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Il trionfo di Grillo: serve ancora la vecchia politica?

Successo plebiscitario per il M5S, le liste civiche disperdono il voto e le sedi di partito sono vuote: cambia il modo di vivere lo spoglio. E’ una nuova stagione della politica?

C’era un tempo in cui la giornata elettorale italiana era paragonabile per certi versi ad una partita della nazionale in tv: schermate dalla grafica un po’ kitsch, collegamenti dalle sedi dei partiti, leader pronti ad individuare le ragioni di una sconfitta e ad assumersene le responsabilità, con dignità e competenza dialettica. 

Nulla a che vedere con i palcoscenici contemporanei, in cui gli argomenti più convincenti sono le autoreggenti della Brambilla e le chiappe della Minetti. C’era un tempo in cui le elezioni erano vissute davvero come un dovere civico, non come l’ennesima occasione per vivere di clientele.

Erano i tempi in cui potevi stare con la DC, il PCI, il PSI, i repubblicani, i liberali. Le sigle minori, come il PSDI del sole nascente o la Democrazia Proletaria di Capanna, lasciavano comunque un segno indelebile in chiunque si accostasse, perché interessato, affascinato o semplicemente incuriosito.

Persino i simboli che identificavano quelle formazioni avevano qualcosa di mistico, rendevano perfettamente onore a quegli uomini che si raccoglievano attorno ad un’idea, stimolavano il dibattito attorno ad un argomento. Scudi, garofani, falci e martelli, fiamme: era la politica vera, quella che odora di libri vecchi e di signorilità. Dopo la chiusura dei seggi ci si incontrava nei comitati elettorali, nelle sezioni di partito. Si aspettava l’apparizione del proprio leader sullo schermo, nemmeno fosse la Nostra Signora di Fatima ai pastorelli.

Oggi non più: non saremmo in grado di enucleare dieci nomi di dieci partiti presenti in parlamento, inizieremmo con PdL, poi PD, poi qualcuno direbbe Margherita, o magari Ulivo.  E’ l’era digitale, i partiti sono pieni di pin-up, brave con la bocca non certo per l’ars oratoria, l’appropriazione di denaro pubblico si è fatta persino arrogante e i privilegi del politicante sono intoccabili.

La politica si è fatta digitale, virtuale. Odora di meretricio e di cocaina, consumata frequentemente nelle stanze dei bottoni.

Oggi, il leader riconosciuto di quello che un tempo fu il primo partito del paese, è lontano dalla pesantissima sconfitta del PdL. Non ha il coraggio di apparire alle telecamere, Berlusconi: a chi dicesse che non spetta a lui difendere il partito, rispondiamo che un vero leader scende in campo anche con la testa fasciata. E che dir se ne voglia, nonostante i tentativi di far passare Angelino Alfano per segretario di partito, quello che doveva andare a metterci la faccia era proprio Silvio, picconatore del suo stesso partito a causa della ben nota erotomania.

Berlusconi invece ha di meglio da fare: la vodka di Putin è un dolce elisir, ma non riuscirà a rendere meno amara la sonora sconfitta che un partito di incapaci ha fatto registrare. Si limita a dirsi soddisfatto per i risultati: come dire, meglio di un calcio nelle palle. Nascosto come un ladro, esiliato in terra straniera: talmente poetico da poter essere reale.

La politica è ormai ridotta ad una malattia,"l’elettoralite", rispetto alla quale il Movimento 5 Stelle si propone come antidoto. Solo il momento del voto, solo la visibilità, nel modello del partito debole all’americana. E’ la morte delle ideologie e forse anche delle idee. Ci eravamo addormentati con una fiamma per risvegliarci con un elefantino. E’ comprensibile che molti ex componenti, di questo o quel partito, mal digeriscano la virata verso i partiti all’americana, quelli che arrivano sul palco come se fossero ad un concerto di Prince. Ma non c’è solo l’annullamento delle basi ideologiche a devastare la politica.

