nostro e di altri sistemi rappresentativi.

      Nel mio articolo .

      http://www.agoravox.it/Evviva-il-co...

      citavo la proposta delle doparie come strumento consultivo di democrazia interna. 

      Mi sembra che i referendum qui citati dovrebbero essere invece decisionali e quindi costituire vincolo per i parlamentari.

      In parole povere, si sposterebbe l’irrisolto problema di democrazia parlamentare sull’ancor più irrisolto problema della democrazia di partito: peggio mi sento!

       

      Per i parlamentari soggetti al vincolo di mandato del partito io rivendico un principio stabilito a Norimberga: è doveroso ribellarsi ad un ordine ingiusto.

       

      GeriSteve

    • Di Isegoria (---.---.---.254) 25 marzo 2013 18:58
      Isegoria

      si sta appunto dicendo che i parlamentari devono essere vincolati, perchè devono rappresentare la tua opinione in Parlamento (di te che gli hai votati), non la loro, soprattutto perchè li hai votati in quanto promettevano di avere la tua stessa opinione. se nascono altre questioni, per esempio etiche, il dissidente ha due possibilità: cercare di far cambiare opinione alla maggioranza nel suo partito (e nel frattempo appoggiare la decisione della maggioranza che lui non condivide: si chiama democrazia) oppure uscire dal partito uscendo anche dal parlamento, cioè dal luogo dove è arrivato grazie al partito, così può fondarne liberamente un altro con l’appoggio degli elettori che la pensano come lui. è molto semplice.

    • Di GeriSteve (---.---.---.74) 26 marzo 2013 02:10

      Ma tu te la canti e te la suoni, nel senso che tu affermi e poi ti applaudi da solo le tue affermazioni:

       

      " appoggiare la decisione della maggioranza che lui non condivide: si chiama democrazia"

      MA CHI L’HA DETTO CHE SOGGIACERE ALLA MAGGIORANZA SIA DEMOCRAZIA?

      " oppure uscire dal partito uscendo anche dal parlamento"

      MA DOVE STA SCRITTO?  nella bibbia? nel corano? nell’isegoria pensiero?

      e dopo che si è spogliato del ruolo di parlamentare:

      " può fondarne liberamente un altro con l’appoggio degli elettori che la pensano come lui. è molto semplice"

      E’ SEMPLICE  E GIUSTO OPPURE E’ UNA TUA SEMPLICE FESSERIA APPROVATA DA ISEGORIA?

       

      GeriSteve

       

    • Di (---.---.---.254) 28 marzo 2013 02:44

      ahahahha....beh che democrazia sia "soggiacere alla maggioranza" lo dice la oramai plurisecolare tradizione della teoria democratica, anche se la formula non è esattamente questa, poichè si devono anche considerare i diritti della minoranza. il resto lo prendo come un simpatico siparietto.

  • Di (---.---.---.47) 25 marzo 2013 17:34

    Da giovane, quando cominciai a interessarmi di politica mi capitò di assistere a due operazioni di trasformismo a breve distanza l’una dall’altra. Un notabile della mia città, in prov. di Caserta, maggiorente locale del PSDI (partito socialdemocratico) non avendo ottenuto la candidatura alle elezioni parlamentari si trasferì; armi e bagagli, nel PRI (partito repubblicano). Poco dopo un altro notabile locale, per gli stessi motivi di mancata candidatura, traslocò dal PLI al PRI.

    Pensai tra me: questi sono finiti, alle prossime elezioni i loro consensi saranno falcidiati e se ne andranno finalmente a casa.

    Sorpresa delle sorprese - ma solo per me, giovane ingenuo - i due uscirono rafforzati, in particolare quello che era passato dal PLI (partito di opposizione) al PRI (partito di governo),

    Capii allora che il rapporto tra elettore e candidato non era quello delineato dai principi costituzionali, ma dalla regola clientelare dell’appartenenza. Al cliente nulla interessava delle beghe partitiche del patrono, ma solo era interessato ai possibili benefici clientelari personali, quindi poteva tranquillamente votare il suo referente in qualunque situazione si trovasse e qualunque cosa avesse fatto, il rapporto con il quale poteva sciogliersi solo in caso di mancata risposta ad un bisogno personale dell’elettore.

