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Il futuro del risparmio

Si è concluso da pochi giorni a Milano il salone della gestione del risparmio, un evento che ha riscosso notevole successo in termini di partecipazione.

Dal 21 al 23 aprile oltre sei mila investitori, professionali e non, con la presenza di ben 80 marchi, hanno seguito la prima manifestazione interamente dedicata alle problematiche del risparmio e dell’investimento, tenuta negli storici locali di Piazza Affari.

Nell’ultima giornata di venerdì le porte di Palazzo Mezzanotte si sono aperte per circa 2.000 visitatori, tra cui un folto gruppo di 500 studenti provenienti dalle scuole di tutta Italia, che hanno potuto cimentarsi con l’abc della previdenza e dell’investitore accorto.

Un incontro, tra i giovani ed il risparmio, molto importante e delicato per il futuro, con la prospettiva di un miglioramento del livello di educazione finanziaria delle nuove generazioni e non solo.

Secondo un rapporto sul risparmio degli italiani, presentato dall’Osservatorio Gfk Eurisko e Prometeia, nello scenario di crisi economica le famiglie hanno preferito optare per il fai-da-te in materia di investimenti e prodotti finanziari (ridimensionando l’industria del risparmio gestito). La scelta individuale evidenzia una certa sfiducia nei confronti dei professionisti del settore e soprattutto comporta magri risultati in termini di rendimenti.
 
Per fronteggiare il calo di sicurezza e riconquistare la stima degli investitori i risultati del sondaggio consigliano di puntare su tre elementi basilari: il controllo del rischio, la semplicità del prodotto e la capacità di operare su tangibili spunti di investimento.
Meno interesse suscitano aspetti più complessi come l’innovazione sofisticata e la passività, con riferimento agli Etf ed ai fondi indicizzati.

Nel mondo dei promotori finanziari la crisi d’identità dei fondi appare meno vistosa, in virtù soprattutto di una consulenza più qualificata e di una clientela genericamente più motivata e fidelizzata. Non si può dire lo stesso per le banche, dove le politiche commerciali premiano ancora troppo i prodotti della casa, che spesso sono più obbligazioni e strutturati che fondi.

Per chiudere, l’Osservatorio traccia un quadro poco rassicurante per il nostro paese: le famiglie italiane più benestanti riescono a risparmiare di più mentre gli altri soffrono gli effetti della crisi e vedono continuamente erodere le proprie capacità di accantonamento.

Altro motivo di preoccupazione è la qualità del livello di risparmio delle famiglie, che diventa sempre meno progettuale e conferisce nei portafogli troppo spazio alla liquidità, esponendosi maggiormente al rischio inflazione (seppur contenuto in questo periodo) che penalizza di valore il denaro immobile.

Le strategie future per uscire dalla crisi del risparmio non possono che puntare ad una migliore consapevolezza da parte dei clienti ed una massima attenzione da parte dell’industria e dei professionisti coinvolti, con al centro un solo vero obiettivo: la tutela del risparmiatore.

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