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Il governo batte cassa: pensionati sotto tiro e pensare che esiste un rimedio semplice ed equo

Avendo per adesso abbandonato la strada della tassazione della casa e avendo messo su una finanziaria priva delle necessarie coperture e volendo inseguire l’utopia del rientro del debito pubblico alle soglie dei 2200 miliardi, ecco che da un po’ di tempo gli occhi del ministro dell’economia sono puntati sui pensionati.

Precisiamo che oggi il costo delle pensioni, nel suo complesso, rappresenta oltre il 17% dei costi del bilancio dello stato, attestandosi ad oltre 270 miliardi. Una incidenza percentuale tra le più elevate in Europa, dato indiscutibile e per certi versi poco difendibile, viste le macroscopiche storture del sistema pensionistico vigente, frutto di scelte, che definire a volte scellerate si rischia di passare per ottimisti.

Le pensioni sono state già oggetto di modifiche strutturali tali da inasprire il divario di chi ritiene di godere di un diritto acquisito, che spesso va aldilà di quanto effettivamente versato e maturato con i propri contributi lavorativi, con coloro che oggi attendono di poter godere di questo beneficio sociale. Milioni di pensionati percepiscono assegni mensili che vanno ben oltre a quanto effettivamente versato in riferimento agli effettivi anni di lavoro. Per non parlare poi di tutte quelle leggi carogna che son servite solo per ingrassare il personale serbatoio di voti di alcuni politici, vedi le maledette quanto inique pensioni baby.

Personale pubblico che ha goduto di una pensione solo dopo aver lavorato 15 o 18 anni a secondo le personali condizioni familiari. Pensioni che continuano ancora oggi a gravare sul bilancio dello stato e sul pagamento delle tasse di tutti i cittadini. Oggi però vige il diritto acquisito ovvero quello che ho maturato per legge mi spetta di diritto e non può essere modificato. Io chiedo a tutte quelle famiglie dove un loro componente ha perso il lavoro se hanno continuato a percepire qualche sostegno esterno oppure hanno dovuto riadeguare il loro tenore di vita. Allora chiedo, se lo Stato non è altro che la nostra famiglia allargata, se è in brache di tela, perché tutti non partecipano a tirare la cinghia, soprattutto coloro che oggi si trovano in condizioni di privilegio anacronistico, asociale ed irritante?

Tutti ritengono a torto che la pensione sia un diritto. Se andate a studiare il diritto previdenziale, scoprirete che la pensione è solo una aspettativa, in quanto lo stato non ha assunto un impegno con il singolo cittadino come se fosse un conto corrente bancario, ma con l’insieme della collettività. Lo stato deve tener conto principalmente di un equilibrio sociale, garantire la dignità e la sopravvivenza dei suoi cittadini. I contributi versati dai lavoratori e dai loro rispettivi datori di lavoro sono a disposizione dello stato. Ecco perché in questi ultimi anni i calcoli pensionistici sono mutati, perché ci si è reso conto di aver commesse troppe corbellerie nel passato ai fini di una propaganda elettorale a spese dello stato, motivo per cui adesso è più che necessario tirare la cinghia. 

Apro una parentesi critica. Perché non si parla e non si mette mani ai costi faraonici della politica, dei suoi apparati e di migliaia di enti inutili? Perché non si tagliano spese e prebende di tanti operatori dello stato che rappresentano una offesa per il cittadino lavoratore? Perché non si modificano le norme sull’assegnazione degli appalti pubblici vietando categoricamente il subappalto? O hai un’azienda che è in condizioni di realizzare quell’opera, oppure non partecipi alla gara. Ovviamente con questo non voglio trovare scusanti o attenuanti generiche a interventi mirati sul ridimensionamento delle pensioni. Solo che si colpisce sempre dal basso e tutto ciò che riguarda i poteri forti, o non se ne parla, oppure domani è un altro giorno.

Oggi paradossalmente sentiamo e vediamo in televisione che numerosi pensionati si lamentano perché dopo anni di lavoro si trovano a percepire un una pensione a volte al di sotto di quella sociale. E su questo i nostri giornalisti, a volte un po’ sprovveduti ma forse più per fare odience ce li propongono quotidianamente con un mazzo di bollette in mano che non riescono più a pagare. Se la pensione è frutto di un accantonamento di contributi, pubblici e/o privati, se la tua pensione è bassa è perché probabilmente si è verificato che, o sei stato sfortunato nella vita nell’aver lavorato poco e sottopagato, oppure come penso numerosi artigiani e commercianti, nel corso della loro vita lavorativa hanno preferito occultare i loro redditi per non pagare i relativi contributi. Oggi è facile piangere sul latte versato ma non è nemmeno giusto che la società, aldilà di quanto previsto dalla pensione sociale debba contribuire alla tua, chiamiamola dimenticanza.

