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In Sri Lanka scheletri umani in un cantiere edile gettano nuove ombre sulla guerra civile

154 scheletri umani sono già stati dissepolti tra il 26 novembre dello scorso anno e il 12 febbraio di quest'anno nell'area di Matale, nello Sri Lanka centrale.

I resti dei cadaveri sono stati scoperti per caso, durante i lavori per la costruzione delle fondamenta di un ospedale, che hanno rivelato la presenza di questa fossa comune. Secondo quanto riportato da ColomboPage, è stata repentinamente diffusa la notizia che si trattasse dei corpi delle vittime di una grossa epidemia di vaiolo, risalente a un secolo fa, ma lunedì 17 febbraio le autorità srilankesi hanno avviato indagini per approfondire il caso.

Le salme presentano infatti evidenti segni di violenza, e molte di queste mancano di testa e arti. Si stima che successivi scavi potrebbero far salire a 200 il numero di cadaveri, facendo aggiudicare alla zona di Matale il titolo di più vasta fossa comune nella storia dello Sri Lanka.

Ajith Jayasena, medico legale incaricato delle autopsie, intervistato da Al Jazeera dichiara che i corpi presentano inequivocabili segni di "decapitazione, dismembramento e occultamento", e ammette: "C'erano mucchi e mucchi di ossa. (…) La posizione dei corpi e alcune ferite – cose delle quali ho informato la corte - mostrano che si è ben lontani dal trovarsi di fronte a un semplice cimitero".


Il partito marxista cingalese JVP rivendica la "paternità" delle vittime, sicuro si tratti di giovani ribelli iscritti all'associazione che insorsero contro il governo centrale tra il 1987 e il 1990, e denuncia che più di 60.000 dei propri membri vennero uccisi durante le sollevazioni.

In ogni caso, si resta ancora cauti riguardo la natura della morte dei cadaveri, almeno sino ai risultati finali delle indagini mediche e investigative.

La notizia della mobilitazione delle autorità srilankesi per approfondire il macabro ritrovamento arriva a pochi giorni dal discorso di Navanethem Pillay, Alto Commissario per i Diritti Umani delle Nazioni Unite, sudafricana di origine srilankese, che l'11 febbraio ha invitato con fermezza esperti dell'investigazione militare e forense a intervenire per far luce sui vecchi crimini di guerra insoluti e sulle atrocità irrisolte dei quali si è reso colpevole il governo dello Sri Lanka durante gli anni di guerra interna, in particolare in merito alla soppressione dei moti indipendentisti delle Tigri Tamil, sfociata in un genocidio costato la vita a circa 100.000 civili, fra 1983 e 2009.

Come denuncia Genocide Watch però, le persecuzioni del governo cingalese alla minoranza Tamil continuano ancor oggi - nonostante la quiete ufficiale - tra sparizioni, arresti, intimidazioni e torture.

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