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 Home page > Attualità > Economia > Il torero Polillo e l’occhio del ciclone

Il torero Polillo e l’occhio del ciclone

Nel corso di una intervista a Bloomberg, il sottosegretario all’Economia, Gianfranco Polillo, afferma che Italia e Spagna non chiederanno il salvataggio volontariamente ma solo quando avranno “l’acqua alla gola”, cioè quando “perderanno l’accesso ai mercati dei capitali”, perché nessun paese intende rinunciare spontaneamente alla propria sovranità. Se simili concetti fossero stati espressi alcune settimane addietro avremmo pensato ad un evidente invito di Polillo alla speculazione, per portare immediatamente i tassi al famoso livello di capitolazione. Oggi le cose potrebbero andare diversamente, almeno nel breve termine.

Che l’aria sia cambiata lo si evince dalla maggiore disponibilità della Ue (leggasi della Germania) a tollerare sforamenti del rapporto deficit-Pil dalla tabella di marcia, prendendo più o meno esplicitamente in considerazione il rapporto corretto per il ciclo economico, cioè scontando la grave recessione in atto. Il motivo di questa nuova tolleranza può essere rinvenuto nella crescente fatica da austerità a cui sono sottoposte le popolazioni dei paesi interessati. Qualcuno deve aver preso atto che la stretta fiscale non causa fiducia ma avvitamento della recessione, ed ecco quindi la provvidenziale rivalutazione del deficit corretto per il ciclo economico, immaginiamo con profonda insofferenza degli austerici che leggono gli sforamenti dei conti pubblici in chiave moralistica, e che ancora attendono che si materializzi quella celebre Fata Fiducia che salverà il mondo. Dopo aver passato gli ultimi due anni a leggere ultimatum di eurocrati e tedeschi sull’importanza di arrivare al pareggio di bilancio ora-subito-ieri, la cosa rappresenta un piccolo passo avanti sulla strada della sanità mentale.

In realtà, nell’attuale fase di surplace potrebbero esservi motivazioni meno nobili e più tattiche. In Germania, Angela Merkel non ha nessuna fretta di spingere la Spagna e l’Italia verso il salvataggio, per non doversi presentare davanti ad un Bundestag e ad un’opinione pubblica tedesca che sarebbero furiosi, con o senza il tetto alla quota tedesca stabilito dalla sentenza della corte di Karlsruhe il 12 settembre scorso. Per parte sua, Mariano Rajoy cerca di evitare l’umiliazione nazionale e nazionalistica di condizioni imposte dall’esterno, mentre cerca di disinnescare la bomba ad alto potenziale della Catalogna, che sta valutando la possibilità di avviare un processo di secessione entro la cornice istituzionale europea, causando furore in ampi settori dell’esercito di Madrid. In Italia, Mario Monti non ha interesse a chiedere ora l’intervento visto che, se ciò accadesse, il suo governo sarebbe completamente delegittimato, materializzando la situazione straniante di un governo tecnico, nato per commissariare la fallita politica italiana ma preservare la “sovranità” del paese (qualunque cosa ciò significhi), che capitola sotto i colpi di “tecnici” esterni. Lo stesso prolungamento dello scrutinio della Grecia da parte della Troika, che dovrebbe concludersi con la concessione di più tempo per il rientro a condizioni aggiuntive blande, sembra iscriversi in questo nuovo clima attendista.

Non sappiamo quanto durerà questa condizione di animazione sospesa, che al momento i mercati non sembrano vogliosi di forzare. Alla base di tutto resta, come detto, il nuovo orientamento a tollerare gli sforamenti, e proprio questa novità tende a dotare il sistema di ammortizzatori più robusti. Ovviamente, il nuovo equilibrio è molto instabile: basterebbero nuovi e peggiori dati economici (che arriveranno nelle prossime settimane), o un paradossale (e allo stato assai poco probabile) ”eccesso di tolleranza” sui nuovi sforamenti di bilancio, ed i mercati potrebbero tentare di forzare la mano a Madrid e Roma, a colpi di vendite. Attendiamo giovedì prossimo quando, assieme all’ennesima manovra, la Spagna potrebbe annunciare (forse, ma non ne siamo affatto certi) la conclusione dei negoziati sotterranei con la Ue per ottenere soldi a condizioni “light”.

Ma proprio la condizione attuale, che ricorda molto l’occhio del ciclone, ci consente di tirare un sospiro di sollievo di fronte a Polillo che agita forsennatamente un drappo rosso davanti ai mercati, venendone (per ora) ignorato.

  • Lettura complementare consigliata: Benedicta Marzinotto sul blog di Bruegelriguardo alle “circostanze eccezionali” che giustificano il rinvio di un anno del raggiungimento dei target fiscali. Un passaggio del post:

«Le condizioni economiche generali dell’euro zona sono tali da giustificare una più lenta opera di consolidamento fiscale in tutta Europa e non solo nei paesi in difficoltà. Tale clausola dovrà essere invocata il più presto possibile, ovvero prima che i governi europei presentino ai parlamenti nazionali la legge finanziaria per il 2013. La celerità nell’azione è importante perché contribuisce ad evitare che i governi europei rimangono vittime di un eccesso di disciplina fiscale che, per i suoi effetti sulla crescita economica, potrebbe risultare perfino controproducente. Inoltre, se la regola è estesa a tutti i paesi dell’area euro è improbabile che i mercati finanziari reagiscano punendo un paese piuttosto che un altro; anzi è prevedibile che si attenui la percezione generale del rischio in Europa, a tutto vantaggio dei governi che emettono debito»

Appunto.

Questo articolo è stato pubblicato qui

Commenti all'articolo

  • Di (---.---.---.139) 22 settembre 2012 19:42

    Professorando >

    Il Def di aprile prevedeva che il Pil avrebbe registrato il primo segnale positivo (+0,3%) già nell’ultimo trimestre di quest’anno.
    Con il Def di settembre (5 mesi dopo) il Pil del 2012 passa dal precedente -1,2% ad un -2,4% e continua a scendere anche nel 2013.
    Questo nonostante i due Decreti (Cresci-Italia e Sviluppo) già da tempo varati dal governo per rilanciare l’economia.

    A maggio Monti ha denunciato il rischio “contagio” sui titoli di stato ed uno spread “ingiustificato” dai progressi compiuti.
    Solo dopo l’intervento della Bce l’interesse dei Btp è calato dell’1%. Quanto durerà?

    Adesso Monti motiva la mancanza di crescita e la disoccupazione con lo “spread” di produttività. Questa volta è compito di imprese e sindacati trovare il modo di migliorare la produttività. In meno di 1 mese!

    In sintesi.
    Nei suoi primi 100 giorni il governo “tecnico”, con la pesante “cura” a base di tagli e tasse, ha “allontanato” il trauma di una caduta repentina come quella vissuta dalla Grecia.
    Bene. Ma non vuol dire che il paese sia ormai “in salvo”.
    Nessuno esclude che ci vogliano altri “sacrifici” per conseguire il pareggio “strutturale” previsto nel 2013.
    Ergo.
    Cosa è cambiato negli ultimi quattro mesi?
    Aspettarne altri 8 per cambiare rotta è solo tempo perso.
    Anzi. Più tempo passa e più il paese diventa povero e l’economia acciaccata.
    Non si esce dalla crisi “professorando” teoremi assolutori e pronostici illusori tratti da un Dossier Arroganza

    PS > Formula Polillo per la produttività? Lavorare di più e pagare di meno.

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