Il Crocefisso in Italia
Riprendiamo una news breve, della sentenza della Corte Europea, pubblicata su Agoravox il 18 Marzo, e relativa all’esposizione del Crocefisso in Italia; a questa va aggiunta, per completezza di cronaca, una sentenza italiana, di qualche giorno prima.
E’ una notizia battuta il 14 marzo dall’Ansa:
Il magistrato si era rifiutato di celebrare i processi che gli erano stati assegnati, almeno fino a quando non fosse stata rimossa la "minaccia" del Crocefisso.
La Suprema Corte ha sentenziato che il Cristo non è una minaccia ed ha lasciato al legislatore la discrezionalità di accogliere o meno le richieste di esposizione di simboli religiosi diversi da quello cattolico.
A noi sembra che la questione non sia religiosa, ma profondamente culturale. La richiesta del magistrato, evidenzia una mancanza di considerazione per il contesto sociale in cui viviamo.
Infatti essendo elementi attivi di una democrazia, dovremmo renderci conto che la volontà della maggioranza è quella che decide come indirizzare la vita comune.
E' l'esempio di un parlamento che lascia le scelte governative ai partiti votati dalla maggioranza, appunto, degli elettori.
Perché mai, in un paese a maggioranza cattolica, il Crocefisso deve rappresentare un elemento di contrasto, quando esprime la volontà dei più?
Sembra pacifico che in un paese sia esposto il simbolo religioso più rappresentativo del sentimento popolare.
Così il Giudice Tosti: "Io ho chiesto che venisse esposta la menorah ebraica perché rivendico gli stessi diritti e la stessa dignità dei cattolici. Gli ebrei non sono essere inferiori" (Fonte:TMNews). Affermazione che è di difficile da condividere; non sembra che l'Italia, con le sue moschee e sinagoghe, sia così irrispettosa delle altre sensibilità religiose.
Anche da non credenti, si fa fatica a capire l’avversione verso un "Cristo", in cui tante persone, la maggioranza di esse, ripongono sincera e profonda "Fides".
Quella di Gesù è una figura universale con un valore oggettivamente riconoscibile.
Infatti, credenti o non credenti, sia i Vangeli sinottici che quelli apocrifi, narrano sempre di una persona, o di un Dio, che compie solo gesti di amore. Se giudicarli miracoli o meno, è lasciato a ciò che ognuno di noi “crede”.
Il rispetto per la sensibilità altrui è alla base della convivenza civile.Riusciremo mai ad andare oltre noi stessi?
Commenti all'articolo
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Di Pier Luigi Impedovo (---.---.---.175) 22 marzo 2011 16:27
Qui non c’entra affatto la volontà dei più, ma un principio per cui diventa legittimo esporre un simbolo religioso in luoghi pubblici. Per quanto ne possa dire la Corte Europea le motivazioni da essa espresse non stanno in piedi. Si dovrebbe applicare lo stesso principio allora a qualsiasi simbologia religiosa. Restano fuori gli atei che subirebbero tali simbologie. Come la nostra costituzione decreta, lo stato è laico e non esiste religione di stato. Quindi non si capisce, a prescindere dall’innocuità o dannosità del simbolo, il motivo per cui si debba legiferare, o insegnare, o lavorare, o svolgere qualsiasi pubblica attività al cospetto di un simbolo religioso comunque imposto. Lo stesso Cristo avrebbe dissentito se avesse saputo che un giorno la sua effige sarebbe stata imposta alla collettività solo perchè non arreca danno. Altri simboli sono forse dannosi? Non siamo una teocrazia. E vorrei essere libero di educare mio figlio senza che egli mi venga prima o poi a chiedere cosa rappresenti un simbolo affisso sulle pareti.
