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“Il momento populista” e le elezioni regionali in Basilicata

Il 24 marzo si sono tenute le elezioni regionali in Basilicata. Il voto lucano non può essere interpretato con le stesse categorie del voto in Sardegna e di quello in Abruzzo.

 I molti analisti, invece, hanno scritto e parlato delle solite ovvietà: crollo del M5S, come se elezioni regionali ed elezioni politiche fossero la stessa cosa; tenuta del centrosinistra e del PD, ignorando volutamente che il simbolo del PD era praticamente occultato nella lista capeggiata dal Segretario regionale del PD Polese; vittoria del centrodestra e in particolare della Lega; successo della Lista “per una Basilicata Possibile” che ha preso poco più del 4% dei voti senza riuscire ad eleggere un proprio rappresentante, come successe, invece, alle ultime regionali quando venne eletto un consigliere regionale sotto il simbolo di “Sinistra 2.0”.

La ragione per la quale sostengo che il voto lucano ha una sua propria fisionomia è che in Basilicata centrodestra e centrosinistra sono gusci vuoti, sono solo semplici etichette utilizzate dai ceti politici, economici e sociali per contendersi le risorse di questa regione. La percentuale dei voti presi dalle liste di ciascuna coalizione può essere a buon titolo considerata come la quota di partecipazione azionaria dalla quale scaturirà la percentuale di utile. I Lucani, a loro insaputa, hanno eletto un “comitato” incaricato di gestire gli utili della Società Basilicata.

Ho già avuto modo di sostenere che la Basilicata, negli ultimi anni, è stata un vero e proprio laboratorio politico che ha anticipato le tendenze nazionali, il voto lucano delle recenti regionali conferma questa peculiarità. La percentuale dei votanti, gli eletti e i loro referenti, coloro che hanno organizzato le singole liste e perfino i non eletti, gli intrecci e le relazioni tra gli eletti del centrosinistra e quelli del centrodestra confermano che in Basilicata non è cambiato se non le “quote azionarie” e la relativa partecipazione agli utili.

I lucani hanno dato oltre il 42% dei voti alla coalizione di centrodestra con oltre il 19% dei consensi alla Lega. Molti lucani hanno pensato che il voto a destra e alla Lega fosse l’unico strumento per rompere definitivamente con il precedente sistema di potere. Così purtroppo non è, e lo si può intendere osservando che nelle liste del centro destra sono presenti persone legate all’ex Presidente Pittella, rieletto consigliere con circa 9000 voti di preferenza, che non si capisce come mai abbiano cambiato casacca. Con questa tornata elettorale, Pittella ha completato la “pulizia etnica” cominciata nel 2013, alle precedenti elezioni regionali, portando al “suicidio politico” tutti coloro che in questi anni hanno provato ad opporsi “dall’interno” cercando di difendere lo spirito originario del PD, per primo Lacorazza e a seguire Santarsiero e perfino i candidati della lista di Speranza.

Il risultato elettorale ha visto la rielezione di Pittella e dei suoi uomini più fidati. Il Gruppo Pittella in Consiglio regionale ha ben cinque consiglieri sui 20 complessivi dell’assemblea. Nel centrodestra, tanto nella lista della Lega quanto in quella di Forza Italia, sono state elette persone risaputamente legate a Pittella. Per comprendere questo passaggio bisogna andare alle ultime elezioni politiche quando Viceconte, esponente di primo piano di Forza Italia, venne candidato in una lista alleata del PD per poi rientrare dopo la mancata elezione in Forza Italia. Il gruppo Pittella in Consiglio regionale fa da contrappeso al gruppo consiliare della Lega; per cui, da qui ai prossimi cinque anni di governo regionale, assisteremo a maggioranze variabili che si formeranno di volta in volta su temi specifici , funzionali al mantenimento delle posizioni di rendita dei ceti dominanti lucani. Ciò che affermo è ampiamente supportato dai primi nomi che girano rispetto ai possibili assessori esterni.

Tra i nome quello di Benedetto già assessore alle Infrastrutture e Trasporti della Giunta Pittella, uscito non più di un anno fa dalla maggioranza per poi presentarsi con una propria lista a sostegno del centrodestra riuscendo a far eleggere uno dei suoi candidati. Di fronte a un quadro politico di questo genere l’unica reale opposizione è il M5S. 

Il consiglio regionale della Basilicata ripropone a livello istituzionale le piazze di Torino e Roma che hanno visto manifestare PD, Forza Italia e Lega insieme. Se a Torino hanno manifestato a favore del TAV , in Basilicata, favoriranno l’aumento delle estrazioni degli idrocarburi per poter contare su maggiori risorse rivenienti dalle royalties, al fine di mantenere le posizioni di rendita. Grazie ad una legge elettorale che fa scempio della Democrazia, centrodestra e centrosinistra governeranno senza essere stati scelti da oltre i due terzi dei lucani che si sono astenuti, hanno votato scheda bianca o nulla o hanno votato per la coraggiosa opposizione di M5S e Per una Basilicata Possibile. 

Il contesto politico e sociale della Basilicata potrebbe essere la prova del nove per verificare, come sta succedendo in altre parti d’Europa, se siamo in presenza o meno del “momento populista” descritto dalla Mouffe e cioè se il contesto creatosi è tale per cui il popolo reagirà allo scempio economico, sociale e del territorio che le elites si apprestano a consumare. 

Foto: Nasa/wikipedia

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