Il ddl anticorruzione Severino: una goccia nel mare

Uno spettro si aggira per l'Italia, è lo spettro della giustizia.
Ormai fioccano da ogni dove frotte di ”giustizialisti” che vorrebbero vedere un'intera (o quasi) classe politica alla sbarra come nel '93: tranquilli, non accadrà mai. Eppure gli uomini che rappresentano oggi le istituzioni sono responsabili, penalmente molti e moralmente tutti, di un degrado senza limite e senza freno. L'arresto di ”Fiorito Batman”, o i 91 giorni di detenzione del buon Lusi, sono solo palliativi per il popolo; nella confusione generale, possono essere un ottimo specchietto per gli allocchi.
Abbiamo una particolarità che rende il nostro paese la vera terra promessa del crimine: il fatto che la prescrizione possa scattare a processo già iniziato. In tutte le altre grandi democrazie al mondo – ripeto: tutte tranne l’Italia – “l’orologio” della prescrizione si ferma nel momento della prima azione giudiziaria o dell’inizio di un processo. Perché? Per non incoraggiare strategie dilatorie tramite mille cavilli, in modo da fare decidere il processo sul merito delle prove e non sulla base del tempo e della capacità degli avvocati di rimandare la giustizia, semplice no?
Come se non bastasse, qui si concede il ricorso alla Cassazione anche a chi si dichiara colpevole e decide per il patteggiamento, mentre il processo d'appello non si nega neppure ai rei confessi condannati in primo grado con prove schiaccianti.
Rispetto a Tangentopoli, ci sono stati 20 anni in cui si è legiferato perché nulla più frenasse i reati dei ”colletti bianchi”: è bastato depenalizzare il falso in bilancio, diminuire ancora i tempi di prescrizione, aumentare la carcerazione per i recidivi ed appesantire qua e là di inutili orpelli i processi, e la macchina, già malandata, si è fermata. Con queste premesse, è facile intuire perché siamo arrivati a questo punto; rubereste qualche milione di euro sapendo che difficilmente sarete scoperti, e che anche se succedesse, al massimo vi toccassero 3 mesi di carcere?
Il nostro non è un sistema giudiziario, è un'istigazione a delinquere.
A fronte di questi problemucci che ci spingono verso il disastro, sono tragicamente improvvide le risposte di chi dovrebbe occuparsene. Il presidente Napolitano auspica un'amnistia o un indulto generalizzato; per avere gli stessi effetti umanitari senza abdicare dal diritto basterebbe abrogare le aggravati per recidiva della ex Cirielli e rivedere la normativa sui reati legati alla tossicodipendenza e alla clandestinità, oppure fare uso massiccio dei braccialetti, ma di queste cose neppure si discute; non è ai poveracci che si pensa, è sufficiente evocarli quando fa comodo.
Il cosiddetto Ddl anticorruzione che tanto anima i dibattiti, come se fosse provvedimento epocale, propone due cose: l'incandidabilità dei pregiudicati nelle istituzioni, l'aumento moderatissimo dei tempi di prescrizione; per la corruzione circa un anno in più. L'espressione ”una goccia nel mare” mai fu più appropriata.
Ma neppure questa vogliono concedere i nostri simpatici dipendenti, che preferiscono continuare il gioco dell'oca: non mi dimetto io, perché non ti sei dimesso tu, in un ginepraio vorticoso senza fine in cui tutti i partiti sono ugualmente coinvolti.
E mentre Formigoni difende Penati, che richiama la vicenda di Errani, cito le parole del rinviato a giudizio Vendola a esemplificazione del pensiero di tutti: "Sono accusato di aver favorito una persona che io non conoscevo, che è un elettore di destra, attivo ai banchetti di Fitto, come ammette anche chi mi accusa. Quindi, anche nel caso fossi condannato per abuso d'ufficio , cosa avrei mai fatto?" Qui, per la gioia degli elettori di Sel, superiamo tutti gli altri, che non si sono sognati di proclamarsi innocenti anche se giudicati colpevoli, o meglio, non ancora.
Come se ne esce? Quando la legalità sarà la priorità degli elettori italiani, sarà anche quella dei politici che eleggono; credo proprio che bisognerà aspettare..
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