    Alla base del trasformismo (oggi rinominato scilipotismo) c’è quindi un difetto nel rapporto politico che lega l’eletto con l’elettore. Difetto che non può essere corretto dall’instaurazione del vincolo di mandato.

    Ma tutto questo riguarda la democrazia rappresentativa, non quella diretta.

    Nella democrazia diretta l’eletto è solo un rappresentante, più o meno occasianale, di cittadini che gli delegano funzioni in quanto loro occupati e impossibilitati ad assolvere di persona. In questo caso è evidente che l’assenza del vincolo di mandato è lesivo dei diritti dei cittadini deleganti. L’eletto è li ad assolvere compiti concordati nell’assemblea dei cittadini, se non lo fa può e deve essere immediatamente sostituito.

    In un caso del genere quidi non c’è alcuna mediazione di partiti e il vincolo non è verso il partito ma verso l’assemblea degli elettori. Se ci fosse il partito a mediare tra elettore ed eletto allora non saremmo più in democrazia diretta , ma in quella Rappresentativa.

    Ma riuscite voi a immaginare un Parlamento dove i deputati sono diretta espressione, con vincolo di mandato, di un’assemblea generale - o di voti - di un collegio elettorale come quello dove voto io fatto di 4 province Salerno, Avellini, Benevento e Caserta, con circa tre milioni di abitanti??!!??

    E riuscite a immaginare una forma di controllo che gli elettori di questo collegio possono esercitare quotidianamente sui loro eletti??

    Ma anche se si facessero tanti collegi uninominali, il rapporto continuerebbe a essere di uno a 80 / 90 mila abitanti, E ammesso che con i moderni strumenti si riuscisse a trovare il modo di effettuare verifiche periodiche del mandato affidato all’eletto, il deputato cosa diventerebbe un semplice portavoce degli interessi di quella piccola comunità di 90.000 persone e non del popolo italiano. Il Parlamento sarebbe ridotto a sede di rappresentanza - non degli interessi generali del popolo italiano - ma della miriade di piccole comunità di 90 / 100.000 abitanti.

    VI SEMBRA SERIA UNA COSA DEL GENERE ??!!??!!

  • Di paolo (---.---.---.121) 25 marzo 2013 19:35

    L’errore ,a mio modesto parere ,di Isegoria è quello di pensare che l’atto democratico si svolga nel partito e poi il Parlamento ratifica le decisioni dei partiti .

    Intanto c’è da rilevare che questo parte dal presupposto che tutti gli aventi diritto siano iscritti ad un partito e che quindi che possano partecipare ad una decisione ,con tutti i limiti di democrazia interna che dice Geri e con i lilmiti pratici che dice xxx.47 (no,non è una cosa seria ) .

    Poi si prescinde dal fatto che la nostra è una democrazia parlamentare ,che significa luogo di discussione in cui si trovano punti d’incontro e si prendono le decisioni .Il Parlamento è la sintesi della democrazia perché consente una rappresentatività della società nel suo insieme .
    Il ruolo dei partiti è affatto differente ,non è organo decisionale e solo organo rappresentativo delle varie istanze che provengono dalla società ..
    Chiaro ?

    • Di Isegoria (---.---.---.254) 25 marzo 2013 20:04
      Isegoria
      Quello che si richiede (ripeto, non da me o da grillo, ma da una bibliografia sterminata) è questo:

      La democrazia interna al partito serve a far competere democraticamente le posizioni interne al partito. Quella che di volta in volta è la maggioranza sarà la posizione del partito in Parlamento. Il Parlamento, a sua volta, serve a far competere democraticamente tra loro le maggioranze di partiti opposti. Le minoranze all’interno di ogni partito hanno il DOVERE di seguire il volere della loro maggioranza e il DIRITTO di diventare loro stessi maggioranza.

      Paolo, finalmente, si tradisce.
      Il parlamento è decisionale (quindi "libero"), il partito è rappresentativo. Il problema è proprio questo. La rappresentanza libera annulla di fatto la rappresentatività del Parlamento. E’ un dato di fatto. Non dipende da qualche "saggezza" di antichi costituenti ma semplicemente da ragioni storiche nel rapporto tra monarchia e borghesia nascente.

