Il contropagellone
Tatà: il contropagellone. C’avrà preso, Ungormìte? Vediamo. Non ci dilunghiamo oltre sulle analisi, che ne seguirà una del prode Rispoli, e comunque c’è chi lo fa meglio di noi. Intanto, tergiamo i sudori che sulle nostre fronti si andavano formando, che il plebiscito bulgaro non s’è visto. C’è speranza? Non è dato sapere: il Tg5 sa già come affrontare la cosa (guardare per credere. Il sottoscritto ha mandato mail all’Agcom e indovinate un po’. Vuoto pneumatico). Contropagellone.
Popolo delle Liberta: 35,2% (37-39%) Non venite a dirmi che ve l’aspettavate. Nessuno di noi può nascondere la propria soddisfazione, certo, ma la mia tendenza al pessimismo non m’aveva consentito di pensare a tanta bontà. E invece, gran bella nasata. Sarà mooolto interessante vedere la reazione di Benjo-B, che in termini generali non raggiunge i 3 milioni di preferenze, perde quasi 3 punti dalle politiche, vede allontanarsi l’autosufficenza del partito e la maggioranza assoluta degli aventi diritto (35 Pdl + 10 Lega= 45). Una disfatta. Non illudiamoci, però: il manico è sempre nelle mani giuste, l’imperativo morale del seggio garantito a Mastella assolto (l’imperativo, non Mastella), l’elettorato italiano sempre e comunque tendente a destra, ma stavolta con spiccate punte xenofobe. Lamentano l’astensionismo, ma ne spiegheranno mai le ragioni? E’ moderatamente difficile che lo zoccolo duro lo tradisca, e qui ci siamo. E’ pur vero che la sua campagna ha parlato lingua leghese, giustificando così un travaso. Ma ci si dimentica di 2 temi essenziali: primo, gli aennini non hanno gradito la fusione a freddo, specie quelli legalitari, e latitano (non sono supposizioni, conosco di alcuni casi); secondo, provate a fare un giro presso gli organi multimediali del Pdl o del governo (come la pagina Fb e votaberlusconi.it): i tifosi del Milan non gliel’hanno perdonata, Kakà è ritenuto più intoccabile del presidente stesso, e han deciso di ricordarglielo. Se non credete, provate voi stessi. E’ normale? No. Ma se l’è cercata: può sguinzagliare il Pellegatti di turno a Studio Sport a rassicurare su una decisone a elezioni chiuse, ma la stampa spagnola parla. Anche quella calcistica. Da quelle parti Kakà è già dato per domiciliato. Chiudo: ci sarà da ridere nel pre-referendum, e mi riservo altre osservazioni per futuri articoli.
Lega Nord: 10% (10-12%) Si, lo ammetto. L’ho sopravvalutata. Ma il range è quello, dunque la darei per buona. Bossi stesso si è lasciato andare ad esternazioni, in origine, che di odore avevan quello delle mani tese in avanti. Poi il saltello e va bene così. Fallito il sorpasso nel nord-est, s’afferma un po’ ovunque (il 2 del centro è sintomatico). Ovvio, acquisisce i reflussi del berlusconismo, e già annuncia battaglia: l’equilibrio si sposta e frasi simili sono refrain consueti (in questo senso attenzione alla proposta leghista sui Pm scelti dal popolo, agevolmente appogiabile dal Pdl). E, ripeto, ci sarà da ridere per il referendum, che ovviamente non raggiungerà il quorum ma che imporrà, alle parti, di schierarsi. E la Lega sembra esserlo in prima linea. Intanto, corrobora la sua vocazione berlingueriana da partito di lotta e di governo e s’accredita l’ammicco di chi sa che è lì col corpo e altrove con la testa (il sito da bella mostra: indipendenza della Padania). Analisi e stima indovinata.
Unione di Centro: 6,5% (5-7%) “Pari e patta” , dicevo. E infatti. Guadagna, sì. Ma neanche troppo. Fossi leader della compagine (iddio me ne scansi e liberi sempre) avrei da rimuginare dal mancato travaso di voti provenienti dall’area di governo, sintomo dunque di una politica d’opposizione troppo compiacente a malamente mascherata da alternativa: che ci scappi un matrimonio, con qualcuno, l’elettore lo sa. E vota lo scudo su queste premesse storiche, che sono un po’ nella genetica delle balene, e dell’elettore (ormai datato, e dunque destinato a estinguersi portando con sè voto e simbolo). Davo il principe danzante per spacciato, e infatti. Sorpresa Allam. Per il resto, partito obsoleto, a vocazione meridionale, costretto a ricevere (e magari cedere) alle prime avances che da Arcore arrivano. Si fa fregio della sconfitta del bipolarismo: ma senza, cosa ne sarebbe? Moro è morto.
Lista per le autonomie [La Destra-Mpa-Alleanza di centro-Pensionati]: 2,2% (2-4%)
Pensavo meglio, ma la previsione passa. Paga, e più del Pdl, l’astensionismo (per proporzioni e fini). Interessante sarà vedere i rapporti Lombardo-Governo centrale. Grana?
Partito Democratico: 26,1% (24-27%)
Che dire. Centrato il pronostico, il resto (il travaso) è storia. Perde punti e qusi tutte le ragioni, si salva dalla retrocessione, costretto a cassare tombalmente la ridicola vocazione maggioritaria. Domanda: Prodi? Bersani? Finocchiaro? Fuga o inglobo?
Italia dei Valori: 8% (8-10%)
Non mi esprimo oltre, per decenza e per noto endorsement. La situazione, peraltro, è lampante.
Sinistra e Libertà [Rps-Verdi-Socialisti di Nencini-Sd]: 3,2% (3-4%)
Gli davo qualche chance, niente. Perso il derby, e, paradossalmente in Puglia (il che evidenzia lo stato del gradimento del governatore). Ovvio e doveroso il ricongiungimento. Ma: loro di là o quelli di qua? E quelli si portano dietro il simbolo? E il simbolo piacerà a tutti? E se no, ci si divide? Emicrania.
Lista Comunista [Pdci – Prc – Socialismo 2000]: 3,3% (1-2%)
L’errore. Credevo peggio, sottovalutando la portata dei due arnesi incrociati. Ma poco conta: fa scopa con Vendola, di cui criticava la mano tesa a Franceschini nel post elezioni, ma si dichiara pronta al dialogo col Pd. Ancora, perdurante emicrania. In Svezia, i pirati prendono il 7 e vanno a Strasburgo. I comunisti italiani non avranno voce. Fossi in loro (non i pirati, né gli elettori), mi vergognerei, pensoso.
Lista Bonino – Pannella: 2% (1-2%)
Presa, rischiosa – che a sentire Radio Radicale dovevano arrivare sorprese, alla luce delle dichiarazioni di voto. Campagna forte, a tratti fastidiosa, che si chiude con un risultato poco assimilabile a quello del Pd (l’elettorato radicale ha approfittato dell’autonomia, e non è da sommare ai consensi democratici), e con una magra consolazione: il 5 a Milano. So’ soddisfazioni.
U’
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