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Di Fabio Barbera (---.---.---.146) 22 marzo 2011 16:46
In un’Italia in cui la Chiesa fa apertamente politica conservatrice mettendo becco su tutto: testamento biologico, aborto, convivenze, coppie di fatto, eutanasia, scuola, famiglia, figli, scienza e ricerca e soprattutto in un’Italia dove la Chiesa di Cristo è palestra di intolleranza per le diversità e megafono dell’omofobia, il crocefisso diventa un invadente marchio politico e la sua presenza nelle scuole, negli uffici pubblici e nei tribunali viene tradotta dal vaticano stesso come autorizzazione a considerarsi e imporsi come religione e credo nazionale. Alla faccia dei principi di uguaglianza, laicità e indipendenza dello stato! Ciao, Fab
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Di Luigi Tosti (---.---.---.114) 25 marzo 2011 10:14
Egregio signor Mauro Martini,
mi sono firmato Luigi Tosti non per vanità o per aspirazione professionale, ma perché sono Luigi Tosti, rimosso dalla magistratura con sentenza n. 88/2010 del CSM, confermata dalle Sezioni Unite della Cassazione civile con sentenza n. 5924/2011, depositata il 14.3.2011, che ha respinto il mio ricorso. Sono nato a Cingoli (MC) il 3.8.1948, risiedo a Rimini, Via Bastioni Orientali 38, cod. fisc. TSTLGU48M03C704G, tel. 0541 789323, cell.: 338 4130312, e.mail: [email protected] ([email protected]). Se vuole può telefonarmi o venirmi a trovare a Rimini, dove potrò ospitarla, oppure, se preferisce risparmiare, può comunicarmi un suo recapito telefonico per consentirmi di telefonarle. Non saprei quali altri dati identificativi comunicarle, se non il seguente numero della mia tessera sanitaria che scadrà il 28.12.2014 (ammesso che io sia ancora vivo per quella data): 80380000800069326991.Nel confermarle quanto scritto nel mio precedente intervento le rappresento che sia il CSM che le Sezioni Unite della Cassazione hanno affermato nelle loro sentenze che la circolare del Ministro fascista Rocco del 1926 (quella che impone l’ostensione dei crocifissi nei tribunali) è illegale e illegittima perché incompatibile col principio supremo di laicità e perché lesiva del diritto di libertà religiosa e di eguaglianza e non discriminazione di chi è costretto a lavorare sotto la sua incombenza. Io sono stato tuttavia rimosso dalla magistratura perché, a fronte di tale dichiarata ILLEGALITA’, i giudici hanno ritenuto che il “rimedio” idoneo non fosse quello di ripristinare la LEGALITA’ -di rimuovere cioè i crocifissi- ma quello di deportarmi e confinarmi in un’aula ghetto, nella quale avrei dovuto lavorare -si badi bene- sino al mio pensionamento. Come ho scritto nelle pagine 94-106 del mio ricorso per cassazione -che lei e chiunque lo voglia ha la possibilità di leggere nel mio blog (luigitosti.blogspot.com)- questa sconcia soluzione non solo era lesiva dei miei diritti di libertà religiosa e di non discriminazione, ma era anche vietata e criminale, perché la discriminazione per motivi religiosi e l’apartheid sono sanzionati penalmente dalla legge italiana e da convenzioni internazionali sottoscritte dall’Italia. D’altro canto, anche una persona fornita di capacità logiche largamente inferiori alla media sarebbe in grado di comprendere che, nell’ipotesi in cui esista una circolare (magari anch’essa dell’epoca fascista) che vieti agli ebrei e ai negri di salire sugli aerei, il rimedio idoneo, in caso di affermazione di ILLEGITTIMITA’ ed ILLEGALITA’ di tale circolare, non potrebbe essere quello di deportare e confinare questi soggetti nella stiva dei velivoli, bensì quello di consentire loro di viaggiare nella cabina passeggeri assieme a tutti gli altri esseri umani. La mia battaglia, in sintesi estrema, è tutta qui. Si tratterebbe di una battaglia banalissima e scontata, se vivessimo in un Paese civile e democratico: più non lo è in Italia, perché vi è una parte di cattolici (che francamente ritengo largamente minoritaria) che ritiene ancora che la propria religione sia “superiore” alle altre e che debba pertanto godere di numerosi privilegi, uno dei quali è appunto quello di “marcare”, in regime di monopolio, le pareti degli uffici pubblici che, in realtà, appartengono anche a chi non crede o crede in altre religioni, appropriandosi dunque degli spazi pubblici in un modo anche blasfemo, cioè riducendo i crocifissi al ruolo dell’urina con la quale cani, gatti ed altri animali “marcano” il territorio per tenere alla larga gli altri animali delle stessa specie. E allora è francamente ipocrita e falso che la Chiesa e i nostri augusti politici (di destra, di centro e di sinistra) affermino -pressoché in coro- che il crocifisso è un simbolo che unisce e accoglie anche coloro che cattolici non sono: il mio caso, il caso di Adel Smith, il caso del prof. Franco Coppoli ed il caso del prof. Luigi Girelli dimostrano l’esatto contrario, e cioè che il crocifisso divide, respinge e discrimina.