      Poichè mi sono accorto che i miei interlocutori sono persone intelligenti (ho letto nel frattempo altri loro interventi in questo sito) credo che non sia possibile che non capiscano quanto ho ripetuto fino alla nausea. Devo concludere che siano infastiditi dal fatto che Grillo possa aver detto qualcosa di intelligente. Allora facciamo così. Lasciate perdere Grillo. Fate finta che il titolo è questo: Vincolo di mandato. Perchè ha ragione Kelsen (ma metteteci chi volete, Ginzborg, Chomsky...) e poi riflettete la cosa con più attenzione e calma.
  • Di paolo (---.---.---.121) 25 marzo 2013 20:58

    Guarda che Grillo non c’entra ,per il sottoscritto Grillo è un ectoplasma intellettuale .
    Non giocare sulle parole . Partito "rappresentativo " significa collettore di istanze ,di idee ,di ideali .Punto

     

  • Di (---.---.---.109) 25 marzo 2013 22:59

    Riconfermo: l’articolo serve solo a dare una patente di democraticità interna ai 5S ed a confermare questa democraticità "liquida" ed orizzontale tramite "la rete"; tutto già clamorosamente smentito da Grillo in persona che parla di invasione di trolls-fake-addirittura multinick, in sostanza: chi scrive, vota etcetera, potrebbero essere indifferentemente multinazionali, lobby, poteri mafiosi, la Fornero, amici di Berlusconi e di Gargamella che contribuiscono sì al benessere di Grillo, ma indirizzano il voto come meglio credono. Un falso...!
    Le articolate spiegazioni giuridico filosofiche altro non sono che l’inutile scena, la foglia di fico a sostegno .......del nulla
    concordo con Paolo sul partito rappresentativo: un esempio: programma 5S, Articolo 1 Reddito di Cittadinanza - concordano tutti, anche gli avversari è ovvio! ora per applicarlo Grillo decide che la norma sia: preleviamo dagli allevatori di polli quanto serve al finanziamento ergo, se un Parlamentare 5S gli manda un Vaffa ha correttamente interpretato l’art 67 = Differenza fra il fine ed i mezzi utilizzati per raggiungerlo.
    Capittttttoooo!
    Enzo

  • Di Isegoria (---.---.---.254) 25 marzo 2013 23:20
    Isegoria

    enzo infatti hai ragione, se tu leggessi le "articolate spiegazioni giuridico-filosofiche" scopriresti che quanto detto da te non è in contraddizione con l’articolo. è che voi avete la fissa di grillo..io ho messo la parola grillo nel titolo solo per attirare lettori, non me ne frega niente di grillo....il problema serio è il vincolo di mandato, da cui dipende la nostra minore o maggiore partecipazione alla democrazia in questo paese. ed è un problema serio.

  • Di (---.---.---.109) 26 marzo 2013 19:17

    Isegoria, la risposta è doverosa, ti ringrazio per il tuo "controcommento", permettimi di riaffermare che quando scrivi che il partito di Grillo è il meno antidemocratico......., mi fai saltare la mosca al naso!!. (punto) proseguendo nella spiegazione tu dai una specie di Patente di legittimità all’affermazione di Grillo facendola passare per il referendum della base;
    a supporto di tutto ciò le autorevoli riflessioni, che sono troppo ignorante per commentare.
     
    Ma se tu rendi giustizia a ciò che è 5S allora tutti i riferimenti saltano:
    Movimento 5Stelle ha un proprietario; Il blog è totalmente permeabile da parte di chiunque abbia voglia di alterare i numeri di un "referendum".
    Allora, l’art.67 diventa intoccabile, addirittura premonitore di possibili svolte autoritarie e/o lobbistiche all’interno di un partito.
    (in pratica: in scienza e coscienza nessun partito, movimento, lobby, possono pretendere che un parlamentare voti contro il suo personale sentire)

