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Il Grande Fratello, fonte di disvalori

E’ passata oramai una settimana dalla conclusione del reality show per eccellenza, il Grande Fratello. Milioni di telespettatori hanno decretato come vincitore l’imprenditore trevigiano Mauro Marin. Eppure, più che reality, è sembrata la fiera del falsity...

Il Grande Fratello, fonte di disvalori

Una sola settimana è trascorsa dalla conclusione del reality show italiano piu seguito della televisione italiana. Una puntata finale che ha visto milioni di telespettatori incollati al piccolo schermo, bramosi di sapere chi sarebbe uscito vittorioso da questo gioco.
 
Alla fine, un simpatico imprenditore proveniente dalla cittadina di Castelfranco Veneto, Mauro Marin, è riuscito ad aggiudicarsi il premio in palio, pari a 250.000€, strapazzando gli avversari (per la cronaca Giorgio, Cristina ed Alberto) con un’altissima percentuale di preferenze, vicina all’80%.
 
A detta di molti "addetti ai lavori", il Grande Fratello (ispirato alla celeberrima opera di Orwell "1984") rispecchierebbe ampie fascie della popolazione italiana. Frasi come "Sono persone comuni, rappresentano uno spaccato dell’Italia moderna", "Gente semplice, genuina, ricca di valori e virtù" sono state utilizzate a dismisura in tutte le trasmissioni Mediaset che si sono occupate del Big Brother Italiano.
 
Si straparla di reality, di realtà che ognuno di noi vive quotidianamente, con amori, litigi, baci e schiaffi. Eppure, a mio avviso, più che riflettere come uno specchio il comune vivere italiano, sembra che "si forzi" di far apparire così il nostro Paese. Provo a spiegarmi meglio. Molti dei personaggi che hanno partecipato alla decima edizione del GF sono il risultato più estremo della manipolazione psicologica operata dai mass media sulle nuove generazioni (non a caso chiamata Generazione GF).
 
Basti pensare a Massimo Scattarella, body builder pugliese: durante una breve permanenza al Grande Fratello Spagnolo, ha definito la Mafia come un’organizzazione di "persone intelligenti, una cosa di cuore, famiglia", proprio come descriveva la serie Tv "Il capo dei capi".
 
Una terribile apologia di Cosa Nostra, di cui veniva esaltata persino il modo di infiltrarsi in ogni aspetto della vita politica e sociale del nostro Paese, dimenticandosi totalmente delle migliaia di persone ammazzate e degli ingentissimi danni causati alle splendide terre del Sud. Non contento di ciò, è stato espulso dal gioco per una pesante bestemmia fuoriuscita durante una semplice conversazione. E nonostante questo, è tuttora ospite e persino protagonista di alcune trasmissioni TV molto seguite anche dai giovani, ed esaltato "a forza" come un uomo di valori profondi e sinceri.
 
La galleria degli orrori scoppiati nel Grande Fratello è assai lunga: va dal tentativo di creare un finto "stupro" dentro la Casa, alle furiose liti verbali e fisiche, ad un continuo imbarbarimento del linguaggio (ad esempio, usare il termine mongoloide come un’offesa).
 
Il tutto per due soli fini, uno esplicito ed uno più latente.
 
Il primo è creare audience, scandalo, e quindi introiti economici: gli autori del programma, ferrei sostenitori della filosofia "nel bene o nel male, basta che se ne parli", hanno montato casi talvolta inesistenti, in modo che la trasmissione avesse un seguito, e i telespettatori fossero disposti a spendere soldi per salvare o eliminare i loro concorrenti.
 
Il secondo è più subdolo, meno evidente, e per questo molto più pericoloso: creare dei miti, dei personaggi da imitare. Pensiamo ad un adolescente che, senza l’appoggio di un adulto che gli spieghi la differenza tra finto e reale, segua con attenzione il Grande Fratello. Imparerebbe che, per esser accettati e glorificati dalla società (amici, ragazze ecc), bisogna seguire dei precisi dettami: creare scandalo, mostrare in pubblico i lati più profondi ed intimi della nostra persona senza alcun’argine di privacy, esagerare. E devi farlo, perché se lo fai sei una persona vera, con valori, non importa se non conosci la capitale dell’Italia o chi è Leonardo Da Vinci, l’importante è apparire.
 
Lo scopo è far diventare le persone meri oggetti da manipolare ed influenzare a proprio piacimento e da spremere come vecchie spugne per ricavarne denaro.
Forse, però, sto delirando.
 
Forse, sto esagerando, magari io, giovane amante del mio Paese e preoccupato nello stato febbricitante in cui si trova, sto travisando completamente la realtà quotidiana.
 
Oppure no?
 
 

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