Per attirare il consenso di chi “non voterebbe mai un fascista” o “i comunisti? manco morto!” si preferisce il subdolo sistema delle liste civiche apparentate: formalmente distinte dalla formazione principale, ma sostanzialmente composta con gli stessi sistemi. L’imperativo è candidare, candidare, candidare. Non nel senso di rendere candido, pulito, trasparente l’operato delle istituzioni presso cui si va a prestare il proprio apporto. Candidare chiunque: il macellaio, il panettiere, il meccanico. Ma anche il tronista, lo scrittore, l’impiegato. Tutti rigorosamente civici ed indipendenti. Quindi nella materiale impossibilità di essere eletti, a meno che non si voglia credere alle fiabe. Inoltre, allo stato attuale, le liste civiche sono servite ai partiti per cercare di limitare i danni da astensionismo.

In tutto questo marasma si apre un varco importante il Movimento 5 stelle. Populista quanto basta, qualunquista forse un po’, ma esperimento politico auspicabile perché introduce un nuovo modo di fare politica nelle assemblee rappresentative. Non più il mestierante, ma il “prestato” alla politica. Quello che la mattina va in ufficio o in fabbrica e la sera si reca al consiglio comunale. Adesso il movimento dovrà dimostrare di cosa è capace, resistendo soprattutto agli attacchi dei viscidi politicanti che non lesineranno colpi bassi ai rappresentanti, che avranno bisogno di un veloce svezzamento.

Paradossalmente, quello di Grillo è l’unico movimento ideologizzato: immagina un mondo ideale, fatto di energie pulite, di economie di sussistenza, di abbandono graduale del denaro per un ritorno ad un modo di vivere più vicino alle nostre effettive possibilità.

Forse è questo che ha sancito la vittoria del movimento grillino, a scapito dei partiti tradizionali: la vicinanza al popolo, il non essere compromessi con le strutture partitiche che vengono ormai viste alla stregua di parassiti intestinali.

E il presidente Napolitano, magari, eviterà di esporsi ulteriormente con i suoi proclami a sfavore di Grillo e del suo movimento: adesso la demagogia rappresenta una parte d’Italia che crede in chi dice che i partiti fanno schifo. Ignorarli sarebbe ingiusto ed antidemocratico, caro Presidente.

E se l’ABC non vuole rischiare di rimanere fuori da Montecitorio, farebbe bene a togliere la corrente al governo Monti: sarebbe l’unico asso rimasto nelle maniche dei partiti tradizionali per scomparire definitivamente.

 
Questo articolo è stato pubblicato qui

Commenti all'articolo

  • Di (---.---.---.115) 9 maggio 2012 14:25

    Beppe Grillo ce l’ho ha insegnato, sparare cazzate non è reato. Beppe Grillo ce lo ha dimostrato, le sue cazzate hanno pagato. Dopo anni nei quali abbiamo scritto di Telekom Serbia indicando i percettori a sinistra e anche a destra, di Di Pietro e i suoi contatti con il SIOS (servizi segreti), il KGB (tramite un mafioso bulgaro morto ammazzato), i Dini, e la sua allegra gestione della famiglia e del partito, e dello stesso Grillo, prima luddista e poi bloggista che andava a cena con quelli di Parmalat, dopo questo inutile sforzo di diffondere fatti finalmente il nostro divo ce l’ho ha fatto capire: la gente non ama la verità, la gente ama le cazzate e piu’ le spari grosse e meglio è. Con riverenza quindi costituiamo da oggi il "Movimento Cazzaro" con i seguenti punti all’ordine del giorno:
    1. Energia eolica obbligatoria per tutti.
    2. Chiusura basi Nato e delega della sicurezza militare al movimento taliban.
    3. Uscita dall’Europa e annullamento accordi per la Tav, l’alta velocità passerà intorno al confine. A tal scopo una commessa di yak tibetani via Cina sarà intermediata dai deviati nei nostri servizi segreti.
    4. Regolamenti condominiali che vietino l’uso delle parabole e ne impongano il reutilizzo per cucinare resti umani.
    5. Dopo l’immenso successo del grillino di Parma apertura a tutti i diversamente abili psichici, non importa chi sei e cosa pensi, abbiamo tutti due braccia due gambe e una faccia da pirla.
    Unitevi a noi, "movimento cazzaro", oggi l’Italia, domani il mondo.


    Guglielmo Rinaldini

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