    Come in tutte le medaglie c’è un’altra faccia: lo scilipotismo, ma non vedo una medicina per questo, solo una possibile ulteriore trincea data da consuetudini che in Italia non ci sono, ma che in Francia ed in Germania (i Paesi più simili a noi), che hanno due sistemi elettorali diversi, entrambi " partiti ideologgizzati" entrambi "bipolari di fatto", "entrambi con circoscrizioni" entrambi con "elettorato maturo e preparato" che dunque voterà il meglio che ha a portata di mano ma anche pronto a cambiare poichè non si tratta di ideologie dogmatiche:
    Partiti ideologgizzati:

    Socialisti o Socialdemocratici,l’ideologia è chiara, quasi sempre alleati con i Verdi che sono una "attenzione particolare e specializzata" alla visione più attenta alla comunità, socialdemocratica,

    Cristiani e liberali: non ci sono partiti Cristiani in Francia ed i liberali sono i gollisti ma poco importa, i Cristiani sono il partito di ideologia liberale più grande in Germania ma non hanno nulla a che fare con i Cristiani italiani dato che in quel Paese la componente Cristiano/protestante credo sia maggioritaria (ed i protestanti sono tutt’altro dei cattolici) Lo dico con cognizione di causa visto che il tedesco è la mia seconda lingua madre.

    Poi le loro ali "radicali" di sinistra e destra......

    In Francia, collegio a doppio turno: è evidente che i partiti maggiori sono favoriti, il candidato eletto risponde ai suoi concittadini, si presenta in un partito "ideologgizzato" se cambia sponda ne deve rispondere "sull’uscio di casa sua,

    In Germania: proporzionale con forte sbarramento, candidati di collegio, partito "ideologgizzato", l’eletto ne risponde ai vicini, spesso ancora con il chiodo di Wilhelm in testa.

    Pochè il Partito ha degli ideali dunque un fine chiaro, poichè si tratta di gente piuttosto seria, disciplinata e selezionata, i mezzi che utilizzerà dovrebbero essere in linea con la campagna elettorale e dunque il deputato eletto avrà assai meno dubbi di schieramento e si concentrerà più sui migliori mezzi programmatici, materiali, progetto industriale e territorio da utilizzare; il resoconto del suo mandato si svolge sul "cosa hai fatto?? non su strane e contorte postideologie...

    Che resta?: se non si creano condizioni complessive decenti e con confini ideologici (non dogmatici sia chiaro), noi possiamo cambiare leggi costituzione sistema 100 volte al giorno e non arriviamo da nessuna parte. Nelle condizioni Italiane, mia opinione, è preferibile il rischio Scilipoti che avere i soldatini guidati per legge,(o contratto ultraprecario)

    Sono stato prolisso, scusa
    Enzo

  • Di (---.---.---.254) 28 marzo 2013 03:09

    sono assolutamente d’accordo con te. anche se non credo che grillo e casaleggio non concedono una VERA democrazia diretta interna perchè sono cattivi e tramano nel buio, ma perchè avranno ricevuto delle pressioni... portare in parlamento un partito al 25% con democrazia diretta interna è una cosa GROSSA, molto grossa, negli anni 70 le destre organizzavano golpe per molto meno. quindi casaleggio si terrà stretto i codici html per truccare le votazioni nei momenti giusti. ma semplicemente perchè la storia ci insegna che la democrazia diretta (o maggiore democrazia) non si ottiene senza sangue, non viene regalata da un palco da un comico.


    Detto questo, in generale, bisogna dire che il m5s è attualmente l’unica forza politica che poteva avanzare queste proposte (il ché è triste), perchè è l’unica comunque che al suo interno ha sviluppatp ideali di democrazia diretta (non bisogna dimenticare infatti che a livello comunale e regionale la loro democrazia diretta funziona DAVVERO, e questa è una cosa senza precedenti in Italia). Comunque anche se ci troviamo d’accordo sul fatto che a livello nazionale il M5S sia antidemocratico, continuo a dire che è il meno antidemocratico, perchè forse non hai letto lo statuto del PD, perchè le primarie sono lo strumento lobbistico/personalistico per eccellenza, perchè in parlamento adesso potevamo starci io e te se 3 anni fa cazzeggiando su internet ci fossimo iscritti, anche per gioco, al M5S e avessimo detto tramite webcam cazzate sulla permacultura....non penso che questo sarebbe potuto succedere con il PD (e nel caso specifico aggiungerei che questo è un pregio del PD, perchè, ripeto, la democrazia nel m5s, anche quella funzionante, è stata organizzata con i piedi...)..
  • Di (---.---.---.115) 1 aprile 2013 18:38

    Bubbole forbite >

    Difficile pensare e ancor più credere che i Padri Costituenti non avessero ben presenti le varie teorie sulla rappresentanza politica.