Ora lei è libero di pensarla come vuole: ma anche io sono libero di condurre battaglie per far affermare il principio secondo cui anche una sporca negra -che ha pagato il biglietto per salire su un tram- ha il diritto di occupare il posto a sedere (che è uno spazio publbico) nella stessa misura in cui lo è consentito alle persone di pelle bianca che hanno pagato il biglietto. Non a caso l’art. 58 del regolamento penitenziario dispone che TUTTI i detenuti (e non soltanto quelli di fede cattolica) hanno il diritto di esporre (o non esporre) i simboli della propria religione sulle pareti della cella, attuando dunque un corretto rispetto del principio di eguaglianza. Io credo ancora in questa banalità giuridica, e cioè che qualsiasi essere umano abbia gli stessi diritti e che non possa essere discriminato a cagione del suo credo, delle sue opinioni, delle sue condizioni sociali o del colore della sua pelle. E per questo che non mi faccio da parte e lotterò ancora di fronte alla CEDH. Ciò che libera la coscienza (per chi ce l’ha) è lottare e partecipare alle lotte di civiltà: non c’è nulla che uccida la democrazia più dell’indifferenza, della codardia, dell’egoismo e dell’opportunismo. Io posso dire, con orgoglio, che “c’ero”.
Cordialmente.Luigi Tosti
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Sono felice dell’impostazione di questo articolo perché esso, attraverso il richiamo del principio della "maggioranza", dimostra la sua totale inconsistenza. In materia di diritti individuali, infatti, il criterio della maggioranza non valere perché, in caso contrario, la "maggioranza" degli italiani ad esempio -in quanto di pelle bianca- potrebbero discriminare i neri: il che è chiaramente inammissibile. Sul punto è peraltro superfluo che mi dilunghi, perché la Corte Costituzionale ha costantemente affermato questo principio che, oltre tutto, è stato ribadito a mio favore nella sentenza con la quale il CSM che mi ha rimosso. Ne riporto questo passo testuale:
"Dal carattere “fondante” della libertà di coscienza deriva anche che nelle vantazioni costituzionali relative ai profili dell’eguaglianza in materia religiosa il dato quantitativo, l’adesione più o meno diffusa a questa o a quella confessione religiosa, non può essere rilevante (sentenza n. 925 del 1988 e n. 440 del 1995, n. 508 del 2000), “il richiamo alla coscienza sociale... è...vietato là dove la Costituzione, nell’art. 3 primo comma stabilisce espressamente il divieto di discipline differenziate in base a determinati elementi distintivi, tra i quali sta per l’appunto la religione...Diversamente ragionando, si finirebbe per rendere cedevole la garanzia costituzionale dell’uguaglianza rispetto a mutevoli e imprevedibili atteggiamenti della società” (sentenza n. 329 del 1997)."
