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Il passero solitario da cui parte la campagna d’autunno berlusconiana

Sono tornato dalle vacanze molto rilassato, a digiuno di notizie provenienti dal nostro piccolo stivale, e devo dire che ce n’è voluto un po’ per riprendere il contatto con la realtà e capire cosa stesse succedendo. Improvvisamente, la notizia del giorno, anzi della settimana, e chissà pure che non diventi quella del mese, riguarda il caso-Boffo. In Italia ogni cosa diventa un caso. E ogni caso ha il suo nome. Il caso-Eluana. Il caso-Noemi. Il caso-Veronica. Il caso-D’Addario. Oggi tiene banco il caso-Boffo.

L’hanno chiamata "campagna d’autunno" e il nome, devo dire, ci sta bene. Un’offensiva che pare chiaramente studiata a tavolino con avvocati e consiglieri, ma che allo stesso tempo suscita incredulità per la sua attuazione sconsiderata e a dir poco maldestra. La furia cieca, la vendetta a tutti i costi non è propria di un leader che ha sotto controllo la situazione. Di solito è sintomo di disperazione. Nel momento in cui un leader politico decide di fregarsene di ogni tipo di ripercussione che le proprie azioni possono avere, anche fossero alla lunga negative e deleterie per la propria immagine, facendone una questione di principio e cercando di soddisfare semplicemente l’orgoglio ferito, quel leader ha perso definitivamente lucidità, sta veleggiando a vista, ha perso di mano la situazione.

E probabilmente nessuno tra i suoi fidati scagnozzi ha il coraggio o l’autorità per farglielo notare. Lo sputtanamento di Boffo tramite lettera anonima spacciata per "informativa giudiziaria" operato dal Giornale di Feltri è probabilmente andato al di là di ogni previsione. La bacchettata con conseguente ritorno all’ordine del quotidiano dei vescovi (come era probabilmente nelle intenzioni di Berlusconi) si è tramutata invece in uno scandalo nazionale che, amplificato dai giornali, è arrivato molto vicino a creare una seria frattura tra il governo e la Chiesa. Prontamente sanata da un incontro pacificatore tra gli esponenti della Lega Bossi (!) e Calderoli (!!!) e il cardinale Bagnasco. C’è chi assicura che le dimissioni di Boffo siano arrivate giusto in tempo per tenere fuori addirittura il Papa dagli schizzi di fango volati in questi giorni. Tanto per capire a che livelli era montata la polemica. Lo scherzetto di Feltri è chiaramente scappato di mano al suo autore e soprattutto al suo mandante, Silvio Berlusconi. A meno di non credere davvero che ci fosse un’intesa malata tra Berlusconi e la Santa Sede per far fuori l’ultimo ruiniano doc nella lotta per il controllo della CEI. Fantapolitica tutta da dimostrare.

C’è chi ricorda che il governo Prodi iniziò a vacillare proprio nel momento in cui si smarrì il feeling con la Santa Sede sulla questione Dico, Pacs, ecc... Ed è un fatto che nel giro di un mese, tra questione-clandestini e caso-Boffo, prima la Lega e poi Berlusconi in persona per mano di Feltri, si sia arrivati più volte vicini ad una clamorosa rottura dei rapporti.

Quando la Chiesa aveva osato prendere le parti di quei (tanti) poveracci morti in mare e di quei (pochi) sopravvissuti ricacciati in Libia senza pietà, la Lega era esplosa con Bossi che chiedeva al Santo Padre di prenderseli lui in Vaticano gli immigrati clandestini e con i leghisti che sui forum si lamentavano (neanche fossero dei comunistacci atei) delle solite ingerenze inutili del Vaticano. Berlusconi aveva mediato e tentato di ricucire. Poi, quando si stava per avvicinare la Perdonanza con la P maiuscola e Berlusconi si sentiva in odore di ritrovata santità, ci pensava Feltri a lanciare nella mischia un polpettone avvelenato che ha il potere di annullare immediatamente la cena con Bagnasco e suscitare un polverone mai visto. A questo punto è lo stesso Bossi, allarmato da cotanta confusione, a chiedere udienza agli alti prelati e, dimentico dei riti celtici consumati sulle rive del Po e assicurando di essere sempre stato il paladino difensore delle radici cristiane in Italia, ricuce di nuovo lo strappo.

La pantomima, vista dall’esterno, è particolarmente penosa quanto divertente. Come patetica appare la strategia della guerra totale a tutti gli organi di informazione. Con una perfetta tattica da blitzkrieg di hitleriana memoria, Berlusconi un giorno dopo l’altro ha dato mandato ai suoi avvocati di querelare e/o denunciare civilmente chiunque abbia osato parlare della sua disgraziata vita privata. Una furia cieca che non ha risparmiato niente e nessuno. Ha querelato direttori, opinionisti, editorialisti, giornalisti. Ha denunciato giornali italiani e stranieri. Ha querelato intere redazioni. Nella sua furia cieca non ha avuto compassione per nulla. Nemmeno per cose inanimate o astratte. Nemmeno per delle innocenti domande. Ha querelato persino le domande. Tu mi fai una domanda? E io ti querelo la domanda! Così in futuro non me la potrai più fare. Geniale. Quando l’ho saputo non ci volevo credere. "Berlusconi querela le dieci domande di Repubblica". Non c’è che dire. Uno che si inventa l’idea di querelare delle domande è un genio. Punto.

