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Il risparmio: punto forte dell’Italia, ma pesa il nostro debito pubblico

Secondo il direttore generale della Banca d'Italia, Fabrizio Saccomanni, "il mercato giudica il nostro paese in grado di affrontare i problemi strutturali che l'affliggono".

Di per sé non è una grande notizia, ma fa il palo contro i corvi neri che da anni ininterrottamente prefigurano uno scenario catastrofico.
 
Continua Saccomanni: "la situazione dell'Italia è diversa da quella di altri paesi periferici per la struttura della sua economia, la solidità del sistema bancario e per le stesse prospettive della finanza pubblica".
 
Giova ricordare che "lo spread dell'Italia era più alto di quello della Spagna fino ad aprile 2010, si è poi mantenuto costantemente al di sotto, testimoniando la valutazione positiva del mercato per la gestione della crisi".
 
Per questo motivo, "i tassi dei titoli di stato italiani decennali sono rimasti stabilmente all'interno di una fascia compresa tra il 4 ed il 5 cento, sin dall'inizio dell'Unione Monetaria ad oggi, un livello del tutto naturale per i titoli a lungo termine e sostenibile nel tempo".
 
L'elemento principale che giustifica la valutazione del mercato è "il basso livello del debito privato, la solidità del suo sistema bancario, l'alto livello di ricchezza, reale e finanziaria delle famiglie, e infine l'ampiezza e l'articolazione della sua industria manifatturiera, operante in tutti i principali settori".
 
Per quanto riguarda invece il deficit di bilancio l'Italia (con il 5,3% del Pil) si posiziona meglio di Francia, Olanda e Spagna, senza considerare che "in base al programma pluriennale di stabilizzazione finanziaria, già approvato dal parlamento, il rapporto deficit-pil scenderà sotto il 3% nel 2012 e si avvicinerà al 2% nel 2013, in linea con l'obiettivo di portare il bilancio in pareggio negli anni successivi".
 
Le famiglie italiane hanno inoltre un basso livello di debito privato, pari al 59,9% del reddito disponibile, contro l'80% della "virtuosa" Germania, il 76% della Francia, il 91% della media dell'area Euro, il 145% della Gran Bretagna e il 155% degli Stati Uniti.
 
Questo rappresenta il nostro polmone verde per navigare nella tempesta senza sprofondare.
 
Ricordiamo che ad esempio l'Irlanda e la stessa Spagna sono andate in crisi per i debiti eccessivi nel settore privato, che ha trainato con sè le banche e in ultimo gli Stati.
 
PRIVATE VIRTU' E PUBBLICI VIZI

Se il basso indebitamento privato rappresenta ancora il punto di forza dell'Italia in Europa, analogo discorso non si può certo fare per la situazione del nostro debito pubblico.
 
Sono quattro i paesi europei più esposti, che dovranno presto correre ai ripari: Grecia, Portogallo, Irlanda e Italia.
 
Secondo uno studio di Boston Consulting Group, il Bel Paese è tra quelli europei maggiormente a rischio per i conti statali, con un debito eccessivo che frena la crescita economica.
 
Le tradizionali virtù italiane elencate da Saccomanni (sostanziale ricchezza delle famiglie, risparmio privato imponente e deficit di bilancio contenuto) da sole non bastano. Servono riforme strutturali pianificate, un vero taglio della spesa pubblica o un aumento delle entrate fiscali (attraverso un severo contrasto all'evasione).
 
Il fardello del debito pubblico, ereditato dai decenni passati, è al 116% e rischia di aumentare al 120% del Pil nel 2012. Davvero troppo, se consideriamo i vecchi limiti imposti dal trattato di Maastricht (60%) e anche rispetto al limite massimo (90%) oltre il quale il debito frena la crescita economica.
Non dimentichiamo poi l'invecchiamento della popolazione, che aumenterà la spesa pubblica per pensioni, sanità e tutto il resto, rischiando di raggiungere il 28% del Pil nel 2060 (sempre secondo le stime di Bcg).
Il tempo è scaduto da anni, bisogna rimboccarsi le maniche.

Commenti all'articolo

  • Di Mr. Hubbert (---.---.---.240) 14 febbraio 2011 16:42

    l’italia è un paese finito........siamo entrati in una spirale.
    Non c’e’ piu’ lavoro e mai ce ne sara’, abbiamo distrutto ricerca per favorire quattro appalti inutili e riempire le tasche di qualcuno.
    Mancanza di lavoro significa stop alla crescita demografica coma gia’ sta avvenendo, in piu’ il supporto alla famiglia è zero, tutte le risorse oramai vanno in stipendi ed interessi sul debito, l’incidenza della popolazione anziana quindi destinata ad aumentare.......quindi, l’italia è destinata a diventare un paese del maghreb entro qualche decennio, basta vedere quello che sta succedendo in questi giorni, sono ondate inarrestabili, la fame non la ferma nessuno

  • Di pv21 (---.---.---.252) 14 febbraio 2011 20:08

    Capolinea >

    Il Governo “galleggia” a colpi di fiducia ed il Parlamento si incaglia sulla “secca dei responsabili”.
    Berlusconi non vuol sentir parlare di tasse e Tremonti stringe i cordoni di una borsa ormai vuota.
    Berlusconi corre a liberare la preziosa nipote ed il Cairo accorre a liberarsi dello zio Mubarak.
    Berlusconi ha gli incubi da “rischio legislatura” e Bossi non si dà pace per il nascituro federalismo padano.
    Berlusconi invoca le dimissioni di Fini e Fini ribatte con il “tandem” delle dimissioni.

    La volontà popolare non è solo il Consenso Surrogato di chi si affida …

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