In Sahel una tragedia di proporzioni bibliche

Nel Sahel 18,7 milioni di persone si trovano ad affrontare una crisi alimentare gravissima che avrebbe potuto essere prevenuta e i cui effetti sono stati ampiamente sottostimati in alcuni Paesi. Folti sciami di cavallette stanno già devastando raccolti e piantagioni di datteri nella parte settentrionale del Niger, e potrebbero allargarsi a gran parte della regione. L’arrivo della stagione delle piogge inoltre sta aumentando il rischio della diffusione di colera, che si affaccia ora in Mali (47 già le morti registrate, 2.005 i casi) ma ha già raggiunto livelli endemici in Niger. La situazione che si sta verificando nel Sahel viene denunciata dall’organizzazione non governativa “Save the Children”.
Particolarmente preoccupante è quanto sta avvenendo nel Mali.
Infatti in un comunicato emesso da “Save the Children” si può leggere tra l’altro:
“Nel solo Mali, oltre un milione di bambini soffrono la fame e la sete e sono esposti a un gravissimo rischio malnutrizione.
Massicci i flussi migratori interni alla ricerca della salvezza, spostamenti colossali che mettono a serio rischio la vita di centinaia di migliaia di bambini, separati dalle loro famiglie e dunque anche a rischio di abuso, violenza o, ancora, di arruolamento nei gruppi armati nella parte settentrionale del Paese…
Una crisi devastante che va a sommarsi ad una già precaria condizione di sopravvivenza che interessa milioni di persone…
Il Mali, infatti, sta affrontando tre crisi concomitanti, combinando una crisi alimentare e nutrizionale, un conflitto armato nella parte settentrionale del paese e la crisi politica e militare, dopo il recente colpo di stato.
La crisi alimentare è stata provocata da carenze di produzione a causa di un cattivo raccolto per le piogge irregolari nella stagione 2011/2012…
Ad aggravare ulteriormente lo scenario, secondo Human Rights Watch, nel nord del Paese circa 2,4 milioni di persone vivono nelle aree interessate dal conflitto armato in seguito al golpe guidato dalla giunta militare che ha rovesciato il presidente Amadou Toumani Touré lo scorso 22 marzo.
Drastico l’ aumento di stupri, violenza e abusi sessuali su donne e ragazze in città e villaggi in tutta la regione. Molti i casi documentati in cui le ragazze e le donne sono state rapite dalle loro case e portate nei campi militari, scarsa la disponibilità di assistenza per le donne che hanno subito violenza”.
E come sta tentando di intervenire “Save the Children” in Mali?
L’obiettivo generale dell’intervento è quello di contribuire alla riduzione dell’impatto della crisi alimentare, della malnutrizione e del crescente conflitto interno in Mali, attraverso una risposta multi-settoriale, graduale ed integrata e una strategia di emergenza che durerà sino a dicembre 2012.
I settori di intervento previsti sono: sicurezza alimentare, nutrizione, protezione dell’infanzia, educazione, salute e igiene.
L’azione che “Save the Children” sta portando avanti nel Sahel, e soprattutto nel Mali, non può che essere valutata positivamente. E, più in generale, le organizzazioni non governative svolgono un ruolo insostituibile in quella regione come in altre parti del Mondo. Ma le dimensioni dei problemi cui ci si trova di fronte esigono un impegno molto più forte da parte delle istituzioni internazionali e da parte dei governi dei più importanti Paesi sviluppati. Altrimenti, io credo, i risultati che potranno essere raggiunti nel Sahel inevitabilmente saranno del tutto inadeguati rispetto a quanto necessario.
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