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Ciarlatani, imbonitori, acchiappini: la baia di Sapri e le sue acque terapeutiche

“Per disintossicare l’organismo, per dimagrire, per togliere una marea di imperfezioni e anche per ridare salute al vostro corpo, usando le mie alghe semplicemente facendo il bagno mie signore riuscirete a calare tutti quei chili in più che avete accumulato…”

Baia di Sapri | Greco Sabina

bucava il video, chi ne ha memoria, Wanna Marchi, la strega della TV - a immortalarla Stefano Zurlo nel suo libro - in quegli anni di un’ascesa delle televisioni commerciali che sulle telepromozioni sono a fare la loro fortuna. 

Se Wanna Marchi con le sue alghe dimagranti della Bretagna in luogo della mortadella fu espressione di una Bologna che cercava di sembrare Milano, a Sapri di fortuna resta solo l’improvvisata del primo cittadino che per porre un freno alle lamentele di turisti e residenti, irritati e preoccupati per il mare in baia che si tinge di verde, puzza e si presenta patinoso, si vende il fenomeno delle alghe mirabolanti come se fosse la brutta copia del dottor Costa che incoraggia Pereira a ritrovare agio e salute alla clinica di Parede: vita sana, bagni di alghe, talassoterapia. Con la differenza che Wanna Marchi è un genio del male della televendita, il dottor Costa è un parto della fantasia del genio letterario di Tabucchi e il primo cittadino quale autorità sanitaria locale, così individuato dai tempi di un Regio Decreto, è responsabile insieme al consiglio comunale della condizione di salute della popolazione del suo territorio, con le seccanti lamentele del concittadino a figurare il tentativo, quand’anche sgraziato, di manifestare il diritto a esprimere le sue preoccupazioni e di trovare adeguata accoglienza da parte della pubblica autorità, come informa la stessa Convenzione di Aarhus. 

 

Ebbene, il mestiere di ciarlatano a comprendere ogni attività diretta a speculare sull’altrui credulità, a manipolare o trasfigurare la realtà esterna simulando circostanze inesistenti o - per contro - dissimulando circostanze esistenti, allo scopo di trarre vantaggio e utilità, foss’anche quelli di aver “posto un freno alle lamentele” di cittadini, residenti o di passaggio, turbati e disorientati alle prese con un fenomeno ai loro occhi e alle loro menti sconosciuto e inspiegato nell’imminenza, non è ruolo che si addice alla Pubblica Amministrazione, all’autorità sedicente, dotta e competente. A maggior ragione quando è a trattare temi e questioni di salute individuale e di collettività - nemmeno l’incolpevole e serafica sciatteria è qui sufficiente a giustificare e legittimare l’artifizio atto a insinuare soltanto un pericoloso relativismo terapeutico.

 

Gli esperti non ne fanno mistero: riconoscere e dichiarare la bontà ipotetica di un'acqua, nella fattispecie ad uso esterno, è un percorso lungo e puntuale che richiede di soddisfare specifiche regole e criteri dettati dal Ministero della Salute e tecnicamente redatti dal Consiglio Superiore di Sanità, come pure di avviare e presentare uno studio clinico autorizzato sulla base di una relazione medico-scientifica a evidenziare all'occorrenza la composizione delle acque, le autorizzazioni già attive in altre sedi in cui le acque hanno composizioni simili dal punto di vista della natura delle sostanze disciolte e della loro concentrazione, e molto altro ancora. 

 

Per il primo cittadino di Sapri invece a testimoniarla sono i nonni e i nonni dei nonni indigeni ruspanti, il fenomeno della colorazione è endemico, da spiegare con quell'altro anomalo del Golfo di Napoli a luglio, la cui origine è da collegarsi alle particolari condizioni meteo-marine in atto, "al forte caldo di quei giorni, all'intensità della radiazione solare, all'alta pressione africana a ostacolare il normale idrodinamismo" e la microalga emergente - non tossica, com'è vero Dio! - una Chlorophyta presente e studiata nei mari dell'Australia meridionale. 

 

Per lo stesso al contrario ogni alga, basta che sia verde a palesarsi, è curativa e rimedio terapeutico - in letteratura si annoverano 6.500-9.000 specie classificate in 600 ordini e distinte per le caratteristiche peculiari; è bastante poi proporre una versione copia e incolla dall'erbario di Wikipedia dei benefici per la salute delle alghe verdi, e omettere le controindicazioni compagni obbligati: una pretesa equazione goffamente improvvisata che ci autorizza per analogia nelle prossime giornate di piogge abbondanti ad andare tutti quanti a voltolarci nel fango in campagna o a unirci ai maiali in porcilaia - pure loro considerano il fango e la terra puliti, e quindi degni di rotolarvisi, quando non sono presenti urina e feci. Eppure l’articolo 12 del D. Lgs 116/08 prevede che vengano attivate indagini per la determinazione del grado di accettabilità e di rischio per la salute qualora nelle acque di balneazione vi sia la tendenza alla proliferazione di macroalghe o fitoplancton marino, allo scopo ulteriore di alleviare gli effetti negativi derivanti da tali fenomeni.

 

Per lui, autorità sanitaria locale, in effetti è sufficiente sventolare i dati aggiornati del campionamento ARPAC (da buono a eccellente) eludendo la ben nota difficoltà d'interpretazione dei dati ricavati dalle indagini di controllo in ordine alla molteplicità di fattori propri dell’ambiente acquatico, all’associazione tra uso ricreativo delle zone adibite alla balneazione e patologie specifiche. D'altronde è la stessa agenzia a informare pubblicamente che

“la classificazione di un'acqua di balneazione (Eccellente / Buona / Sufficiente / Scarsa) è un giudizio del tratto di costa indipendente dal fatto che in quel momento sia balneabile o meno: viene calcolato sulla base di un set di dati "storici" (tipicamente gli ultimi quattro anni) e resta invariato per tutta la stagione balneare corrente. La conformità di una singola acqua, ai fini della balneabilità, si basa esclusivamente sui valori di laboratorio dei due parametri microbiologici, indicatori di contaminazione fognaria, che richiedono 24 ore di tempo tecnico analitico.”

 

Entusiasta e sollevato il bagnante è cucinato. Ma a scalfire la superficie emerge l’abisso e la profondità su cui si affaccia il ciarlatano, l'imbonitore, l'acchiappino. Lontano dalle favolose e suggestive reminiscenze del dottor Dulcamara, qui rottame alla deriva di una sciamannata ipocrisia, piangeranno i pronipoti frustrati dalla vacuità di ciò che vivranno.

 

Sabina Greco

 

 

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