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Il cavaliere... andava combattendo ed era morto

Berlusconi non rinuncia al suo conflitto d’interesse ed alla possibilità di uno scudo giudiziario.

La classe politica in generale non rinuncia ai plurincarichi conquistati ed alle loro conseguenze di potere e pecuniarie.

Gl’imprenditori ed il ceto produttivo, in genere, non rinunciano all’intervento statale nell’economia, salvo poi lamentarsi di lacci e lacciuoli, che ne limitino la libertà d’azione.

Il sindacato non rinuncia, neppure di fronte allo sfascio, al contratto collettivo nazionale valido per tutti ed alla riforma del welfare, ormai improcrastinabile.

La pubblica amministrazione non rinuncia a quei piccoli ma resistenti privilegi (scarsa o nulla mobilità, illicenziabilità, nessuna cassa integrazione), cui è stata educata da un quarantennio di politica dissennata e demagogica, illusoria e a lungo insostenibile.

La situazione divenuta seria e critica sembra non preoccupare nessuno. Ognuno si è chiuso nel proprio guscio e aspetta che la crisi passi senza cambiar atteggiamenti, abitudini, stando semplicemente a guardare.

Così il cavaliere, colpito da scandali e processi, dalle contestazioni dei finiani e dal malcontento di esponenti del suo partito, si affanna a correre da tutte le parti, perché non sa più come turare le falle che si aprono nel governo e nella coalizione, si arrocca con i suoi fedelissimi nella difesa della sua premiership, consapevole del suo appannamento e del fatto che se dovesse perdere sia pure per caso la sua condizione di primo ministro, difficilmente riuscirebbe a riconquistarla. Si guarda da tutti. Sempre più sospettoso di trappole e tradimenti, che possono giungere da qualsiasi parte, quando i topi avvertono che la nave sta per affondare.

Si è fatto sostituire all’apertura del forum sulla famiglia, si è recato con tutta la nomenclatura leghista a rassicurare gli alluvionati veneti ed a promettere soldi che non ci sono . Lo stesso ha fatto, recandosi a L’Aquila, per rassicurare altri disperati.

Poi è partito per il G20 di Seul, lasciando a Bossi e pochi intimi il compito di salvare un governo che non c’è più, ed una legislatura che volge malinconicamente ed inaspettatamente al termine.

L’uomo appare teso, nervoso, furioso, ma pure stanco e corrucciato.

In certi momenti mi ricorda il cavaliere, descritto dal poeta rinascimentale Francesco Berni, che tagliato in due da un colpo secco di un nemico, a sangue caldo e con le due parti del corpo ancora l’una sull’altra... andava combattendo ed era morto.

 

 E come avvien quand'uno è riscaldato,

 Che le ferite per allor non sente,

 Così colui, del colpo non accorto,

 Andava combattendo ed era morto.

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