Il calciatore palestinese Mahmoud Sarsak sta morendo, il mondo del calcio è indifferente
Il calciatore palestinese, detenuto dalle autorità israeliane dal giugno del 2009, si sta lasciando morire di fame in segno di protesta verso la detenzione illegale.
Sarsak pratica lo sciopero della fame da quasi novanta giorni. La maggior parte di noi inizia a dare segni di squilibrio se non ingerisce nulla per novanta minuti, ma l’ideale di Sarsak è un ideale di giustizia profonda, di legalità, di certezza del diritto che in Israele è sempre più un concetto astratto, soprattutto per i palestinesi. Dal giorno del suo arresto, il calciatore originario della striscia di Gaza, non ha potuto incontrare la famiglia né conoscere il motivo della sua detenzione.
Adesso quel tempo è solo un ricordo: l’assurda legislazione israeliana permette di sottoporre chicchessia ad un regime di “carcerazione amministrativa” se sussistono sospetti di affiliazione a gruppi eversivi. Ovviamente il sospetto è da interpretare in maniera estensiva, comprendendovi anche il voler attraversare il varco di Erez per andare a giocare a pallone.
Tutto questo accade nel silenzio dei media, troppo indaffarati a raccontare dei gay del mondo del calcio, o degli svedesi che si prendono a pallonate sulle chiappe.
The show must go on. E speriamo che anche per la vita di Mahmoud non si spengano le luci dei riflettori.
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