Concludendo, mi sembra elementare che, così come sui mezzi di trasporto hanno il diritto di salire e sedersi tutti coloro che hanno pagato il biglietto -indipendentemente dalla circostanza che siano bianchi o neri, cattolici od ebrei- alla stessa stregua nelle aule giudiziarie hanno il diritto di entrare e di occupare le pareti pubbliche tutti coloro che sono esseri umani, indipendentemente dal colore della loro pelle o del loro credo. E dal momento che è un atto di criminale discriminazione impedire ad un nero di sedersi su un seggiolino del treno o del tram (spero che vi sia consenso su questo) ritengo che sia altrettanto discriminatorio vietare ad un ebreo di esporre sulla parete di un tribunale la sua menorà, dal momento che ai cattolici lo Stato consente di esporre il loro crocifisso. Come non si riescano ancora a capire certe ovvietà è, per me che sono stato cacciato dalla magistratura per aver preteso di avere gli stessi diritti e la stessa dignità dei cattolici, un vero mistero.
Grazie e cordiali saluti.
Luigi Tosti-
Di Mauro Martini (---.---.---.88) 23 marzo 2011 08:51
Egregio signore,
non saprei se si firma Luigi Tosti per vanità o per aspirazione professionale.
se riesce a dimostrarmi la corrispondenza tra la firma e la sua identità, sarò lieto di inviarle la mia risposta.
Altrimenti, si faccia da parte.
cordialmente.
Mauro Martini -
Di Mauro Martini (---.---.---.88) 26 marzo 2011 19:50
scusate, ma ho dei problemi ad inviare la mia risposta leggibile tramite il sito. spero di risolvere al più presto e di poter essere più leggibile.
Mauro Martini -
Di Mauro Martini (---.---.---.88) 29 marzo 2011 18:32
Preg.mo dott Tosti,
la ringrazio molto per aver inserito il suo parere diretto e personale in calce al mio articolo.
Il poco spazio a disposizione ed il poco tempo che abbiamo entrambe mi impedisce di dilungarmi troppo nell’argomentare le mie controdeduzioni. Quindi sarò sintetico.
Mi sembra di poter dividere la questione in due parti.
La prima quella che riguarda la Sua posizione personale di magistrato e delle conseguenze che ha subito dalla vicenda in parola. Su questo io posso aggiungere veramente poco e mi rimetto a quanto deciso dal CSM ed alle sentenze della Suprema Corte, come da Lei correttamente citate.
La seconda parte, invece, possiamo dedicarla ad una risposta di merito.
Nella Sua risposta ravvedo un sentore di strumentale polemica volta unicamente a rafforzare il Suo disappunto per l’intera vicenda. Mentre sul lato della posizione personale ha tutta la mia solidarietà, su quello culturale non ne ha affatto. Anche in punta di diritto mi è sembrata più una risposta generica e rancorosa.
I riferimenti ai diritti personale, appaiono più come dei "non sensi" di Russell, che dei principi ben incardinati sul diritto.
Rivediamo una Sua affermazione "…(omissis) il criterio della maggioranza non può valere perché, in caso contrario, la "maggioranza" degli italiani ad esempio -in quanto di pelle bianca- potrebbero discriminare i neri: il che è chiaramente inammissibile" .
Questo suo passaggio equivale a dire che tutto ciò che ha quattro zampe è un tavolo, quindi anche i cani sono dei tavoli. A voler dire: non è detto che una maggioranza seppur numericamente superiore (e badi bene all’avverbio numericamente) debba necessariamente discriminare una minoranza con cui convive. E un po’ semplicistica come deduzione; solo volta a dimostrate la Sua tesi, per la quale ho molto rispetto, ma poca considerazione. Non riesco a capire perché deve mettere in relazione con un nesso causale la maggioranza dei bianchi che necessariamente dovrebbero discriminare i neri, solo perché superiori nei numeri. Non pensa che potrebbero convivere insieme nel reciproco rispetto?
Sia forte delle diversità culturali di questo paese, che in quanto a tolleranza verso le minoranze religiose e finanche linguistiche, ne ha da vendere.
