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Il biodigestore: una fonte alternativa "indigesta"

Ho partecipato qualche sera fa ad un'assemblea del costituendo comitato per il NO al biodigestore di Savarna (RA). A dir la verità, io ero andato alla riunione con l'intento invece di difendere il progetto, che mi era stato presentato da un consigliere comunale di un'altra zona come un buon sistema per ricavare energia dai rifiuti.

Un biodigestore è una sorta di grande vasca di compostaggio dove vengono fatti marcire gli scarti delle lavorazioni alimentari con dei batteri digestivi artificialmente immessi; il fine è quello di produrre metano da impiegare per ottenere energia. E questo è quanto mi era stato detto.

Quello che ho appreso all'assemblea è che il biodigestore di Savarna funzionerà con materiale nuovo, non con scarti o rifuti, solo una piccola quota sarà costituita da deiezioni animali di una stalla vicina. Trecento ettari di terra fertile totalmente destinati alla coltivazione di mais e frumento che non verranno impiegati per produrre farina, pane, biscotti o polenta, ma esclusivamente per alimentare l'impianto.

All'interno dei batteri metanigeni faranno fermentare i composti (si dice si tratti dei batteri normalmente presenti nella digestione bovina, ma allora perché queste tecnologie non possono essere utilizzate nelle aree di produzione del vino Verdicchio o del Parmigiano Reggiano?) e produrranno biogas, che tramite una piccola centrale restituirà energia elettrica. Credo avrebbe molto più senso se il biogas venisse direttamente immesso nella rete del metanodotto urbano, anzichè bruciarlo per produrre altra energia, ma questa è una nota tecnica.

Cosa c'è dietro tutto questo? C'è il Protocollo di Kyoto, che per i prossimi 15 anni finanzierà la produzione di energia da fonti rinnovabili; una volta esauriti questi incentivi, l'impianto non sarà in grado di sostenersi economicamente da solo, e probabilmente verrà abbandonato lasciando un terreno esausto (per le monocolture a cui è stato sottoposto).

Quasi ovunque i biodigestori funzionano con gli scarti, di distillerie, allevamenti, fabbriche agroalimentari, mentre qui si coltiverebbe materiale appositamente per alimentarlo, derubando terra fertile alla classica attività rurale e contadina.
Al momento dell'invito mi era stato detto che il problema era "la puzza", ma qui la questione è diversa, perché si intende ipersfruttare un terreno, altrimenti destinato al naturale uso agricolo, e corrompendo probabilmente il suo ecosistema con dei batteri 'sospetti'.


Rifaccio la mia domanda, dove vogliamo andare?

Questo articolo è stato pubblicato qui

Commenti all'articolo

  • Di paolo (---.---.---.185) 27 marzo 2012 19:21

    Dove vogliamo andare ?

    Bella domanda Enea . Una cosa però è certa ,dove non possiamo non andare . Nel paese dei "NIET" verrebbe da dire " da nessuna parte " ,tuttavia una strada obbligata c’è :risparmio energetico e fonti rinnovabili .Anche le biomasse producono CO2 ed inoltre il nostro paese non ha surplus di produzione agricola . Ergo: efficienza energetica ,sole , acqua ,vento e geotermia.

    Intanto ti informo (anche se probabilmente già lo sai) che il ministro Passera ha annunciato un rilancio massiccio degli idrocarburi ,ossia combustione dei fossili .E il bello è che non se ne può fare a meno.
    Come vedi i nodi stanno venendo al pettine , ma il peggio verrà tra una quindicina di anni o giù di li’ quando toccheremo con mano (chi ci sarà) cosa vuol dire avere bruciato trent’anni di assenza di politiche energetiche .

  • Di Renzo Riva (---.---.---.112) 30 marzo 2012 18:40
    Renzo Riva

    Cosa dite di questa chicca?

    Tutti gli inverter degli impianti fotovoltaici dovranno essere ricalibrati
    nel range di frequenza.

    Chi paga?
    Ma è ovvio!

    Colui che credeva di fare i soldi ed invece a spizzichi e bocconi
    ci rimetterà alla grande.

    Come è giusto per chi si è portato un cavallo di Troja in casa.

    Timeo Danaos et dona ferentes

    Mi soccorrono a questo punto le reminescemenze dei cortei sessantottardi.

    PAGHERETE CARO!
    PAGHERETE TUTTO!

    ALCOA, ALCOA, ALCOA, ALCOA, ALCOA, ALCOA,

    ALCOA, ALCOA, ALCOA, ALCOA, ALCOA, ALCOA,

    ALCOA, ALCOA, ALCOA, ALCOA, ALCOA, ALCOA,




    Ci risiamo...


    un altro colpo duro al FOTOVOLTAICO...

    Recentemente AEEG a deliberato un documento che impone interventi urgenti relativi agli impianti di produzione.

    Le caratteristiche degli inverter fotovoltaici devono essere aggiornate entro il 31 giugno 2012. (il GSE non accetta richieste di incentivi dopo il 31 dicembre 2012 se non in linea).

    Le modalità di applicazione variano a seconda della taglia e del tipo di connessione.

    Vi invito (per chi non lo avesse già fatto) a scaricarvi i seguenti documenti:
    - Deliberazione 8 marzo 2012: AEEG 84/2012/R/EEL
    - Allegato A70 di TERNA
    - Norma CEI 0-21

    qua trovate tutto il necessario per apprendere che il fotovoltaico ha subito un altro attacco (forse giustificato visto i problemi degli impianti di generazione sulla rete di distribuzione elettrica).

    Inoltre, c’è chi parla di V conto energia (girano già delle bozze in internet), che ovviamente non tiene conto degli aumenti di costo al kWp portati dalle normative sopra descritte (SPI esterna sopra i 6 kWp).

    Riusciremo a raggiungere un punto di stabilità? 
    Arriveremo al punto che l’utilizzo di energia da fonti rinnovabili sia un dovere e non un piacere?

    lo spero tanto... 

    Mandi,

    Renzo Riva
    C.I.R.N. F-VG – Comitato Italiano Rilancio Nucleare
    e
    P.L.I. F-VG – Energia e Ambiente
    [email protected]
    http://renzoslabar.blogspot.com/
    Skype: renzoriva1949

    +39.349.3464656

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