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A Sapri la Bandiera Blu è importante, ma non troppo, poiché “la ottiene anche Capaccio”

… si staglia il verdetto come un cavaliere dell’Apocalisse sullo sfondo di un consiglio comunale appena trascorso e andato deserto - di cittadini nemmeno l’ombra - a rompere un silenzio (qui) atto a schermare freddamente una corte in fuga dalle pubbliche interrogazioni sulla mancata assegnazione, ripetuta sorte, della preziosa certificazione FEE Bandiera Blu alla piccola gemma del Mare del Sud di creduta ciceroniana memoria e oggi tristemente consumata.  

Tutto è sopportabile, rammentando Voltaire, tranne il disprezzo. Un atteggiamento siffatto, a testimoniare arroganza e superiorità, a spezzare i vincoli di ogni relazione invece di alimentarli, adottato sistematicamente da chi s’impone alla guida di una comunità, è a ferire la coscienza di cittadini già oltraggiati nel tradimento delle loro esigenze di credibilità, unite alle altre di fiducia e trasparenza, di cui un’amministrazione deve godere nel rispetto di un principio costituzionale di buon andamento degli uffici, e ancora, di cittadini altresì sazi, nel delirio e nella manifesta insufficienza per qualità di far fronte a compiti o funzioni di chi si vuole delegato, di assistere a pubbliche valutazioni che rasentano la mancanza di rispetto finanche nei confronti di una dimensione della cultura a curare il deposito delle esperienze che vengono da lontano e preparano il futuro, un deposito al quale tutti noi partecipiamo, o meglio: dobbiamo poter partecipare. 

Se è vero che 

la FEE (Foundation for Environmental Education) è un’organizzazione internazionale presente in 81 paesi dei cinque continenti e riconosciuta dall’UNESCO come leader mondiale nel campo dell’educazione ambientale e dell’educazione allo sviluppo sostenibile, incaricata attraverso i suoi programmi innovativi di dare la possibilità alle persone di intraprendere azioni significative e mirate per contribuire a creare un mondo più sostenibile; 

se è vero che 

nella fattispecie, la Bandiera Blu, è una certificazione ambientale volontaria rilasciata alle località turistiche balneari che rispettano criteri relativi alla gestione sostenibile del territorio;

se è vero che

fino a ieri Sapri si compiaceva, si gloriava, si infiorava il fianco sotto il cielo intonato al riflesso del vessillo blu;

se è vero che 

la logora tendenza all’inadeguatezza di gestione delle amministrazioni qui locali, grancassa già battuta in passato, tristemente irrisolta tuttora - a riguardare “lo stato di incuria e abbandono (oggi qui, qui, qui e qui), il continuo depotenziamento dei servizi locali (con l'ospedale in fase di lenta e inevitabile chiusura, la città tagliata fuori dal progetto di RFI sulla nuova linea dell’Alta Velocità Salerno – Reggio Calabria, le scuole verso il declino a chiudere una alla volta), le errate politiche territoriali derivanti dall’assenza di visione (oggi qui), dall’incapacità di ascolto e dall’inconsistenza politica del governo cittadino”- è ad asserragliare inesorabilmente le sorti di un borgo al tramonto…

perché ridurre, limitare, dichiarare inferiore la bontà di una realtà condivisa, di una comunità estesa che abbraccia ampi orientamenti in temi di educazione ambientale e sviluppo sostenibile, con strutture, risorse, investimenti e un folto numero di esseri umani a partecipare all’edificazione di mutate esperienze di vita, di pensiero, di cultura? È forse Sapri nelle condizioni di potersi ergere al di sopra di ogni parte? 

E poi: cosa c’entra Capaccio a dare la misura di una disistima? Una splendida città, sono a narrare illustre voci, la mia ignoranza confessando, che grazie alle sue coste sabbiose, le pinete e le vastissime pianure coltivate è a viversi in un contesto che lascia a bocca aperta. È davvero questo il modo in cui Sapri vuole essere-nel-mondo?

 

Sabina Greco

 

Foto Wikimedia Commons

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