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Il Freedom of Information Act come punto di partenza

In questo scorcio finale di legislatura ha quasi completato il suo iter di approvazione il Freedom Information Act per l’Italia. A questo punto mancano solamente l’esame del Garante per la privacy e quello della Conferenza Unificata.

Quanto sopra rende sostanzialmente superflua la sua previsione all’interno dell’Agenda Monti per il prossimo governo. Sarebbe, però, sbagliato considerare concluso il cammino virtuoso intrapreso per dare efficienza alla Pubblica Amministrazione con la normativa sull’accesso agli atti: resta ancora da tutelare adeguatamente la concreta realizzazione del diritto del cittadino alla critica ed al dissenso.

L’importanza di questa tutela può essere ricavata con immediatezza dal pensiero del premio Nobel per l’economia Albert O. Hirschman rappresentato nel saggio “Lealtà, defezione, protesta. Rimedi alla crisi delle imprese, dei partiti e dello stato”. Nel suo celebre lavoro Hirschman individua due opzioni a disposizione dell’individuo dinanzi ad errori rimediabili di soggetti collettivi quali, appunto, istituzioni economiche, istituzioni pubbliche, istituzioni politiche e così via. Si tratta:

  • Della opzione exit, che consiste sostanzialmente nel cambiare l’istituzione interlocutrice, ad esempio nel cambiare il supermercato, la banca, la compagnia di assicurazioni, il partito politico di cui non si è soddisfatti;
  • Della opzione voice, che consiste nel rappresentare pubblicamente al management del supermercato, della banca, della compagnia di assicurazioni, del partito politico di cui non si è soddisfatti. La propria critica ed il proprio dissenso al fine di modificarne il governace.

È evidente che, nel settore pubblico, in cui sovente manca la materiale possibilità di scegliere l’opzione exit, è essenziale che sia liberamente consentito di seguire l’opzione voice, unica rimasta.

Nei Paesi in cui questo non avviene, è la stessa democrazia a venir meno. Abbiamo tutti nella memoria l’immagine del ragazzo cinese, che in piazza Tien An Men affronta disarmato il carro armato dell’esercito, venuto a tacitare con la forza il dissenso alla classe politica comunista al potere.

Ciò detto occorre rilevare che la nostra Costituzione è abbastanza lontana dal tutelare efficacemente il diritto alla critica ed al dissenso. L’attuale riferimento è il primo comma del suo articolo 21, il quale recita “Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione”. Una simile generica tutela della manifestazione del pensiero del cittadino non basta nel caso in cui esso, esprimendo critica e dissenso alla classe politica e dirigente, così partecipa al governo della Res Publica.

Occorre anche considerare che è facilmente individuabile il soggetto che ha interesse ad ostacolare e ad impedire l’esercizio di questo diritto: la classe politica e dirigente del Paese, cui certamente non fanno piacere le critiche ed a cui certamente non mancano i mezzi per opporsi alla loro pubblicità. Quel giorno a Pechino i dirigenti cinesi comunisti hanno mandato i carri armati contro i dissidenti di piazza Tien An Men.

Per tutto quanto sopra appare necessario innanzitutto apportare una modifica all’articolo 21 della parte prima della Costituzione, facendo così venir meno anche il tabù della sua intoccabilità, che ha finito per farla diventare impropriamente una sorta di Sacra Scrittura.

La conseguenza dovrebbe essere l’intervento del legislatore ordinario; e sono due le direttrici da seguire.

La prima, quella della tutela generica dei cittadini e delle associazioni politiche da iniziative del sistema pubblico contrassegnate da discriminazione verso quanti abbiano espresso il proprio dissenso e la propria critica verso la classe politico-amministrativa. Qualcosa di analogo alla tutela dell’attività dei sindacati dei lavoratori.

La seconda dovrebbe essere volta al sistema di comunicazione pubblica sia a livello locale sia a livello nazionale, affrancandolo da logiche mercantili assolutamente inadeguate per la manifestazione del dissenso. Ad esempio, dovrebbe essere finalizzato a questo scopo il pagamento del canone televisivo ed il servizio pubblico che esso sottende.

Insomma il lungo cammino, iniziato con la normativa sull’accesso agli atti e proseguito con il Freedom Information Act, attende ancora di essere completato.

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