Il cimitero di Merna, quando la storia lo divise tra Italia e Jugoslavia
Quello del cimitero di Merna, Miren in sloveno, alle porte di Gorizia, è luogo più unico che raro. Neanche i morti hanno lasciato in santa pace. I confini, d'altronde, non guardano in faccia a nessuno, forse. Nel 1947, in relazione alle vicissitudini del Trattato di Pace del 1947, il cimitero di Merna, venne diviso a metà.
Con un filo spinato che suddivideva quel luogo sacro in due parti. Di qui Jugoslavia, di qui, Italia, nel mezzo sottile segnato dal filo spinato, terra di nessuno. Con anche i morti che si ritrovarono loro malgrado in parte in Italia in parte in Jugoslavia. I ricordi, le testimonianze, si perdono nel tempo e si mescolano con la storia del confine orientale. I confini vanno vissuti senza quel connotato ideologico che li ha voluti e legittimati o contrastati. Vanno vissuti con la quotidianità di chi deve attraversarli, di chi non può oltrepassarli, di chi si è visto da un giorno all'altro essere con un piede di qua ed un piede di là, pezzi di casa a metà, terreni divisi a metà, cimiteri divisi a metà. In relazione a Nova Gorica e Gorizia capitale europea della cultura si è rinnovato anche il piccolo spazio museale del cimitero di Merna. Con una installazione multimediale moderna. La mostra Vsemir – il confine nel cimitero di Miren racconta il confine che nel 1947 tagliò in due il cimitero di Miren, dividendolo tra la Jugoslavia e l'Italia. Le foto di allora sono una testimonianza preziosa come i racconti di chi non poteva più seppellire i propri defunti dall'altra parte del confine, perchè era proibito, salvo ricordare il primo novembre, quando tutti potevano confluire in quel cimitero e nella mostra si ricorda che quel giorno "era una festa più per i vivi che per commemorare i morti. Anche se il cimitero era strettamente sorvegliato, in quell’occasione le persone potevano vedersi, dirsi segretamente qualcosa o lanciare un oggetto oltre il confine.
A volte qualcuno coglieva l'occasione per cercare di fuggire al di là del confine in cerca di una vita nuova e migliore". Attraversando oggi i piccoli spazi di quel cimitero, seguendo la linea che racconta la divisione del cimitero, si va alla ricerca delle tombe che si trovavano a metà, divise dalla politica, dall'ideologia, dalla storia, in un contesto, come ricorda una delle installazioni nello spazio museale, ove altro non siamo che piccole e insignificanti gocce nell'immensità sconosciuta dell'Universo. I confini, alla fine dei conti, uniscono più che dividere, perchè i muri esistono per essere abbattuti, ed i confini per essere superati e ritrovare quel senso di condivisione che nel confine orientale per secoli è stata la normalità e dopo la catastrofe della prima guerra mondiale l'inizio dell'utopia che solo con l'Europa unita si è riuscita a ritrovare. Cosa che più di qualcuno oggi vorrebbe demolire, sfasciare, distruggere.
mb
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