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In Spagna il futuro è in prestito

Come si fa ad avere un’economia moribonda e contemporaneamente far registrare un aumento delle immatricolazioni di veicoli del 34% su base annua? Non è difficile da intuire, c’è riuscita la Spagna. Che sta prendendo a prestito il proprio futuro.

Le statistiche europee sulle immatricolazioni di auto nuove mostrano in ottobre un aumento del 4,6% su base annua. Il risultato premia soprattutto i costruttori asiatici, con Toyota che mette a segno in Europa un più 17% annuale col proprio marchio, e del 30 per cento con Lexus nel segmento luxury. E’ la prima volta da settembre che le immatricolazioni di veicoli nuovi aumentano in Unione europea per due mesi consecutivi. L’eccezione resta l’Italia, che anche in ottobre ha visto un calo delle immatricolazioni di veicoli nuovi pari al 5,6% annuale.

In questo quadro spicca l’eclatante +34,4% della Spagna. Ottimo, direte voi, corriamo a scrivere editoriali sul “modello spagnolo”. Se non fosse che la Spagna ha in corso un programma di rottamazione, rinnovato per la quarta volta in un anno alla fine di ottobre, dietro stanziamento di ulteriori 70 milioni di euro. Il programma prevede un contributo statale di 1.000 euro, che deve sommarsi ad identico sconto dei concessionari, per la sostituzione di veicoli commerciali più vecchi di sette anni e di autovetture con più di dieci anni di vita e prezzo non superiore a 25.000 euro. Il governo spagnolo stima che il programma di rottamazione abbia sinora permesso di vendere 300.000 nuovi veicoli.

E non solo. E’ evidente la spinta di questo programma al dato di produzione industriale spagnola, che tuttavia resta debole. Dopo l’ultimo aumento Iva il mercato dell’auto era tornato in condizioni catatoniche, ed il governo ha provveduto a stanziare ulteriori fondi per sorreggerlo, ed innescare un apparentemente virtuoso effetto-volano, tale da aiutare il tentativo di fare della Spagna, grazie alla potente deflazione salariale ed alla “destrutturazione” dei contratti di lavoro, un nuovo hub europeo di impianti-cacciavite per l’industria automobilistica. Sinora l’esperimento regge, ed il settore automotive ha creato da inizio anno, “ben” 2.400 (duemilaquattrocento) nuovi impieghi, a fronte della perdita netta di 100.000 (centomila) posti di lavoro nella sola manifattura. Non siate pignoli.

Il problema è che le rottamazioni sono e restano un modo per “prendere a prestito” il futuro, anticipando decisioni di acquisto. Al venir meno di queste iniziative la domanda di settore si schianta, se nel frattempo Pil e reddito pro-capite non sono ripartiti, come ben sappiamo noi italiani. Ma chi vuol essere lieto sia, ché del doman non vi è certezza, soprattutto in Eurozona. Del resto il governo spagnolo, per evidenti motivi, non poteva certo imitare quello britannico, e cercare la scorciatoia per la crescita ricorrendo ad imponenti sussidi per i compratori di case.

Nel frattempo, l’entità delle sofferenze bancarie spagnole tocca in settembre il 12,7% degli impieghi, dal 12,1% di agosto e 10,7% di settembre 2012. In parte questo aumento è frutto delle nuove e più rigide disposizioni della banca centrale spagnola, che da qualche tempo ha acceso un faro sulle pratiche di “ristrutturazione” dei prestiti, che spesso occultano situazioni di crisi del debitore (il famoso extend and pretend, noto anche come delay and pray), ma che rappresentano in modo tangibile la prosecuzione della crisi.

Ad essere maliziosi si potrebbe obiettare che i soldini per la rottamazione forse non ci sarebbero stati, se Madrid fosse stata costretta a puntare di corsa verso il 3% di deficit-Pil, e se nel frattempo non avesse ottenuto reiterate “concessioni” sul mancato rispetto della tabella di marcia verso l’equilibrio di bilancio (il target per fine 2014 è un potabilissimo 5,8%).

E forse è per dimostrare riconoscenza verso questo atteggiamento comprensivo dei poteri forti europei che il ministro spagnolo dell’Economia, Luis de Guindos, ha ritenuto di profondersi in un convinto elogio dell’export tedesco, che beneficia la Spagna soprattutto a livello di semilavorati e componenti. Ma sono interpretazioni maliziose, appunto. Godiamoci i modelli altrui e vai di italico editoriale con ditino alzato.

 

Foto: Eneas de Troya/Flickr

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