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Imposta patrimoniale al 5%: una scommessa ed una sfida

L’agenzia Moody’s ha espresso un giudizio negativo con riferimento alle prospettive economiche e finanziarie di Germania, Olanda e Lussemburgo. Il rating dei tre Paesi rimane AAA, ma l’outlook passa da stabile a negativo in quanto, secondo l’agenzia americana, l’onere del mantenimento dell’eurozona sarà sopportato in buona parte da questi tre Paesi.

Tutti sostengono che non bisogna dare ascolto alle agenzie di rating per i loro conflitti d’interesse. Noto però che la stampa europea è rapidissima a pubblicizzarne i giudizi, amplificandone la portata.
Anche la Germania, in ogni caso, deve prendere atto delle difficoltà a cui andrà incontro se non si rafforza l’Unione europea in termini politici, economici e finanziari.

Molti sostengono che in Italia una terapia antidebito è indifferibile, pur se di complessa attuazione. Il deliberato di Moody’s, nonostante tutto, può aiutare a prendere decisioni condivise ed utili. In tale ottica, per porre rimedio all’elevato debito pubblico italiano suggerisco e ripropongo quanto segue:

1) L’Italia decide da subito un’imposta patrimoniale del 5%, escludendo dal calcolo il valore della 1° casa. Con il ricavato di circa 350 miliardi di euro - su un patrimonio di 8.500 miliardi – si abbatte il debito pubblico da 1.966 a 1.600 miliardi di euro. I tassi sui BTP decennali scendono al 2%, al posto dell’attuale 6,5%. Si risparmiano miliardi di euro per interessi. La borsa moltiplica le quotazioni attualmente in “saldi”. Si restituisce valore alle aziende nazionali, oggi prede facili e poco costose di speculatori internazionali. Si creano le basi per la crescita.

2) L’Unione europea, coinvolta attivamente, condivide l’intervento ed “assorbe” titoli italiani per importo pari a quello introitato con l’imposta patrimoniale. Tutti gli Stati europei possono attuare una misura straordinaria simile a quella italiana. Si mette in gioco anche la potenzialità del risparmio privato. E’ ora che la BCE faccia la Banca centrale a 360°, come avviene negli USA.



3) In contemporanea: “replica ed applicazione" tra Italia e Svizzera dell’accordo stipulato il 13 aprile 2012 tra i Governi austriaco e svizzero che prevede: prelievo sui capitali austriaci trasferiti in Svizzera ad una tassazione media del 25% per il passato; per il futuro prelievi annuali alla fonte del 25% sugli interessi maturati.

4) Attribuzione ai possessori di titoli statali della Grecia di nuove obbligazioni a copertura delle perdite maldestramente imposte nel marzo 2012 con l’avallo di Bruxelles. Trattasi di errore imperdonabile da sanare. La consegna di obbligazioni a compensazione del danno ha valore di messaggio tranquillizzante ai risparmiatori circa l’acquisto di titoli emessi in euro dagli Stati dell’Unione europea. In caso contrario non si capisce perché i risparmiatori dovrebbero comprare titoli di Stato italiani, spagnoli, portoghesi, francesi, tedeschi, ecc..

La mia idea di imposta patrimoniale al 5% vuole essere una scommessa del tipo “ultima spiaggia” per evitare il fallimento del nostro Paese e la disgregazione dell’Unione europea. 

Questa la scommessa e la sfida: Vale la pena mettere in gioco il 5% del proprio patrimonio, escludendo dal calcolo il valore della prima casa, con la possibilità ragionata di salvaguardare il restante 95%? 

E’ utile ed opportuno dare una spallata decisa al nostro debito pubblico e quindi un segnale fortissimo per placare la bramosia dei mercati che, giorno dopo giorno, stanno comunque “divorando” le nostre risorse (tassi al 6,5% sui titoli decennali), riducendo le probabilità di salvezza e sviluppo della nazione?

E’ possibile in tal modo coinvolgere e convincere le “pigre” autorità di Bruxelles affinché la BCE acquisti titoli italiani – nonché degli Stati europei per analoghe operazioni - in quantità pari all’incasso dell’imposta patrimoniale?

Dal mio punto di vista, nonostante tutto, nonostante la precarietà del Governo e la sgangherata organizzazione politica e burocratica italiana, metterei in conto il sacrificio del 5%, in aggiunta ai tanti già richiesti, e confiderei nella mano del Signore per evitare che la situazione “sfugga di mano e diventi ingestibile”. 

Questo però è un mio pensiero che, di fatto, potrebbe dimostrarsi impraticabile ed inefficace. D’altra parte il Prof. Monti nei giorni scorsi ha chiarito - non so con quanta convinzione - che “la tassa patrimoniale non fa parte del suo programma di governo”.

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