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(In)ter(per)culturando: ’Maria De Filippi’ di Emanuele Kraushaar

- C’ho la nausea delle belle ragazze, sono tutte uguali in trasmissione.
- Non è vero, quella molisana che hai eliminato sembrava di un altro pianeta.
- Sì, quella era dolcissima.
- Perché l’hai eliminata poi? Non l’ho mai capito…
- In esterna con lei al Terminillo mi sono emozionato sul serio.
(pag.136)
 
 
‘Maria De Filippi’ di Emanuele Kraushaar (terza uscita nella collana Iconoclasti di Alet, novembre 2011, pag.138, euro dieci) è un libro che, in alcuni approcci, cavalca la stessa onda dell’apparente protagonista a cui si deve l’immagine in copertina e soprattutto il titolo: lucido, consapevole, ironico, tocca le corte di alcuni sentimenti comuni amplificati dal mezzo di comunicazione di massa ovvero 'la tivvù' – specie di taluni emarginati, alla ricerca della visibilità o dell’amore che poi non esiste per loro stessa ammissione.
 
Si tratta d'una raccolta di brevi racconti, quasi ogni pagina racchiude uno stralcio narrativo a se stante, quasi accenni a lasciare sospeso molto eccetto le poche parole scelte per dipingere scenari che nelle diversità hanno evidenti leitmotiv su cui si regge la pubblicazione: l’ossessione, la follia, la visione e la ricerca di una donna – conduttrice, ideatrice quanto personaggio a sua volta di quotidiani spettacoli televisivi – ma anche la necessità di uscire dalla solitudine senza fondo, le fobie, le brutture di un vivere senza desideri, spesso nascondendosi al mondo (fisicamente, rintanandosi in casa, o investendo energie in ‘maschere’ che si sciolgono davanti ai riflettori romani).
 
Va detto che in questo libro non mancano le contraddizioni.
In termini di contenuti, Kraushaar si affida alla propensione per la narrativa breve, fulminante, per colpire il lettore insistendo appunto sui leitmotiv ma variando i registri, a volte si sorride, altre l’amaro in bocca resta a lungo, perfino un certo urticante bruciore tra i polpastrelli.
 
In termini di ‘contenitore’, evidentemente sono state fatte scelte precise, necessarie (forse) a introdurre il libro sul mercato avvalendosi delle keyword potentissimi in grado di attirare gli indici di gradimento, gli ascolti di chi compra libri guardando la tv e condividendo coi personaggi di ‘Uomini e Donne’ una vasta gamma di ‘non opinioni’, cliché, sentimenti pilotati usa e getta.
 
Peccato però che contenitore e contenuto non c’entrano l’uno con l’altro, non quanto basta ad amalgamarli, a renderli funzionali tra loro bensì restano funzionali separatamente. E non si può che dar ragione a Franz Krauspenhaar che nel lit-blog ‘La poesia e lo spirito’ (dove pubblica lo stesso Kraushaar, scorrendo i suoi post se ne rintracciano alcuni che sono poi entrati nel libro o comunque entro lo stesso 'spirito-guida' ) sottolinea il peso delle scelte nella copertina, ad evidenziare quanto le apparenze – in questo libro – remano contro le intenzioni e le profondità che l’autore cerca di sfiorare al di là del glamour e la popolarità del fenomeno in sé: 
 
Fa abbastanza incazzare invece che all’Alet, sotto il nome della collana – Iconoclasti – sparato in grande come sulla copertina di Vanity Fair, (e uno lo prende subito per il titolo del libro) e sopra la faccetta di Maria De Filippi fotoshoppata, il nome dell’autore l’abbiano stampato più in piccolo di quello della conduttrice (che sarebbe il titolo del libro.) Una furbata di mercato che rovina un po’ la festa e che me le ha fatte abbondantemente girare, nonostante sia ormai avvezzo da parecchi anni alle stronzate di certi operatori del settore. Dunque il tutto è stato studiato dagli spin doctor della Alet per far credere all’acquirente di stare acquistando una biografia della conduttrice scritta da lei e dal Kraushaar col titolo “Iconoclasti”, che fa senz’altro figo. Ma se hai una certa sensibilità e un certo senso estetico questi sono gli effetti collaterali che ti devi beccare di questi tempi molto poco allegri. Nonostante gli editori, certi libri restano comunque dei bei libri” (pezzo del 2 dicembre scorso)
 
In proposito aggiungo che il titolo in sé non è azzeccato, nel senso che scatena troppi immaginari poi traditi dall’effettiva narrazione di Kraushaar (il quale, ovviamente, ha scritto quello che voleva, di certo non in funzione del marketing in senso stretto, pur avendone, a mio avviso, piena consapevolezza): il punto d’osservazione e scrittura dell’autore è parziale e tale resta fino alla fine, Kraushaar si occupa di uno solo dei programmi di Maria De Filippi che è appunto ‘apparente protagonista’ perché in ogni storia (o quasi) lei c’è, ma per richiamo del narratore che a sua volta varia in ogni storia cambiando il personaggio che va in scena esattamente come nella nota trasmissione tv in perenne valzer di corpi, volti tirati a lucido e intrecci radiografati dalle riprese.
 