Deve essere sereno del fatto che ognuno di noi possa andare a raccogliersi spiritualmente nelle numerose, chiese moschee e sinagoghe che caratterizzano l’Italia, senza ledere i diritti personali di nessuno.
Per quanto riguarda i luoghi pubblici, la invito a non leggere solo i passaggi dell’articolo che l’aiutano a confortarsi, veda anche il passaggio in cui dico "La Suprema Corte ha sentenziato che il Cristo non è una minaccia ed ha lasciato al legislatore la discrezionalità di accogliere o meno le richieste di esposizione di simboli religiosi diversi da quello". Rivolga istanza anche lei per far esporre quello che ritiene più opportuno alla sua sensibilità religiosa.
Ed in ultimo non si vittimizzi dicendo "Io ho chiesto che venisse esposta la menorah ebraica perché rivendico gli stessi diritti e la stessa dignità dei cattolici. Gli ebrei non sono essere inferiori". Si rammenti le parole di tale Karol Wojtila che definì gli ebrei come "fratelli maggiori" in occasione dell’ incontro con la comunità ebraica della città di Roma il 13 aprile 1986.
Esca dalla sua posizione intransigente, non si fermi davanti ai simboli. Sia orgoglioso di essere un magistrato, ed abbia il coraggio di essere imparziale ed equilibrato fino in fondo.
Cordialità.
Mauro Martini
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Di Ettore Trozzi (---.---.---.23) 22 marzo 2011 19:29
Come qualcuno a fatto notare nei commenti che mi precedono, i diritti non possono essere ad appannaggio di una maggioranza, qualsiasi essa sia, ma devono riguardare tutti. Ma non solo. L’argomentazione dell’articolo non sta in piedi, a parer mio, poiché -riassumendo- si dice "Il crocifisso va bene perché lo vogliono la maggior parte dell’Italiani". Ma allora i diritti delle minoranze non dovrebbero esistere? Perché non mettiamo al voto se è giusto o meno essere omosessuali? Poi se la maggior parte degli italiani dicono no, non è giusto cosa facciamo? No, tutti devono essere rispettati e tutelati dalla legge, i diritti devono essere per tutti.
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Di Luigi Tosti (---.---.---.114) 25 marzo 2011 17:32
Egregio signor Mauro Martini,
mi sono firmato Luigi Tosti non per vanità o per aspirazione professionale, ma perché sono Luigi Tosti, rimosso dalla magistratura con sentenza n. 88/2010 del CSM, confermata dalle Sezioni Unite della Cassazione civile con sentenza n. 5924/2011, depositata il 14.3.2011, che ha respinto il mio ricorso. Sono nato a Cingoli (MC) il 3.8.1948, risiedo a Rimini, Via Bastioni Orientali 38, cod. fisc. TSTLGU48M03C704G, tel. 0541 789323, cell.: 338 4130312, e.mail: [email protected] ([email protected]). Se vuole può telefonarmi o venirmi a trovare a Rimini, dove potrò ospitarla, oppure, se preferisce risparmiare, può comunicarmi un suo recapito telefonico per consentirmi di telefonarle. Non saprei quali altri dati identificativi comunicarle, se non il seguente numero della mia tessera sanitaria che scadrà il 28.12.2014 (ammesso che io sia ancora vivo per quella data): 80380000800069326991.Nel confermarle quanto scritto nel mio precedente intervento le rappresento che sia il CSM che le Sezioni Unite della Cassazione hanno affermato nelle loro sentenze che la circolare del Ministro fascista Rocco del 1926 (quella che impone l’ostensione dei crocifissi nei tribunali) è illegale e illegittima perché incompatibile col principio supremo di laicità e perché lesiva del diritto di libertà religiosa e di eguaglianza e non discriminazione di chi è costretto a lavorare sotto la sua incombenza. Io sono stato tuttavia rimosso dalla magistratura perché, a fronte di tale dichiarata ILLEGALITA’, i giudici hanno ritenuto che il “rimedio” idoneo non fosse quello di ripristinare la LEGALITA’ -di rimuovere cioè i crocifissi- ma