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 Home page > Attualità > Società > Il SSN sprecone e le colpe dei fannulloni

Il SSN sprecone e le colpe dei fannulloni

Report è andato in onda in onda domenica 26 aprile alle 21:30 su RAI TRE. La puntata si intitolava ’’La cura’’ di Alberto Nerazzini, riguardante il SSN.
 

E a questo proposito, vi racconto una giornata normale di un cittadino che ricorre al servizio sanitario, premesso che, sopratutto qui a Roma, la qualità degli interventi dei medici ed infermieri è più che soddisfacente, ma è l’organizzazione che non eccelle (sic).

Prenotazione di una normale gastroscopia. Tempo sei mesi. Finalmente ieri mi sono recato alle nove (l’appuntamento era alle undici). Il parcheggio? E che lo dico a fa’! Meno male che vado in scooter! E comunque un euro, un’ora! Vado per pagare il ticket e il display indica 197. Prendo il numerino.... 360! Il corridoio affollato come non mai. Posti a sedere in sala d’attesa manco a parlarne. Aspetto un po’, e con la mia mente calcolatrice, cerco di calcolare la frequenza di smaltimento. Rapido conto ed il risultato è molto incoraggiante: sei ore! Allora con un lampo di genio decido di salire in reparto. Anche qui le anime in pena affollano i corridoi e la sala d’attesa. Anche qui vedo un display ed un distributore di numeretti, il display indica 4. Il mio numero 76.

Non so a cosa serva tutto questo, ma dietro di me c’è un display più grande con tante sigle strane. Riesco ad interpretare che a fianco di ogni sigla (lettera e numero) vi è la stanza da uno a sei. Ma il mio numero non ha lettera! Chiedo ai "pazienti" (di salute e di volontà) spiegazioni, e mi dicono che con quel numeretto devo entrare in una saletta in fondo e l’infermiera mi dirà tutto.

Mi avvicino e cerco di afferrare al volo (in senso metaforico) una signora in camice che corre tra il display (quello con un solo numero) entra nella sala ed annuncia il numero del display. Finalmente riesco a braccarla e chiedo spiegazioni. Con il fiatone (aveva appena annunciato il numero 7, alla sua collega di stanza, presumo). Mi spiega finalmente l’arcano. Corre avanti ed indietro perché la sua collega ad ogni nuovo "paziente" che soddisfa, pigia il pulsante, ma non sa che numero appare sul display che è in sala (ogni volta perde il conto) perché il riscontro della tastierina è guasto da due mesi e in amministrazione gli hanno detto che non ci sono soldi per la riparazione. In realtà, mi ha confidato che la ditta che fa le riparazioni aspetta arretrati da un anno e pertanto ha bloccato le prestazioni "aggratis".

Però in compenso mi ha dato una buona notizia. Il ticket lo posso pagare dopo aver fatto la visita. Bene, mi dico. Ma (maledetta la mia mente calcolatrice!) se la frequenza di smaltimento del pagamento ticket è più veloce di quella della visita, corro il rischio, al termine della visita, di andare giù ed il mio numero è già stato chiamato! Allora decido che ogni tot scenderò giù a ritirare un nuovo numeretto così da essere sempre sincronizzato con lo smaltimento di numeri della visita.


Si lo so, mi rendo conto di essere complicato. Ma d’altra parte bisogna attrezzarsi, ed inoltre il tempo a disposizione ci sta. Dopo la terza volta che faccio su e giù, decido di rallentare la frequenza di aggiornamento numeri. La quinta volta le gambe risentono un certo indolenzimento. Si perché la sala ticket dista un solo piano, ma le rampe di scala sono quelli della casa di Via col vento, poi bisogna girare e farsi un lungo corridoio, svoltare ancora a sinistra, far cinque, sei gradini e poi si arriva alla sala ticket.

Finalmente arriva il mio turno. Per la visita? Noooo! La saletta dell’accettazione è praticamente una sala ricavata con cartongesso, larga esattamente una scrivania più lo spazio per il passaggio di un’anoressica (e l’infermiera anoressica non è). Faccio il gioco dell’incastro per potermi sedere di fronte alla scrivania, rispondo ad alcune domande dell’infermiera, cerco di fare lo spiritoso con lei, ma non è giornata, per me invece sì.

Questa volta mi consegna un codice con lettera e numero. Finalmente ho capito! Esco, lancio uno sguardo speranzoso verso il tabellone grande, alla ricerca della lettera corrispondente alla mia. E vai! Sul tabellone la sigla è G12 ed io ho G34! Appena 22 prima di me. Le due ore che trascorro, le passo facendo la spola fra la sala ticket e il primo piano. Poi mi accorgo che tutto improvvisamente si ferma, silenzio assoluto o quasi.

Chiedo e mi dicono (sempre i "pazienti") che è pausa pranzo. Solo allora mi accorgo di essere digiuno dalla sera prima ed ecco perché mi sentivo sfinire! Insomma alle 14:30 finisco la visita (una tortura cinese l’avrei preferita), scendo in sala ticket e la mia strategia è risultata vincente. Dopo appena 25 numeri chiama il mio, pago (una cifra!), rifaccio la strada ormai conosciuta per istinto ad occhi chiusi, rivado in sala accettazione (questa volta non faccio la fila), consegno la ricevuta e mi danno un cartoncino che indica di ritornare fra 20 giorni per ritirare i risultati.

Ma mi confida l’infermiera (evidentemente la spiritosaggine ha funzionato!) che ho una gastrite cronica (ma l’ulcera mi avete fatto venire!). Vado al parcheggio. Porca miseria! Mi ero dimenticato che era scaduto il biglietto della tariffa oraria. La multa è stata inserita gentilmente fra il parabrezza ed il cruscotto! Che gentili questi vigili.

 

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