Quando il vuoto è una voragine più grande di me, prendo un paio di scatolette di tonno, un pacchetto di cracker, una bottiglia di coca-cola in plastica da due litri e mi butto sul letto. Accendo la televisione e incomincio a fare zapping tra i programmi. [..] Poi mi guardo qualche minuto di Uomini e Donne. Mi hanno sempre eccitato quelle ragazze che stanno lì per il tronista. Chiudo gli occhi e penso di essere io il tronista e che tutte stanno lì per me. Ma il vuoto adesso mi sembra gigantesco. Allora cambio canale.
(pag.21)
 
Non si tratta insomma di una trattazione sul ‘fenomeno De Filippi’, e non si tratta nemmeno di entrare nelle pieghe di quanto, i programmi da lei condotti o ideati, sono entrati nelle case degli italiani tra critiche e battute per poi rimanerci in pianta stabile; infine non si tratta neanche di provare a guardare Maria De Filippi attraverso altre ‘lenti’ o angoli rispetto a quanto emerge (poco) dal gossip quanto dalle rare interviste o comparsate in altre reti e contesti (ancora meno). La parzialità del libro, inibisce tutto questo e chi ha seguito negli ultimi dieci anni l’escalation di questo personaggio televisivo non può non notare le complessità appena accennate quanto quelle mancanti.

Il vero protagonista, a mio avviso, è il circuito di ‘Uomini e donne’ inteso come mondo parallelo che fagocita ex persone già personaggi ancora prima di varcare la soglia degli studi perché l’accendere il televisore, il seguire dibattiti su ‘chi è vero e chi no’, quanto ‘esterne’, baci con la telecamera puntata sulle labbra, pianti, uscite di scena teatrali, riprese… tutto questo trasforma i narratori in personaggi di singolari schegge di storie a deformare disperatamente il proprio reale, alla ricerca di ‘altro’ a coprire le brutture del proprio vivere, per non dover guardare ciò che manca anche se poi, alla fine, è esattamente quello che resta.
 
“A volte per rimpicciolire la mia disperazione accendo la tv e guardo Uomini e Donne di Maria De Filippi.
Quello è un programma che mi mette allegria, perché lì sembra che l’amore esista davvero.”
(pag.68)
 
È un libro che si legge con una rapidità disarmante, la lingua di Kraushaar è volutamente immediata, rapidissima e semplice celando poi (a tratti) tra periodare brevi, retrogusti ben più articolati e complessi dell’apparenza. Tra dialoghi ‘crudi’, brevi monologhi, e resoconti come se si parlasse durante un’intervista tv, i personaggi si schierano davanti al lettore, scorrono veloci, fuori uno, dentro l’altro. Sono tanti, questi personaggi, ma ritornano spesso quei tratti comuni che urlano tutta l’impossibilità di uscire dal ‘circuito’, la disperazione per l’eliminazione che apparentemente viene dalla bocca del ‘tronista’ di turno, in realtà arriva da ciò che non è, il televisore quanto il programma nello specifico.
 
Peccato che Kraushaar, acuto e lucido, non si sia affacciato oltre ‘Uomini e donne’ (e solo nella versione 'young', mentre la variante degli ultimi due anni per gli 'over', che sta mostrando altre diramazioni mediatiche, è rimasta esclusa dalla trattazione), oltre il gradino dove Maria De Filippi siede coi jeans di sempre, oltre il suo mediare aggiustando la realtà del teatrino di turno nella striscia pomeridiana: peccato perché anche altrove il ‘fenomeno De Filippi’ ha fagocitato spettatori, sentimenti e dinamiche che hanno saputo (e ancora lo fanno) colpire alcune delle grandi fragilità degli italiani ormai in quasi tutte le generazioni: dai ‘non più giovani’ ai giovanissimi passando per gli adulti in senso ampio: l’assenza di sogni, la perdita di sé, le fatiche senza riuscire a costruire qualcosa in cui credere, cedendo a incastri familiari e professionali indigesti, poco vicini a ciò che si è e allo stesso tempo negando proprio ciò che si è per essere tutti ‘belli’, ‘perfetti’, ‘invidiati’, ‘scintillanti’, e ‘vincenti’.
 
 
Non è importante che il tronista miscelga, ma anzi che venga trattata male da lui così poi magari mi eliminano, ma se piaccio a questa Daniela e di conseguenza al pubblico dello studio che si fa influenzare e poi al pubblico di casa e a quello di internet, Maria magari mi sceglie per fare la tronista. Allora poi faccio la tronista e cerco di apparire sincera e onesta. Scelgo un ragazzo che non sia troppo furbo e nemmeno di quelli che si sa che diventano popolari. Poi se ho successo sui giornali tra tira e molla con questo e nuovi flirt, magari riesco a agganciare un calciatore o ancora meglio il figlio di qualcuno che lavora in tv.
(pag.24)
 
Annotazione a margine: la curatrice della collana, Giulia Belloni, forte presenza in quell’editoria di ricerca, che osa alzando la posta in gioco, dedicandosi fino alla sfinimento a scritture e storie che, in un qualche modo, fanno parlare, magari dividono, eccedono ma di certo non passano inosservate: introduce il suo terzo ‘cucciolo’ per Alet con un breve pezzo che consiglio di leggere come ‘ultimo tassello’ di un prodotto editoriale per l’appunto contenuto-contenitore sfaccettato, contradditorio che Belloni contestualizza con asciutta precisione rispetto a quel nome-keyword voluto per la copertina (Maria De Filippi).
 
“I telespettatori tendono perlopiù a riconoscersi nei suoi ospiti (e non dimentichiamo che l’identificazione è uno dei motori principali dell’avvio del processo d’innamoramento)”. (pag.6)
 
 
Link
La collana ‘Iconoclasti’ sul sito di Giulia Belloni.
La scheda del libro sul sito della casa editrice.

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