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Il centrodestra è unito più che mai. E salva in Parlamento l’ex ministro Pietro Lunardi

Doveva essere il giorno del "de profundis" per l'esecutivo Berlusconi. E' stata l'occasione di rilancio dell'intera compagine governativa. Doveva essere il momento dell'avvenuta certificazione della paralisi legislativa. E' stato l'input alla presentazione della nuova agenda di governo per i prossimi mesi, incentrata attorno ai 5 temi promessi: federalismo, giustizia, riforma fiscale, sicurezza, piano sud.

Cinque priorità per la maggioranza. Le stesse proposte in occasione delle elezioni politiche di 2 anni e mezzo fa. La certificazione involontaria di una inattività politica quasi totale durata ben 30 mesi.

La stampa aveva presentato, ieri mattina, la caduta del governo Berlusconi come un dato di fatto oramai inevitabile. Qualcuno si era anche prodigato in un precocissimo pronostico sulla data della prossima consultazione elettorale, fissandola al 27-28 marzo 2011.

La conferenza stampa di Silvio Berlusconi, convocata per ieri pomeriggio, ha ribaltato ancora una volta le diffuse indiscrezioni della vigilia.

La spasmodica caccia alle elezioni premature da parte della Lega Nord da un lato e di parte delle opposizioni dall'altro cozza contro la realtà dei fatti: il governo non gode di ottima salute, è vittima di sconquassi interni abbastanza significativi, ma non offre un solo sintomo di reale malattia.

Le diatribe tra le due "prime donne" della coalizione sembrano mostrare il corpo di un animale mortalmente ferito, prossimo alla morte. E all'estinzione della sua specie. I dati di fatto parlano invece di una maggioranza ben salda. Un'espressione di compatezza sicuramente fittizia, artificiosa, per nulla durevole. Ma che pur sempre compattezza è.

Basti pensare che ad oggi il gruppo parlamentare Futuro e Libertà ha fatto mancare il proprio appoggio all'esecutivo in una sola occasione: la richiesta di utilizzo in via processuale delle intercettazioni che coinvolgono Nicola Cosentino.

In nessun'altra occasione di dibattito parlamentare, dai provvedimenti economici alle leggi sulla giustizia, ha voltato le spalle al governo e a Silvio Berlusconi.

E nell'unico episodio di presa di posizione distintiva, non si è rivelata sufficiente a mettere in difficoltà la coppia PDL-Lega Nord.

La tenuta dell'esecutivo passa anche attraverso il mantenimento delle attuali composizioni delle commissioni parlamentari nei due rami del Parlamento. Le leadership "finiane" non sono state messe in dubbio e i rischi di evoluzione minoritaria del centrodestra nelle strategiche commissioni Giustizia e Bilancio sembrano ipotesi quasi fantascientifiche.

Per molti analisti politici il governo si disgregherà in occasione delle prossime scelte in tema di giustizia. Eppure l'episodio più caratteristico in questo senso si è presentato proprio nelle prime ore di ieri. E ha dimostrato l'esatto contrario.



Nella Giunta per le Autorizzazioni della Camera era in esame, per la terza seduta consecutiva, la richiesta di autorizzazione a procedere emessa dal Tribunale dei Ministri di Perugia nei confronti dell'onorevole Pietro Lunardi.
A dispetto del comune sentire, la richiesta di autorizzazione a procedere non è stata abrogata totalmente nel 1993, anno dello sconquasso di Tangentopoli. E' ancora in vigore per i componenti del governo in caso di incriminazione per reati attinenti alle pubbliche funzioni.

Ed è proprio per un'ipotesi di reato ministeriale che Pietro Lunardi si è trovato sul banco degli imputati nell'aula della Giunta per le Autorizzazioni di Montecitorio.

La vicenda che lo vede imputato di concorso continuato in corruzione aggravata fa riferimento alla casa acquistata a Via dei Prefetti a Roma 6 anni fa. Un acquisto reputato sottocosto da parte della Procura, secondo la quale la casa, appartenente a Propaganda Fide, congregazione ecclesiastica molto attiva nel ramo immobiliare, sarebbe stata venduta nel 2004 all'allora ministro per le infrastrutture a prezzo ribassato (3 milioni di euro), in cambio di un finanziamento di 2,5 milioni di euro da parte della società pubblica ARCUS in seguito a pressioni operate, in qualità di ministro, dallo stesso Pietro Lunardi.

Ieri la Giunta ha deciso di non decidere. Ha deliberato, a maggioranza, la restituzione degli atti al Tribunale di Perugia, bloccando così, di fatto, la prosecuzione dell'iter giudiziario.

Eppure la Giunta per le Autorizzazioni, in base all'articolo 18-ter del regolamento della Camera [PDF], può deliberare la restituzione degli incartamenti, in base all'articolo 5 della Legge Costituzionale n. 1/89, solo in caso di incompetenza a decidere (ad esempio se il Tribunale richiedesse l'autorizzazione a procedere per un ministro dimissionario).

In questo caso l'analisi delle carte è proseguita per ben 3 sedute, comprendendo persino la deposizione dello stesso deputato-imputato.

La Giunta per le Autorizzazioni, nel curioso tentativo di salvare Pietro Lunardi dal processo senza esprimersi in merito, ha violato una norma costituzionale. E lo ha fatto con i voti dell'intera compagine di centrodestra.

Chi ha proposto l'incostituzionale restituzione delle carte? Giuseppe Consolo, vicepresidente della giunta ed esponente di spicco del gruppo parlamentare Futuro e Libertà per l'Italia.


LEGGI: Processo a Lunardi: il Parlamento tutelerà, di nuovo, un suo membro?

DOCUMENTO:
Il resoconto della seduta di ieri
 

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