Il Paese delle regole inutili

Alcuni mesi orsono un noto programma televisivo si è occupato del problema della generale inosservanza delle regole vigenti per il trasporto merci su gommato, ed in particolare dei turni di lavoro degli autisti dei T.I.R..
Recentemente si è avuto sull’argomento un nuovo e più pressante servizio, anzi tutta una puntata di un altro ben noto programma televisivo ed abbiamo appreso che è sempre possibile lavorare come autista di T.I.R. nel rispetto delle regole, ma non da noi: occorre lavorare in Francia o in tanti altri Paesi europei.
L’aspetto caratterizzante della questione è proprio questo: se qualcuno, operatore economico o autista, vuole lavorare in questo settore rispettando le regole, orbene da noi non lo può fare perché, in assenza di una ancorchè blanda azione delle forze dell’ordine per il rispetto delle regole, nessuno le rispetta e, perciò, chi agisse differentemente, si porrebbe fuori mercato.
In un mondo normale le cose vanno ben differentemente: le regole sono condivise ed applicate. E di questo si occupa lo Stato, cui è affidato il compito, per il bene di tutti, di emanarle e di farle applicare.
Qualcosa del genere ha detto tempo addietro il Governatore della Banca d’Italia in ordine alle regole, cui dovrebbero essere sottoposti in futuro i mercato finanziari per evitare crisi come quella epocale in pieno svolgimento. Ha detto: Servono regole e, se vi sono regole, non possono mancare le sanzioni.
Ma il dottor Draghi è un italiano decisamente atipico: l’idea di agire nel rispetto delle regole non fa parte del nostro DNA. Basta guardare come guidiamo l’automobile o come parcheggiamo.
Qualcuno vede in questo nostro atteggiamento uno spirito di tolleranza, di bonomia, di antica saggezza. Invece è inciviltà pura ed è la ragione del nostro vivere in modo sbagliato tante cose; ad esempio il lavoro nel settore del trasporto gommato se la vita ci ha portato a questo tipo di lavoro (ma di esempi se ne possono fare infiniti).
Attribuiscono a Benito Mussolini l’espressione: Governare gli italiani non è né facile né difficile: è inutile. Se l’ha detta, ha veramente colpito in pieno.
Poi, però, non lamentiamoci se gli altri vivono molto meglio di noi.
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