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 Home page > Tribuna Libera > In morte del maestro Abbado (e della Cultura)

In morte del maestro Abbado (e della Cultura)

Non mi fa certo piacere la scomparsa del senatore a vita Abbado, ma quanta retorica sulla cosiddetta cultura.

La Cultura, che poi è quella delle classi dominanti, e fruita in genere solo da esse, è una retorica sulla cui validità ci sarebbe molto da dire. Credo che sia diffusa l’idea che la Cultura migliori le persone che ad essa si avvicinano, ma questa convinzione non ha riscontro nella storia sociale visto che categorie di cittadini più acculturate e frequentatrici di teatri, eventi musicali, gallerie d’arte, divoratrici di libri di generi vari, letterari o filosofici, da secoli nella vita reale sono state feroci dirigenti politici, religiosi, industriali, agrari, che hanno spremuto anche fino alla morte le classi subalterne da cui ricavavano il loro benessere.

Anche oggi abbiamo la dimostrazione geometrica che la classe politica di ladri e incapaci che infesta il nostro Parlamento è formata da avvocati e laureati vari, e credo che buona parte degli industrialotti lombardi che in pompa magna frequentano la prima della Scala di Milano affidano alla camorra i rifiuti industriali tossici che vanno ad inquinare e uccidere le popolazioni del casertano.

La cultura, in senso generico come viene spacciata, non migliora né peggiora le persone, semmai è l’etica, sia quella sociale che quella religiosa che dovrebbe ancorare le scelte delle persone a valori condivisi e professati, ma oggi un’etica sociale non esiste più e nemmeno i cristiani dichiarati si comportano rispettando il loro credo. Insomma, Dio e Marx sono morti da un pezzo.

Oggi il mondo, in barba a qualsiasi “cultura”, è dominato dalle forze economiche, dalle banche, dalla potenza militare, dal capitalismo che ha travolto anche i paesi che si dichiarano comunisti, dove le classi subalterne vengono tenute nella precarietà, in regimi di maggiore sfruttamento che in passato, nella paura, in ambienti inquinati e nocivi, senza futuro e senza speranza di uscire dalla propria condizione di schiavi salariati.

Faremmo il tifo per la “cultura” se uno famoso, come il maestro Abbado e notoriamente colto, all’atto della sua investitura a senatore a vita, di fronte al Presidente della Repubblica, avesse rinunciato alla carica sostenendo che il Senato è un ente inutile, costoso, da chiudere e con i soldi risparmiati pensare ad un reddito per i disoccupati. Comunque pace all’anima sua!

 

Commenti all'articolo

  • Di paolo (---.---.---.3) 21 gennaio 2014 00:50

    Magari potevi dire che "ti dispiace " ,invece di dire che non ti fa certamente piacere che non è la stessa cosa. Abbado è stato un grande musicista che ha reso onore al paese , dovresti esserne orgoglioso.

    Poi il tuo modo di ragionare per categorie , tipo " avvocati e laureati vari " che a tuo dire sono il male assoluto è al limite del surreale . A parte il fatto che in Parlamento c’è un folto gruppo di ignoranti catastrofici che hanno combinato di tutto e di più (ti segnalo un certo Razzi ) ,il compito della cultura (che non coincide necessariamente con una laurea -vedi Scillipoti ) non è quello di trasformare un delinquente in un santo , sarebbe bello ma purtroppo non è cosi’ , semmai è quello di fornire gli strumenti di giudizio critico , la capacità di discernere ,insomma di capire ciò che succede per poi poter fare delle scelte consapevoli (nel bene e nel male). Dici invece bene quando sottolinei che dovrebbe essere il senso etico ( e l’educazione morale aggiungo io ) a rendere le persone migliori . Non c’entra invece nulla il riferimento a Dio e Marx che occupano semmai uno spazio ideologico e che con l’etica c’entrano come i cavoli a merenda.

    Infine trovo grottesco che tu rimproveri ad Abbado il non aver rifiutato l’incarico di senatore a vita . Per una volta che viene eletto senatore uno che se lo merita (avendone pienamente titolo) è veramente il colmo . Ma l’origine del tuo risentimento è nota ed è tutta politica .Lo sappiamo .
    ciao

    • Di paolodegregorio (---.---.---.47) 21 gennaio 2014 13:15

      accetto la critica sulla forma, e integro il mio pensiero.


      Non approvo la retorica che parla di CULTURA riferendosi alla musica classica come se questa riuscisse a influenzare positivamente comportamenti umani. Magari fosse vero! In realtà è ininfluente!
      Appaga solo il soggetto che la ascolta, che generalmente appartiene alla classe borghese e non modifica affatto il suo agire e non mi pare giusto destinare grandi somme per tale sollazzo invece di destinarle magari al "reddito di cittadinanza" per non lasciare nessuno alla fame. 

      In realtà e purtroppo altra è la musica che viene indirizzata verso le classi popolari e qui si che modifica comportamenti, ad esempio Vasco Rossi con la sua "vita spericolata" è stato seguito da generazioni anche nei comportamenti, con discoteche piene, ritmi umani assurdi e fino alla indifferenza sulle morti del sabato sera.
      Anche la tv concorre con i suoi spettacoli tipo "uomini e donne", e molti altri, a influenzare comportamenti popolari.
      E tutto questo viene definito "cultura popolare".

      Non approvo questo andamento e disprezzo chi imbroglia la gente. Apprezzo invece, insieme all’etica che deve essere la base dei comportamenti, tutti gli impegni verso la conoscenza della realtà sociale, della storia, dell’economia per non farsi imbrogliare nelle scelte quotidiane, insomma per passare da sudditi a cittadini consapevoli. 

       

  • Di (---.---.---.128) 21 gennaio 2014 11:53

    Ci sono dei corsi per disimparare a leggere e scrivere. Perchè non ti iscrivi?
    Leggere è pericoloso. Può dare idee. Cultura. Apertura mentale. Brrrr....

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