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In lutto un borgo intero | Sapri piange

Per chi come noi, stranieri quand’anche estranei, si trova a sostare, suo malgrado, in quel di Sapri cittadina, è la veste in cui essa si propone a esser fatto assai curioso. Su e giù per le stradine, a tratti sì sconsolate, riecheggia un’oscura voce, dal lamento più che dal canto vivo, di morte e già lutto d’un borgo un tempo ameno, pure florido e attraente. A sedere e ascoltarla tocca il cuore sentirla piangere sé stessa in terra aliena, così arida e abbandonata da chi stesso l’abita fiero… non c’è niente, è tutto morto, anche i giovani a vederli stanchi.
Non a torto a voler guardare, perlustrando pur le pieghe, non vi è un gran fermento in quel di Sapri sì deserta. Esercizi e attività, in vita storiche realtà, che qui chiudono e svendon tutto. Al tempo d’oggi di un nomadismo già digitale non si registrano né hotspots né internet cafè, e tanto meno le note aree WI-FI free. I giovani e meno giovani che languono in cerca d’evasione si cullano l’illusione di trovar sollievo in quei veleni d’ogni sorta. Il lavoro, rudimento epico d’una nazione sedicente, quando c’è, è malpagato, disonorato, nella tempra pur svilito. Il disagio, assai diffuso e d’ogni stampo, quando non negato, è minimizzato, sminuito e, infine, ignorato – eppure anche qui vi è chi s’uccide. Quell’Altro stesso, pur eguale, che si trova, sua disgrazia, a manifestarlo il disagio, vuoi nel fisico o verbalmente, si scopre isolato, abbandonato, quando non impallinato o meglio ancora: dichiarato pazzo.
L’impotenza è generalizzata, non si sa che dire, non si sa che fare, al di là delle amministrazioni nemmeno Dio è di grande aiuto. Le parrocchie, sue rappresentanze, già condiviso han solo il nome di Cristo, unica sorte, soltanto ora tentano il dialogo a sospensione d’una sovranità in essenza assai ingiusta.
E mentre a Sapri, qui sul posto, vi è da un lato chi ancora attende il santo tavolo d’una concertazione o chi il verbo va cercando, vi è già, da quell’altro, il morto che avanza in processione ignorato e accompagnato dalle note, dolenti e pur strazianti, d’un canto greve della prefica, unica voce nel silenzio d’una terra in cuore prospera. Resta sempre la speranza che pure il lezzo salga in cielo a risvegliarlo uno stesso dio e in lui la volontà di resuscitarlo, l’umano morto.
#senzatettosapri #sapri #dio #morte #resurrezione #eradigitale
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