Ma forse l’idea non è sua. E’ probabilmente di quella mente diabolica del suo deputato-avvocato personale Niccolò Ghedini. L’avevamo lasciato con l’uscita alquanto infelice sull’utilizzatore finale. Sembra che da allora non si sia più ripreso. Ha giurato a tutti che riuscirà a dimostrare che il suo assistito è un santo. No, forse quello no. Un santo no, ma nemmeno un porco, come lo vogliono far passare. Non c’è più Lodo alfano che tenga. Non c’è più riforma della giustizia che incomba. Ieri Gasparri, commentando il fatto che tra un mese la Corte costituzionale potrebbe cancellare il Lodo Alfano e dar dunque il via di nuovo ai tre processi a carico di Berlusconi, si diceva del tutto tranquillo "perchè ci sarà sempre un Ghedini o un Ghedoni che troverà qualche cavillo" per salvare Silvio dalle condanne. Sorvolando sulla leggiadra spudoratezza di certe affermazioni, se io fossi Gasparri (Dio me ne scampi), non sarei così tranquillo. No. Ghedini in questi giorni ha in mente tutt’altro, in altre faccende affaccendato.

Ghedini, novello Leopardi, sembra essere ossessionato, per usare una sobria metafora, dal "passero solitario" del suo datore di lavoro. Non ci dorme la notte. E’ un chiodo fisso. Appena chiude gli occhi, gli compare nella mente. Cioè, si fa per dire. Non che l’abbia visto di persona, per carità (almeno: si spera). Ma da quando Feltri, ancora dalle pagine di Libero, aveva confessato l’incoffessabile, cioè che l’organo più utilizzato dall’utilizzatore per antonomasia non vivesse di vita propria, ma avesse bisogno di "aiutini esterni" e da quando Paolo Guzzanti, altro berlusconiano doc, ora apparentemente ravveduto, aveva rivelato sul suo blog particolari piccanti della vita del premier riguardo alle ore passate ad attendere il risveglio del membro, Ghedini ha preso l’impegno solenne di risollevare, sempre metaforicamente si intende, l’orgoglio del passero ferito.


Per questo ha deciso di chiedere all’Unità 2 milioni di euro di danni morali. Mica perchè L’Unità ha detto che Berlusconi controlla tutta l’informazione: nemmeno Ghedini potrebbe negare. Mica perchè l’Unità ha detto che ha fatto la guerra a Sky in pieno conflitto di interessi: nemmeno Ghedini potrebbe negare. Mica perchè l’Unità ha detto che va con le prostitute: sì, su questo Ghedini è riuscito a negare, affermando che le registrazioni della D’Addario erano manipolate (?). Ma comunque non è questo. Ciò che ha fatto infuriare l’avvocato del Pdl è stato quell’accenno irridente all’incapacità di "volare" del passero di Silvio. Questo proprio è insopportabile. Avesse potuto si sarebbe cacciato nel lettone di Putin travestito da D’Addario per dimostrare che è tutta una menzogna. Ma si sa. Anche lui ha una sua dignità e non si spingerebbe mai a tanto. Lascerà che il giudice faccia le proprie indagini e spazzi via tutte le calunnie.

Ieri ha perfino rilasciato una surreale intervista al giornalista del Corriere, Fabrizio Roncone, in cui entra nei particolari della querela senza lasciare nulla all’immaginazione. Quando ho letto l’intervista ho dapprima pensato a uno scherzo clamoroso, tipo Pesce d’Aprile. Ma visto che siamo a settembre, è tutto vero. Ghedini si sbizzarrisce in arringhe per cercare di dimostrare come una querela all’Unità fosse necessaria, per una semplice questione "di orgoglio e di puntiglio". Si addentra con paurosi voli pindarici in tematiche delicatissime che vanno dalle "stecche da biliardo" alle "iniezioni nei corpi cavernosi". Senza alcun imbarazzo. Quasi con leggiadria. Come se stesse parlando della primavera che rifiorisce.

Il dialogo tra il giornalista e l’avvocato è tragicomico.

Giornalista: "Ora tutti, e non solo noi, siamo qui, ancora costretti a parlare di certi presunti problemi sessuali del Cavaliere".
Ghedini: "È stata l’Unità a tirar fuori i problemi di erezione di Berlusconi".
Giornalista: "Ma perché, ce li ha?"
Ghedini: "Cosaaa?!? Scherza?!?"

Scusate. E’ il passaggio più significativo dell’intervista. Ci tenevo a riproporlo per intero. Ma la parte più esilarante è quando il giornalista fa notare che in un eventuale processo ci sarà da accertare se il passero di Berlusconi è davvero impotente o meno. Ghedini non si scompone: "Vuol sapere se noi dovremo fornire prove? No, noi assolutamente no. La controparte, semmai, se crede...".

A questo punto è ridotta l’Italia. Mi vedo già Berlsuconi in aula che per dimostrare la propria virilità si cala braghe e mutandoni di fronte al giudice. Magari la Gandus. Ma non preoccupatevi. Non ce ne sarà bisogno. Ghedini assicura infatti che il passero di "Berlusconi è perfettamente funzionante".

Se lo dice lui.

Commenti all'articolo

  • Di maurizio (---.---.---.172) 5 settembre 2009 16:19

    Federaliscmo = Feudalesimo = Fascismo!!!!
    L’italia (e gli Italiani) hanno la memoria corta... e a certi italiani interessa solo avercelo duro per sentirsi migliori e superiori. Altro Sess’antanni di comizi in cantina vi meritate, cosi avete tutto il tempo di controllare con calma chi tra voi c’é l’ha piu duro....

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