Cosa dire poi per tutti quei soggetti, guarda caso tutti dipendenti dello stato o che hanno o fanno ancora politica, che percepiscono pensioni, vitalizi e prebende di varia natura solo per aver ricoperto qualche ruolo anche solo per pochi giorni. Un certo Renzi da Firenze promise qualche paio d’anni fa che avrebbe rivoltato l’Italia come il calzino. Io ho il sospetto che abbia cercato di farlo in buona fede ed accortosi che questo calzino puzzava troppo, ha preferito cambiare idea e lasciare le cose come stanno (d’altronde c’è un vecchio saggio proverbio che recita: la cacca più la smuovi e più puzza.) Se poi a questo ci mettiamo le condizioni di favore accordate alle forze armate (io conosco un maresciallo dell’aeronautica che a 54 anni è andato in pensione con 50 anni di servizio) ci rendiamo conto di quanto sia mostruosamente diseguale il sistema pensionistico italiano, che premia alcuni a scapito di altri.

Alla luce di tutte le sperequazioni e le ingiustizie manifeste in materia di pensioni, io ritengo che oggi sia percorribile una sola strada. Bando ai contributi di solidarietà, al blocco delle indicizzazioni e quant’altro che altro non farebbero queste iniziative a irritare e preoccupare la maggior parte dei pensionati facendoli sentire sempre più deboli, inutili e senza alcuna voce in capitolo, come se fossero dei mentecatti che dovrebbero ringraziare questo stato che offre loro la possibilità ancora di sopravvivere. 

Sappiamo oramai che in virtù di leggi varate nel tempo le pensioni hanno subito delle variazioni di calcolo, passando dal retributivo al retributivo+contributivo e adesso solo contributivo. Ciò ha comportato delle disparità di trattamento a secondo di quale delle tre categorie appartiene il pensionato. Partendo dalla prima, la più favorevole, che peraltro prevedeva il calcolo solo sulla base degli ultimi 10 anni lavorativi, arriviamo all’ultima, a quella il cui calcolo sarà effettuato solo ed esclusivamente sugli effettivi contributi versati nel corso dell’intera vita lavorativa. Contrariamente a quanto affermato da qualcuno circa 2000 anni fa, purtroppo gli ultimi resteranno definitivamente ultimi e dimenticati. Pertanto se per una volta sola nella storia di questo nostro paese, che tutti crediamo fondarsi sulla democrazia e sul rispetto dell’uguale dignità di tutti i cittadini di fronte allo stato, l’unica via d’uscita è quella di procedere al ricalcolo di tutte le pensioni in corso di validità nella misura corrispondente degli effettivi contributi lavorativi versati. Milioni di persone si vedrebbero tagliati gli assegni mensili, centinaia di migliaia passerebbero dalle decine di migliaia di euro al mese a quella sociale, più o meno. Ecco che si applicherebbe un sistema di equità previdenziale, dove veramente per la prima volta tutti i cittadini sono uguali e tutti partecipano al benessere del paese, guardando soprattutto al futuro dei propri figli.

Oggi purtroppo il potere di definire una cosa democratica o meno, è detenuto dal parlamento, che non sembra eccellere in virtù democratiche visto che mai come ora s’arrocca a difendere le proprie posizioni di privilegio, spudoratamente spesso approvate da se stessi nel giro di pochi minuti, trovandosi maggioranza e opposizione sempre d’accordo. Chi ha lavorato 35/40 anni nella propria vita, con onestà, senza aver mai goduto di corsie preferenziali, ne sarà felice e soprattutto saranno felici i nostri giovani perché i soldi risparmiati, se non confluiranno come di solito nei rigagnoli della corruzione e clientelismo, potrebbero finalmente rappresentare un’occasione di lavoro.

 

 

  

Commenti all'articolo

  • Di Adele Bianco (---.---.---.3) 10 novembre 2015 10:32

    sarebbe questa la strada più equa. Siamo stufi di avere migliaiadi soggetti che non hanno fatto nulla per il paese, anzi a volte ne hannno causato il degrado che percepiscono pensioni e vitalizi senza aver versato contributi o quanto meno irrisori. Purtroppo lil potere ce l’hanno loro e noi non abbiamo le spalle forti per cacciarli a pedate nel sedere.

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