    Forse hanno voluto e saputo distinguere tra il “portavoce” di 2-300 compaesani (v. consiglio comunale, ..) e il “rappresentante” del bene comune a 100-200 mila cittadini.
    C’è di più.
    Ancora oggi non sarebbero d’accordo con chi (v. Berlusconi) farebbe votare soltanto i Capigruppo di una pattuglia di meri “soldatini”.
    Viceversa, hanno deciso di non coartare la “libertà di coscienza” (o libero arbitrio) assicurando il voto segreto.
    Per certo non immaginavano che, in nome della democrazia diretta, appena 20 mila prescelti (gli iscritti) bastassero a scegliere, on line, 1/6 dei parlamentari di oltre 40 milioni di elettori.

    Sintesi.
    Nessuno nega ad una forza politica (v. M5S) di far valere un suo vincolo di mandato interno. Dovrebbe però dimettersi Pizzarotti che, da Sindaco, non è riuscito a “fermare” l’inceneritore di Parma.
    Stare in Parlamento non è performance da teatrino di Pantomima e Rimpiattino

  • Di (---.---.---.121) 10 febbraio 2016 10:44

    Consiglio prima di dibattere sullo scottante tema del vincolo di mandato di informarsi non solo sulla normativa vigente ma anche sulla sua storia leggendo questa dissertazione, in particolare il punto 7:

    https://www.facebook.com/democrazia...

    Ci si renderà conto che il punto è porre rimedio ad un sistema ormai insostenibile che ha ampliamente dimostrato la sua inadeguatezza, cioè quello della delega incondizionata a figure che oggi chiamiamo politici ma che di fatto si comportano sistematicamente come truffatori. Se la legge non pone ancora rimedio a questo vulnus, ben venga il tentativo di introduree il vincolo di mandato tramite scrittura privata di Casaleggio e Grillo.

    • Di (---.---.---.192) 11 febbraio 2016 11:36

      Scusa ma chi sono gli autori di questa dissertazione? Per capirci gli autori sono qualificati per essere ritenuti attendibili e preparati? In questa discussione mi sembra che uno dei pochi che ha nozioni di diritto costituzionale sia Paolo, del quale condivido le spiegazioni, il resto sono prevalentemente commenti intimistici.

  • Di giuska (---.---.---.252) 10 febbraio 2016 13:24

    Interessante analisi, inoltre ti ringrazio per alcuni spunti che mi hai dato, vale la penna approfondirli.

    Grazie
    Giuska

  • Di (---.---.---.209) 11 febbraio 2016 00:32

    Legge elettorale con preferenze benvenga la libertà dal vincolo in modo che se il mio eletto viene spinto dal partito a compiere un’azione a me sgradita, agendo nel mio interesse possa essere libero di non seguire il diktat. In una legge elettorale con liste bloccate, io voto un partito e quindi non l’eletto che dovrà essere ’vincolato’ a seguire le direttive di quel partito che ho votato.

    Se oggi contiamo la rappresentanza del parlamento, essa differisce in maniera abnorme dall’ultimo esito elettorale. Eppure il parlamento sta legiferando come se nulla fosse. Cos’è cambiato? Le intenzioni di voto degli elettori? Chi ha deciso per queste nuove percentuali di rappresentanza, gli stessi eletti? Imerio.

  • Di Enzo Salvà (---.---.---.98) 6 settembre 2017 08:05

    Grande Pinux e Mazzuccato, riprendere un articolo del 2013 fa memoria storica. Non c’è oggi in Italia un partito che abbia rispettato il mandato elettorale, addirittura non rispettano nemmeno se stessi ed i loro atti fondativi. In ultimo, Sig. Mazzuccato, le lobby sono state "sdoganate" da Di Maio per 5s a Cernobbio qualche giorno fa: lui le ha chiamate "portatori di interesse" e non ci vede più nulla di male. 

    Un Saluto
    Enzo

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