quello di deportarmi e confinarmi in un’aula ghetto, nella quale avrei dovuto lavorare -si badi bene- sino al mio pensionamento. Come ho scritto nelle pagine 94-106 del mio ricorso per cassazione -che lei e chiunque lo voglia ha la possibilità di leggere nel mio blog (luigitosti.blogspot.com)- questa sconcia soluzione non solo era lesiva dei miei diritti di libertà religiosa e di non discriminazione, ma era anche vietata e criminale, perché la discriminazione per motivi religiosi e l’apartheid sono sanzionati penalmente dalla legge italiana e da convenzioni internazionali sottoscritte dall’Italia. D’altro canto, anche una persona fornita di capacità logiche largamente inferiori alla media sarebbe in grado di comprendere che, nell’ipotesi in cui esista una circolare (magari anch’essa dell’epoca fascista) che vieti agli ebrei e ai negri di salire sugli aerei, il rimedio idoneo, in caso di affermazione di ILLEGITTIMITA’ ed ILLEGALITA’ di tale circolare, non potrebbe essere quello di deportare e confinare questi soggetti nella stiva dei velivoli, bensì quello di consentire loro di viaggiare nella cabina passeggeri assieme a tutti gli altri esseri umani. La mia battaglia, in sintesi estrema, è tutta qui. Si tratterebbe di una battaglia banalissima e scontata, se vivessimo in un Paese civile e democratico: più non lo è in Italia, perché vi è una parte di cattolici (che francamente ritengo largamente minoritaria) che ritiene ancora che la propria religione sia “superiore” alle altre e che debba pertanto godere di numerosi privilegi, uno dei quali è appunto quello di “marcare”, in regime di monopolio, le pareti degli uffici pubblici che, in realtà, appartengono anche a chi non crede o crede in altre religioni, appropriandosi dunque degli spazi pubblici in un modo anche blasfemo, cioè riducendo i crocifissi al ruolo dell’urina con la quale cani, gatti ed altri animali “marcano” il territorio per tenere alla larga gli altri animali delle stessa specie. E allora è francamente ipocrita e falso che la Chiesa e i nostri augusti politici (di destra, di centro e di sinistra) affermino -pressoché in coro- che il crocifisso è un simbolo che unisce e accoglie anche coloro che cattolici non sono: il mio caso, il caso di Adel Smith, il caso del prof. Franco Coppoli ed il caso del prof. Luigi Girelli dimostrano l’esatto contrario, e cioè che il crocifisso divide, respinge e discrimina.
Ora lei è libero di pensarla come vuole: ma anche io sono libero di condurre battaglie per far affermare il principio secondo cui anche una sporca negra -che ha pagato il biglietto per salire su un tram- ha il diritto di occupare il posto a sedere (che è uno spazio publbico) al pari e nella stessa misura in cui lo è consentito alle persone di pelle bianca che hanno pagato il biglietto. Non a caso l’art. 58 del regolamento penitenziario dispone che TUTTI i detenuti (e non soltanto quelli di fede cattolica) hanno il diritto di esporre (o non esporre) i simboli della propria religione sulle pareti della cella, attuando dunque un corretto rispetto del principio di eguaglianza. Io credo ancora in questa banalità giuridica, e cioè che qualsiasi essere umano abbia gli stessi diritti e che non possa essere discriminato a cagione del suo credo, delle sue opinioni, delle sue condizioni sociali o del colore della sua pelle. E per questo che non mi faccio da parte e lotterò ancora di fronte alla CEDH. Ciò che libera la coscienza (per chi ce l’ha e non la sottopone a periodici “lavaggi” con la confessione) è lottare e partecipare alle lotte di civiltà: non c’è nulla che uccida la democrazia più dell’indifferenza, della codardia, dell’egoismo e dell’opportunismo. Io potrò, con orgoglio, che “c’ero”.
Cordialmente.Luigi Tosti
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