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Il Salento ha un Cuore! Cronaca di una giornata coi migranti

In una sola notte la struttura di accoglienza ha assunto un aspetto spettrale. Intorno al campo sono sorti pali metallici con le punte rivolte all’interno. Dovranno sostenere una cancellata più massiccia. Le strade sono percorse dai blindati, gipponi dei militari provenienti da Bari, Reggio Calabria, Bologna, 500 agenti mandati a presidiare piccole stazioni di paese per riportare indietro i migranti che camminano lungo i binari e che vengono tutti ripresi e riportati all'"ovile". Dovevano essere 1200 al massimo, sono oltre duemila e non finisci qui! La zona è off limits, zona militare. Mi accompagno con un politico del luogo, chiede di poter visitare l'accampamento. Prima di parlare mi sequestrano la macchina fotografica. Poi accesso negato, ordine della prefettura.

Si scusano, "Sa c'è un po' di maretta,, c'è agitazione...." Scortati da una camionetta ci allontaniamo. I miei accompagnatori mi pregano di non fare foto "E' meglio evitare di esasperare gli animi". C'è nervosismo e le mani si alzano facilmente, da queste parti! Nella mattinata vi sono state altre fughe, ma i fuggitivi non sono andati oltre i confini del paese, alcuni ad Oria. Poi sono tornati in paese. Si sono aggregati a Rocco che insieme ad alcuni giovani del paese e dei dintorni hanno formato un comitato che distribuisce vestiti ai migranti in libera uscita. Ora solo ai fuggiaschi. Sì perché, per "scopi umanitari", i permessi di uscita dal campo sono stati sospesi e i rifugiati sono praticamente incarcerati dentro un recinto a doppio filo spinato.

Vogliono fare una piccola manifestazione, insieme alle truppe vendoliane giunte da Bari, Brindisi, Taranto. Si va tutti insieme a Piazza Garibaldi dove parla il governatore Vendola. Parole di cuore, ma le parole sono come il vento! E il vento di scirocco da queste parti soffia forte e quasi sempre. Le parole sono costate già due dimissioni, una del Sindaco e l'altra del sottosegretario Mantovano. Alcuni con le bandiere dei Cobas raggiungono il recinto.

Improvvisano un comizio. I giovanissimi rifugiati si accalcano. Spingono la rete. La scuotono, La rabbia sale, La rete si sfonda. C'è il parapiglia. Chi urla, chi spinge, chi scappa. I manganelli ruotano, si abbassano con violenza, si spintona, si picchia, le teste si fracassano, i volti anche! Cadono, si rialzano, urlano, vengono travolti. C'è sangue, e urla di dolore. Due giovani sono feriti, Hanno il volto tumefatto. Li portiamo in ospedale. Incontriamo due giovanissimi neri come la notte senza luna. Vogliono essere accompagnati alla stazione, Ci pensiamo un po, poi li imbarchiamo e via.

Nessuno sa quanti siano i nuovi schiavi, braccia di riserva, che chiedono di poter essere sfruttati pur di sopravvivere. La confusione, e l'impotenza, l'impreparazione di fronte agli eventi è immensa e diffusa.

La questura, la prefettura,l'alto commissariato Onu per i rifugiati (Unhcr) , nessuno sa come si fà a gestire oltre duemila rifugiati in un piccolo, sonnacchioso, sperduto paese del Salento "Città dei Messapi" ma come si dice qua: "Il Salento ha un Cuore". Ma per quanto ancora!

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